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Oncologia
Daniele Banfi
pubblicato il 13-10-2022

Tumore al seno metastatico: la malattia si può controllare



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Il tumore al seno metastatico riguarda 37 mila donne in Italia. Grazie alle terapie con anticorpi coniugati e a bersaglio molecolare la malattia può essere controllata per lungo tempo

Tumore al seno metastatico: la malattia si può controllare

Nella lotta al tumore al seno la diagnosi precoce gioca un ruolo fondamentale. Prima si diagnositica, maggiori sono le probabilità di successo. Alle volte però può accadere che la malattia non sia più confinata al seno ma diffusa in altri distretti corporei. E' questo il caso del tumore al seno metastatico, una neoplasia che grazie alla ricerca sta diventando sempre più "controllabile". Oggi, nella giornata mondiale dedicata alla malattia, approfondiamo questa malattia che in Italia riguarda 37 mila donne.

QUANTE DONNE HANNO UN TUMORE AL SENO METASTATICO?

Secondo i dati dell'Associazione Italiana di Oncologia Medica (AIOM), nel nostro Paese ogni anno vengono diagnosticati 14 mila nuovi casi di tumore al seno metastatico: 3400 risultano metastatici alla prima diagnosi i restanti sono tumori già diagnosticati nell’arco di 10 anni precedenti. Ad oggi si calcola che siano circa 37 mila le donne che convivono con questa diagnosi.

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COSA SIGNIFICA METASTASI?

Quando si parla di metastasi ci si riferisce sempre alla presenza di cellule tumorali in distretti corporei differenti da quello di origine del tumore primario. Le cellule cancerose, staccandosi dalla sede originaria, possono migrare tramite il sistema linfatico e sanguigno in altre parti del corpo dando origine a metastasi. Gli organi dove più frequentemente possono essere presenti le metastasi sono le ossa (in particolare quelle della colonna vertebrale, del bacino, dei femori, delle costole e della teca cranica), i polmoni, la pleura, i linfonodi, la pelle, il fegato, e, più raramente, il cervello. 

QUANDO E DOVE COMPAIONO LE METASTASI?

La maggior parte dei tumori al seno metastatici vengono diagnosticati dopo molti anni dall'intervento chirurgico e dalla fine delle terapie postoperatorie. Le metastasi possono ripresentarsi nonostante il tumore sia stato rimosso completamente dal chirurgo, perché nessuna indagine strumentale, per quanto sensibile, può essere in grado di identificare quelle cellule tumorali che già al momento dell’intervento chirurgico sono già migrate in altri organi. Per ridurre al minimo le possibilità che ciò accada esistono le terapie adiuvanti, chemioterapia somministrata dopo il trattamento chirurgico allo scopo di eliminare eventuali cellule cancerose presenti.

IL TUMORE AL SENO METASTATICO SI PUÒ CURARE?

Le cellule di una metastasi di tumore al seno conservano solitamente le caratteristiche delle cellule del tumore della mammella e quindi una metastasi in differente sede corporea deve essere curata con farmaci specifici per il tumore al seno e non per quella dove è localizzata la malattia. Nonostante ad oggi non sia possibile guarire definitivamente da un tumore al seno metastatico, grazie alla ricerca è possibile controllarlo sul lungo periodo arrestando o rallentando la crescita e talvolta anche riducendo le lesioni già esistenti e determinando un aumento della sopravvivenza delle pazienti. Non solo, andando a ridurre le dimensioni delle lesioni tumorali, i trattamenti possono alleviare o far scomparire i sintomi legati alla presenza della malattia migliorando così la qualità della vita.

QUALI SONO LE TERAPIE PER IL TUMORE AL SENO METASTATICO?

Ad oggi le terapie utilizzate dipendono dalle caratteristiche della cellula tumorale. Negli anni, grazie al progresso della ricerca, alla sola chemioterapia si sono affiancate cure sempre più efficaci e mirate alle caratteristiche molecolari del tumore. Al di là delle classificazioni "anatomiche", una delle caratteristiche principali per "catalogare" i diversi tipi di tumore al seno è la presenza o meno di recettori ormonali sulla superficie delle cellule tumorali. Ed è così che i tumori al seno vengono classificati in HR+ o HR- proprio in base a questa capacità. Quelli HR+ rappresentano circa il 70% di tutte le forme tumorali. In questo gruppo però si possono distinguere due sottotipi, i tumori HER2+ e HER2-. La presenza di questi recettori è quello che guida la scelta delle terapie e negli ultimi anni sono stati sviluppati anticorpi coniugati capaci di trasportare la chemioterapia solo sulle cellule tumorali. Non solo, un'altra possibilità è rappresentata dai farmaci a bersaglio molecolare contro le cicline CDK4/6. Grazie a questo duplice approccio oggi il tumore al seno metastatico può essere affrontato con maggiore successo.

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Daniele Banfi
Daniele Banfi

Giornalista professionista è redattore del sito della Fondazione Umberto Veronesi dal 2011. Laureato in Biologia presso l'Università Bicocca di Milano - con specializzazione in Genetica conseguita presso l'Università Diderot di Parigi - ha un master in Comunicazione della Scienza ottenuto presso l'Università La Sapienza di Roma. In questi anni ha seguito i principali congressi mondiali di medicina (ASCO, ESMO, EASL, AASLD, CROI, ESC, ADA, EASD, EHA). Tra le tante tematiche approfondite ha raccontato l’avvento dell’immunoterapia quale nuova modalità per la cura del cancro, la nascita dei nuovi antivirali contro il virus dell’epatite C, la rivoluzione dei trattamenti per l’ictus tramite la chirurgia endovascolare e la nascita delle nuove terapie a lunga durata d’azione per HIV. Dal 2020 ha inoltre contribuito al racconto della pandemia Covid-19 approfondendo in particolare l'iter che ha portato allo sviluppo dei vaccini a mRNA. Collabora con diverse testate nazionali.


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