Anche la genetica per capire il nesso fra obesità e depressione
Uno studio sui geni mostra che il sovrappeso può causare non solo diabete o malattie cardiovascolari, ma anche depressione
L’obesità può indurre depressione, anche in assenza di altre malattie e indipendentemente da disturbi metabolici. Lo afferma con la maggiore evidenza finora disponibile una nuova ricerca condotta dall’Università dell’Australia del Sud e dall’Università di Exeter in Gran Bretagna. Come pubblicato sull’International Journal of Epidemiology, gli autori dell'indagine hanno attinto dalla Biobank britannica i dati di 48.000 persone malate di depressione, comparandoli con un più ampio gruppo di controllo di persone nate tra il 1938 e il 1971, le quali hanno dato la disponibilità dei propri dati medici e genetici. Anche qui si è distinto chi soffriva di disturbi dell’umore o chi no.
SI PUO' GUARIRE DALLA DEPRESSIONE?
OBESITÀ E DEPRESSIONE, PROBLEMI GLOBALI
«Abbiamo scelto un approccio genomico per la ricerca», ha spiegato la professoressa australiana Elina Hypponen. «Abbiamo escluso la componente psicologica dell’obesità dall’impatto dei problemi medici correlati con l’obesità, e si è visto che essere sovrappeso genera depressione sia con sia senza altri disturbi correlati. Questo, soprattutto nelle donne». Al lato estremo, come un episodio collaterale, i ricercatori riferiscono che, al gradino più basso dello spettro dell’indice Bmi (body mass index, o indice di massa corporea), gli uomini molto magri sono facili alla depressione, diversamente da maschi di peso normale o donne molto magre. L’obesità che cresce sempre più nel mondo e in più la depressione rappresentano un costo planetario esplosivo, ricordano gli studiosi australiani, e sottolineano di aver mostrato che non ci sono solo i tumori e disturbi cardiovascolari come “effetti collaterali” dei chili in più, ma pure il disturbo dell’umore. Conoscere più a fondo questa relazione è importante, ricordano gli autori, anche per interventi più efficaci a sostegno di chi vuole perdere peso.
AUMENTO DI PESO E UMORE
Ci rivolgiamo al professor Andrea Fagiolini, ordinario di Psichiatria all’Università di Siena, osservando che di solito si parla di antidepressivi che possono procurare un aumento di peso o, anche, obesità. Ora invece la notizia è opposta: l’obesità può spingere alla depressione. Forse per il dispiacere di vedersi fuori forma? O il motivo è intrinseco all’obesità in sé? «L’obesità è spesso associata a condizioni che predispongono alla depressione, come ridotta autostima, stigma, maggiori difficoltà a trovare un partner e, a volte, anche discriminazioni a scuola, al lavoro e in altri contesti sociali», risponde il professor Fagiolini. «L’obesità può essere inoltre associata a apnee del sonno, dolori fisici e scarsa tendenza a muoversi che, di nuovo, sono tutte condizioni che predispongono alla depressione o, in pazienti già depressi, ostacolano il miglioramento». I ricercatori australiani dicono di avere scelto un approccio genomico per la loro ricerca. Come? Che cosa vuol dire in parole semplici? «I ricercatori hanno esaminato i geni associati all’obesità, ma non associati a malattie metaboliche e scoperto che, nei pazienti obesi e depressi, quei geni erano altrettanto frequenti di quanto fossero frequenti i geni che determinano sia obesità sia malattie metaboliche come il diabete. Hanno pertanto dimostrato che l’aumento di peso, anche quando non associato a altre malattie, è associato a un aumentato rischio di sviluppare depressione».
Come vincere ansia e depressione?
Tai-chi La pratica deriva dalle arti marziali cinesi e si può tradurre in una sorta di lenta danza coordinata. diverse pubblicazioni evidenziano notevoli benefici apportati dal tai-chi sopratutto nei pazienti anziani: in termini di beneficio fisico e psicologico
Esercizi di respirazione Uno dei primi segni di stress acuto è l'aumento della frequenza respiratoria, a scapito della profondità. Per rispondere alla tensione bisogna quindi tornare a respirare in maniera corretta, con respiri lenti e profondi ogniqualvolta, nell'arco della giornata, la pressione si fa sentire. Occorre inspirare ed espirare profondamente attraverso il naso, ripetendo l'atto dalle cinque alle dieci volte di fila
Esercizi di rilassamento muscolare Le tecniche che agiscono sulla tensione muscolare sono semplici, ma molto utili: sopratutto per chi ha problemi ad addormentarsi. La posizione ideale per iniziare a rilassarsi è quella supina, a gambe non incrociate
Training autogeno Si tratta di una forma di psicoterapia attraverso il corpo. La prima fase dell'addestramento consiste in una sorta di autoipnosi per indurre i vari gruppi muscolari a rilasciarsi. In seguito è possibile evocare immagini piacevoli per aumentare il potere antistress della pratica
Meditazione Diverse ricerche hanno dimostrato che la meditazione riduce la frequenza cardiaca, la pressione arteriosa e i livelli di adrenalina. I momenti più adatti per meditare sono il risveglio e il tardo pomeriggio. Bastano 15-2'0 minuti ogni volta, purché la fretta e il pensiero delle cose da fare non prendano il sopravvento. La posizione più classica è quella seduta a gambe incrociate e con la schiena dritta. Gli occhi possono essere chiusi o fissi su punto davanti al corpo a 1-2 metri di distanza. A questo punto la mente comincia a vagare verso immagini che evocano sensazioni positive e rilassanti e i pensieri quotidiani si dissolvono
Yoga Grazie a un lavoro molto approfondito sul respiro e sulle tecniche di mentalizzazione, lo yoga può assolvere ottimamente il ruolo di antistress. Non solo: la meditazione e il rilassamento fanno parte della pratica yoga e, in genere, aprono e chiudono ogni lezione