Sopra i 65 anni di età la perdita di peso o una fluttuazione del peso superiore al 5 per cento può associarsi a un più veloce declino cognitivo secondo quanto hanno appurato i ricercatori del Dipartimento di Scienze della nutrizione all’Università della Pennsylvania (Usa) insieme con l’apporto del Karolinska Institutet di Stoccolma. I risultati sono stati pubblicati sulla rivista Obesity.
LE MISURE: BMI E CIRCONFERENZA VITA
«Abbiamo esaminato per 11 anni i dati relativi al peso, all’indice di massa corporeo (Bmi) e la circonferenza vita- ha dichiarato Muzi Na, professoressa associata di Scienza della nutrizione e autrice senior dello studio. – Abbiamo condotto tre diversi tipi di analisi su come queste misure si relazionavano col declino cognitivo. E il risultato era chiaro: più il peso di una persona variava e più rapidamente le sue capacità mentali si riducevano».
Ad essere analizzati sono stati 4.304 adulti anziani che partecipavano già a uno studio nazionale sull’invecchiamento tra il 2011 e 2021. Oltre che alle misure fisiche queste persone sono state sottoposte a test sulla memoria, sull’orientamento, sulle funzioni esecutive, ripetuti ogni anno.
QUANDO IL PESO AUMENTA
«Che si perdano capacità cognitive invecchiando è naturale – ha osservato la professoressa Na – e lo abbiamo visto nel nostro gruppo. Abbiamo, però, anche constatato che quanti cambiavano di più di peso più rapidamente calavano nelle capacità mentali».
Se invece del peso si considerava la circonferenza vita o l’indice di massa corporea i risultati erano identici.
Le persone anziane che aumentavano di chili manifestavano all’incirca lo stesso livello di declino cognitivo di quanti restavano dello stesso peso. Questo, tuttavia – notano i ricercatori – non significa che sia una buona idea per chi è avanti con l’età prendere peso.
PERDERE PESO E DIVENTARE FRAGILI
Commenta questo studio il professor Marco Trabucchi, direttore scientifico del Gruppo di Ricerca Geriatrica di Brescia: «Il lavoro svedese-americano porta all’attenzione di chi si occupa della salute degli anziani il problema sempre vivo del rapporto tra salute del corpo e salute della mente. Il collegamento tra variazioni del peso corporeo e aumentato rischio di demenza può essere interpretato in vari modi, come segue: a) la variabilità del peso è indice di una condizione generale di fragilità che investe tutto l’individuo con ricadute anche sulla funzione cognitiva (vedi ad esempio, insulina resistenza e stress ossidativo); b) la variabilità può essere causata da un comportamento irrazionale dal punto di vista alimentare, condizione che può essere indotta da un’iniziale riduzione delle funzioni cognitive, che tende ad aggravarsi; c) la sarcopenia, che potrebbe essere svelata dall’instabilità del peso, è un ben noto fattore causale di alterazione cognitiva».
PESARSI REGOLARMENTE
Continua Trabucchi: «Sul piano pratico, i dati dello studio indicano l’opportunità dopo i 70 anni di un periodico e ravvicinato controllo del peso, per bilanciare le eventuali perdite. Peraltro, i dati l’indicano l’inopportunità di mettere in atto in età avanzata riduzioni di peso; il rischio di una compromissione cognitiva è infatti superiore ai supposti benefici sul piano cardiovascolare. Ovviamente lo studio ha lanciato un’ipotesi attorno alla quale saranno opportune ulteriori ricerche, in modo da suggerire alle persone le indicazioni più efficaci per quanto riguarda la regolazione del loro peso».

