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Redazione
pubblicato il 16-10-2018

Radioterapia dopo un tumore al seno: quali sono i rischi per il cuore?



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I dubbi di una lettrice, operata per un tumore al seno e colpita da un prolasso della valvola mitrale. Come curarsi preservando la salute del cuore

Radioterapia dopo un tumore al seno: quali sono i rischi per il cuore?

Buongiorno,

ho letto un articolo sulla relazione tra terapie anticancro e problemi cardiovascolari e desidererei avere, se possibile, degli approfondimenti.
Ho subito una mastectomia a sinistra e comincerò a breve una terapia ormonale e la radioterapia. Poiché prima del tumore ho sempre avuto un lieve prolasso della mitrale che mi ha causato diversi fastidi, secondo il cardiologo anche perché troppo magra e quindi sensibile ai «salti» del cuore, volevo conoscere i costi benefici della radioterapia sul mio seno sinistro.
Grazie in anticipo. Un cordiale saluto.

Jenny (Trani)


Risponde Nicola Maurea, direttore della struttura complessa di cardiologia dell'Istituto Nazionale dei Tumori Fondazione Pascale di Napoli e presidente dell'Associazione Italiana di Cardioncologia 

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Il rischio relativo di sviluppare una malattia cardiaca provocata dalle radiazioni, a cui si sottopone una donna colpita da un tumore al seno, è accresciuto tra due e cinque volte, rispetto a una donna che non si sottopone a questo trattamento. In particolare, il rischio relativo di cardiopatia ischemica, ovvero la probabilità che una donna che si sottopone a radioterapia per un tumore della mammella ha di ammalarsi rispetto a una coetanea sana, è compreso tra 1 e 2,3 e riguarda maggiormente le neoplasie al seno sinistro.

Lo spettro delle manifestazioni cardiache associate alla radioterapia del torace, che comprenda anche parzialmente il mediastino, sono: pericardite acuta o cronica, pericardite costrittiva, versamento pericardico, coronaropatia, cardiomiopatia restrittiva, valvulopatie, anomalie del sistema di conduzione e raramente tumori cardiaci secondari. Tuttavia, si consideri che questi dati numerici riguardano le radioterapie effettuate nei decenni passati. Le tecniche, infatti, sono migliorate di molto: motivo per cui ci aspettiamo una riduzione dell’incidenza di queste complicanze


Per ridurre il rischio di cardiopatia, il consiglio è quello di identificare ed eventualmente trattare in maniera accurata i tradizionali fattori di rischio cardiovascolare prima, durante e dopo il trattamento. Vale a dire trattare le dislipidemie, l’ipertensione, il diabete di tipo 2, l’obesità, incoraggiare l’attività fisica regolare e uno stile di vita sano. Questo sicuramente potrà ridurre il rischio di ammalarsi di cuore.


Il programma di follow-up prevede il riconoscimento e il trattamento di tutte queste condizioni. Un controllo clinico è previsto al completamento delle sei settimane di terapia radiante, soltanto se il paziente presenta dei sintomi. Sempre in questo caso, è previsto un ulteriore follow-up annuale: con visita cardiologica, elettrocardiogramma ed ecocardiogramma. Esami che, se facoltativi a un anno dalla fine delle cure, sono invece obbligatori per tutti i pazienti dopo cinque anni. Allo scadere dei dieci, invece, va eseguito obbligatoriamente, oltre a questi esami, uno «stress-test»: vale a dire un elettrocardiogramma o un'ecocardiografia da sforzo, mentre in casi selezionati si potrà eseguire una Tac coronarica.

Stia tranquilla, però: il prolasso della mitrale non costituisce un fattore di rischio aggiuntivo per lo sviluppo di una malattia cardiaca a seguito della radioterapia.

 

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