Chiudi
Pediatria
Daniele Banfi
pubblicato il 21-05-2011

Neonati prematuri: quando è giusto rianimare?



Aggiungi ai preferiti

Registrati/accedi per aggiungere ai preferiti

Secondo una sentenza del TAR la rianimazione deve essere effettuata dopo 22 settimane di gestazione. E' un parametro uguale per tutti? Lo abbiamo chiesto a Iolanda Minoli, neonatologa di fama internazionale

Neonati prematuri: quando è giusto rianimare?

Quando è giusto rianimare un neonato prematuro? Nonostante il Ministero della Salute abbia stabilito che la terapia intensiva venga effettuata dopo le 22 settimane di gestazione la situazione rimane ancora molto confusa. A sollevare di nuovo la questione è stata una recente sentenza del TAR dove viene annullato l'atto di indirizzo con cui la Lombardia invitava i propri ospedali a non effettuare interruzioni di gravidanza oltre la 22ª settimana e 3 giorni. Essa, oltre a toccare la questione dell’aborto terapeutico, apre anche il dilemma della rianimazione dei bambini prematuri, in particolare quali cure offrire a un feto eventualmente sopravvissuto all'interruzione di gravidanza. Per fare chiarezza sulle tempistiche a riguardo della rianimazione abbiamo intervistato la professoressa Iolanda Minoli, scienziata di fama mondiale che ha creato e diretto dal 1960 l’Unità di terapia intensiva per nati prematuri della Macedonio Melloni, centro di riferimento internazionale della neonatologia perinatale di Milano.

 

I NEONATI PREMATURI IN ITALIA 

I neonati a rischio in Italia sono pari al 18-20% di tutte le nascite e di essi i prematuri, ovvero i nati prima del termine di gestazione, rappresentano circa l’8%. “Decidere quando bisogna prestare o meno delle cure in base all’arbitraria scelta delle 22 settimane è profondamente sbagliato. In assenza di gravi patologie un bambino prematuro va portato fisiologicamente alla maturità. Questo è un concetto spesso sottovalutato” dichiara la Minoli. Il problema principale dei bambini prematuri è rappresentato dalla difficoltà a respirare poiché le cellule dei polmoni non sono ancora mature. Il processo che porta queste cellule a maturare avviene in continuazione giorno dopo giorno. “Rianimare un bambino prematuro è per me un dovere. Se lo si riesce a portare a maturità il gioco è fatto. E’ solo questione di cure e tempo, quello necessario affinché le cellule bronchiali si differenzino in polmonari e facciano respirare autonomamente il bambino. Ciò non è accanimento terapeutico, lo diventa solamente nel momento in cui dopo diversi giorni non si vedono segni della presenza di nuove cellule”. Non è un caso infatti che esistano molti casi di bambini, ormai adulti perfettamente sani, nati di 20 settimane.

 

LA STORIA DI VALENTINA

Uno dei casi limite della lunga carriera della dottoressa Minoli è quello rappresentato da Valentina. “Nacque che pesava circa 450 grammi per 30 centimetri di lunghezza. La ventilammo per due settimane di seguito e poi quando fu matura venne dimessa”. Oggi Valentina ha più di vent’anni, è sana, bella ed è aiuto chef in un ristorante. “Questa storia, continua la Minoli, deve essere d’aiuto per tante mamme che vivono l’esperienza di una gravidanza conclusasi con un parto prematuro. La buona riuscita del caso di Valentina è frutto di ore e ore di studio, dedizione e amore con il quale si svolge il proprio lavoro”. Quella di Valentina non è però l’unica storia. In questi 30 anni di attività molti sono stati i bambini nati prematuri da lei salvati e che sono cresciuti e oggi sono ingegneri, medici, professori universitari, artigiani, preti e suore che non sarebbero mai potuti diventare ciò senza la presenza di questo straordinario medico.

 

LE CAUSE SONO MULTIFATTORIALI

 “La causa di una nascita prematura è la donna” dichiara con un pizzico di ironia la dottoressa Minoli. Anche se tra le cause di un parto prematuro vi è sicuramente una componente genetica, molto è dovuto al comportamento e allo stile di vita della donna. “Spesso mi capita di vedere donne incinta lavorare troppo, correre su e giù dai mezzi di trasporto, comportarsi nervosamente, mangiare male e di corsa. Non solo, al termine della giornata tutte pronte per l’aperitivo e la discoteca con una bella sigaretta in bocca. Tutto ciò influenza profondamente la salute del bambino e rappresenta una delle cause di nascita prematura”. Per questa ragione è importante svolgere un’intensa attività di prevenzione. Tra i desideri della dottoressa Minoli vi è infatti quello di poter organizzare attività in cui le giovani ragazze possano rendersi conto dei rischi di una vita dissoluta, come ama definire, sulla salute del loro futuro bambino. Oltre a un’intensa attività di prevenzione una degli obiettivi della dottoressa Minoli è anche quello dell’istituzione del fisiopatologo della gravidanza, figura fondamentale che aiuterebbe ad intraprendere corretti stili di vita alla donna sia prima che durante la gravidanza.

 

Iolanda Minoli è Neonatologa di fama internazionale presso l'Ospedale San Giuseppe-Fatebenefratelli di Milano e professore emerito presso l'Università degli Studi di Milano. Laureata in Medicina e Chirurgia e specializzata in Pediatria è stata dal 1971 al 2000 Primario della Divisione di Neonatologia - Patologia Neonatale - Terapia Intensiva dell’Ospedale Materno-Infantile Macedonio Melloni.

 

Daniele Banfi
Daniele Banfi

Giornalista professionista è redattore del sito della Fondazione Umberto Veronesi dal 2011. Laureato in Biologia presso l'Università Bicocca di Milano - con specializzazione in Genetica conseguita presso l'Università Diderot di Parigi - ha un master in Comunicazione della Scienza ottenuto presso l'Università La Sapienza di Roma. In questi anni ha seguito i principali congressi mondiali di medicina (ASCO, ESMO, EASL, AASLD, CROI, ESC, ADA, EASD, EHA). Tra le tante tematiche approfondite ha raccontato l’avvento dell’immunoterapia quale nuova modalità per la cura del cancro, la nascita dei nuovi antivirali contro il virus dell’epatite C, la rivoluzione dei trattamenti per l’ictus tramite la chirurgia endovascolare e la nascita delle nuove terapie a lunga durata d’azione per HIV. Dal 2020 ha inoltre contribuito al racconto della pandemia Covid-19 approfondendo in particolare l'iter che ha portato allo sviluppo dei vaccini a mRNA. Collabora con diverse testate nazionali.


Articoli correlati


In evidenza

Torna a inizio pagina