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Oncologia
Fabio Di Todaro
pubblicato il 13-06-2018

Donazione di sangue: ecco perché conviene sempre dire di sì



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Il sangue salva la vita alle vittime di incidenti, ai malati di cancro e a chi si sottopone a un intervento. In Italia record negativo di donatori

Donazione di sangue: ecco perché conviene sempre dire di sì

Il 14 giugno ricorre il 150esimo anniversario della nascita di Karl Landsteiner, lo scienziato che scoprì i gruppi sanguigni. Per questo ogni anno, in questa data, si celebra la Giornata mondiale della donazione di sangue: un'occasione per ringraziare i donatori (poco meno di 1,7 milioni nel nostro Paese: record negativo degli ultimi dieci anni), ma pure per sensibilizzare l'ampia coorte di potenziali tali che non si sono ancora convinti a compiere il nobile gesto. Non a caso lo slogan scelto per quest'anno è «Sii disponibile per qualcun altro: dona sangue e condividi la vita». L'invito è rivolto sopratutto ai più giovani che, se in buona salute, rappresentano il target ideale per estendere la platea dei donatori. 
 

L'importanza di donare sangue anche in estate 


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TRASFUSIONI IN URGENZA

Le richieste di sangue urgenti giungono quasi sempre dai pronto soccorso e dalle chirurgie ospedaliere. Le due tappe possono essere anche consequenziali, quando uno o più pazienti arrivano in ospedale a seguito di un incidente (stradale, domestico, al mare, in un bosco o in montagna) e necessitano poi di un intervento in urgenza per ridurre una frattura o un'emorragia interna che potrebbe essere anche scaturita da un trauma (toracico, addominale, cerebrale). In tutti questi casi, una o più trasfusioni diventano necessarie per far fronte al sangue perso (emorragia), senza il quale risulta a rischio il trasporto di ossigeno (dai polmoni verso la periferia) e anidride carbonica (viceversa), il mantenimento di un adeguato volume di sangue (diversamente si rischia lo shock settico) e di piastrine (necessarie per la coagulazione che pone un argine alle emorragie). Altre due circostanze che possono rendere necessario il ricorso a una trasfusione di sangue sono legate alla possibile comparsa di complicanze emorragiche durante il parto o alla nascita di un neonato prematuro, che può venire al mondo in condizioni di grave anemia. 

DIECI COSE DA SAPERE SULLA
DONAZIONE DI SANGUE 

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QUANDO SERVE IL SANGUE IN SALA OPERATORIA?

Fin qui la gestione delle urgenze. Ma il sangue in sala operatoria serve anche nel corso degli interventi di «elezione»: ovvero quelli pianificati anche con largo anticipo, per risolvere problemi di salute che non manifestano un carattere d'urgenza. Oggi in sala operatoria - sopratutto negli interventi di cardiochirurgia, chirurgia ortopedica e dei trapianti - si è molto più attenti a favorire una ridotta perdita di sangue da parte del paziente o comunque il suo recupero, tramite macchinari in grado di raccogliere, lavare e reinfondere il sangue nel corso del medesimo intervento. Ma quando si sottopone un paziente a una procedura di neurochirurgia (colonna vertebrale o neurochirurgia oncologica), di chirurgia dell'apparato digerente (stomaco, intestino, fegato, colecisti), urologica (asportazione di un rene, della prostata o della vescica), vascolare (aneurisma dell'aorta) e ortopedica (frattura del femore, inserimento o revisione di una protesi d'anca o di un ginocchio), di asportazione della milza o di un polmone (anche di una sola porzione), una scorta di sangue in sala operatoria è comunque necessaria (da 2 a 6 unità). In questi casi si può procedere (nelle settimane che precedono l'intervento) col prelievo di sangue direttamente dal paziente. Ma in alcune situazioni - paziente oncologico, iperteso grave, affetto da insufficenza renale o epatica, reduce da un infarto, vittima di un'infezione in atto o con un'emoglobina inferiore a 110 - questo non è possibile e dunque occorre ricorrere al sangue donato. Motivo per cui è importante frequentare i centri trasfusionali non soltanto in concomitanza con un'urgenza, per fare in modo che ogni Asl abbia sempre una scorta di sangue a cui poter attingere.


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DONAZIONE DI SANGUE E CURA DEI TUMORI

Una donazione di sangue può salvare la vita anche a chi sta affrontando le terapie oncologiche. Questo perché la chemioterapia, per quanto oggi utilizzata meno rispetto al passato, rimane la soluzione farmacologica più diffusa per affrontare il cancro. L'utilizzo dei farmaci citotossici, che nella loro azione non distinguono tra cellule malate e cellule sane, ha però un rovescio della medaglia: quello che può portare alla distruzione anche delle cellule del midollo osseo, da cui hanno origine tutte le cellule del sangue (globuli bianchi, rossi e piastrine). Anche il ricorso al trapianto di cellule staminali autologhe richiede che il paziente riceva anche una o più trasfusioni di sangue. La procedura può rendersi necessaria per il trattamento di forme gravi di talassemia, deficit gravi dell'immunità e tumori delle cellule del sangue. Per far fronte alla situazione che potrebbe far ritrovare un paziente non in grado di produrre le proprie cellule ematiche, non essendo ancora possibile sintetizzare le cellule del sangue in laboratoriole trasfusioni di sangue possono diventare dunque un salvavita. L'infusione, in questi casi, è quasi sempre a base di sangue intero. Come sempre, quando si effettua una trasfusione, occorre rispettare la compatibilità (gruppo sanguigno e fattore Rh) tra donatore e ricevente, per evitare conseguenze gravi come lo shock anafilattico.


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L'IMPORTANZA DI «DIVIDERE» IL SANGUE

Donare il sangue è un atto salvavita anche nei confronti di chi soffre di disturbi della coagulazione del sangue o ha dei deficit del sistema immunitario. In questo caso le cellule più preziose sono le piastrine e i globuli bianchi, che possono essere iniettate nel paziente anche in maniera esclusiva. Sono ormai consolidate infatti le procedure di aferesi, che permettono al donatore di privarsi anche di una sola componente del sangue e al paziente di ricevere la «sola» componente di cui necessita. Questa scelta riduce i rischi per chi riceve il sangue, ma sopratutto permette di aiutare più persone a partire da un solo donatore. Il suo sangue può infatti essere «scomposto» nelle sue diverse componenti ed essere utilizzato per risolvere un maggior numero di problemi. 


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NON CI SONO RISCHI PER CHI DONA 

Per incentivare i giovani a intraprendere questo percorso di salute e solidarietà, occorre precisare che sottoporsi a una donazione di sangue non comporta rischi per la (propria) salute. La quantità prelevata nel corso di una donazione (quella completa dura dieci minuti, ci vuole invece un'ora per una procedura di aferesi: con cui si possono prelevare singole componenti del sangue) non è mai superiore a 500 millilitri (ogni adulto ha nel suo corpo un volume di sangue compreso tra quattro e sei litri). La riduzione del volume di sangue circolante e del numero di globuli rossi (deputati al trasporto di ossigeno) sono due fenomeni ben tollerati da una persona in salute, come deve essere ogni donatore (che viene sottoposto a controlli periodici prima della donazione), chiamato a presentarsi in un centro trasfusionale dopo aver consumato una colazione leggera e di assumere abbondanti quantità di acqua (non di altre bevande) nelle ore immediatamente successive alla donazione. Una dieta ricca di ferro e di minerali sarà utile ad accelare il completo recupero nell'arco di poche ore.

Fabio Di Todaro
Fabio Di Todaro

Giornalista professionista, lavora come redattore per la Fondazione Umberto Veronesi dal 2013. Laureato all’Università Statale di Milano in scienze biologiche, con indirizzo biologia della nutrizione, è in possesso di un master in giornalismo a stampa, radiotelevisivo e multimediale (Università Cattolica). Messe alle spalle alcune esperienze radiotelevisive, attualmente collabora anche con diverse testate nazionali ed è membro dell'Unione Giornalisti Italiani Scientifici (Ugis).


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