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Neuroscienze

Rallentare l’invecchiamento cerebrale è possibile?

Tra dieta e stile di vita, ecco cosa sappiamo dagli studi più recenti su come proteggere le nostre funzioni cognitive

Alimentazione e stile di vita possono giocare un ruolo decisivo nella protezione delle nostre funzioni cognitive. Due recenti studi offrono nuovi spunti su come le scelte quotidiane, dal cibo alla socialità, possano influire positivamente sulla salute del nostro cervello.

COSA MANGIARE

Secondo una ricerca pubblicata di recente sulla rivista Clinical Nutrition, una dieta green-Mediterranea può contribuire a rallentare l’invecchiamento cerebrale. Gli scienziati hanno riscontrato livelli ridotti di proteine associate al declino cerebrale tra coloro che consumavano tè verde e Mankai, una lenticchia acquatica ricca di proteine e acido folico.

Per arrivare a questa conclusione, i ricercatori hanno analizzato i dati di circa 300 partecipanti allo studio DIRECT PLUS, uno dei più duraturi nel campo del rapporto tra cervello e alimentazione.

Nel corso di 18 mesi, i partecipanti hanno seguito una di queste tre diete:

  • una dieta sana standard;
  • una dieta mediterranea tradizionale a ridotto contenuto calorico, povera di carboidrati semplici, ricca di verdure e con sostituzione della carne rossa con pollame e pesce;
  • la dieta green-Mediterranea, che in più includeva tè verde e Mankai.

COSA È EMERSO

Quando i ricercatori hanno misurato i livelli di proteine nel sangue dei partecipanti, hanno scoperto che livelli più alti di alcune proteine erano associati a un invecchiamento cerebrale accelerato. Inoltre, questi livelli proteici risultavano ridotti nei partecipanti che seguivano la dieta green-Mediterranea.

Gli studiosi hanno ipotizzato che l’effetto protettivo della dieta possa derivare dalle molecole antinfiammatorie contenute nel tè verde e nel Mankai. Questa dieta potrebbe quindi essere uno strumento utile per preservare la funzione cognitiva.

Le patologie neurologiche, tra cui il lieve decadimento cognitivo e la malattia di Alzheimer, sono associate a un maggiore “divario di età cerebrale” — cioè a un cervello “più vecchio” rispetto all’età cronologica di una persona.

«Studiare le proteine circolanti nel sangue ci permette di osservare, in un contesto reale, come i processi di invecchiamento del cervello siano influenzati da cambiamenti nello stile di vita e nell’alimentazione», ha spiegato Anat Meir, ricercatrice post-dottorato alla Harvard Chan School e co-autrice principale dello studio.
«Questo approccio ci offre una finestra dinamica sulla salute del cervello, aiutandoci a rilevare cambiamenti biologici molto prima che compaiano i sintomi. Mappando queste firme proteiche, otteniamo nuove e potenti intuizioni su come interventi, come la dieta, possano aiutare a preservare la funzione cognitiva con l’avanzare dell’età».

LE ABITUDINI QUOTIDIANE CHE CI PROTEGGONO

Oltre all’alimentazione, le abitudini quotidiane possono fare la differenza. Un gruppo di studiosi della Florida Atlantic University ha pubblicato su The American Journal of Medicine un’analisi che mette in luce il potenziale di una prevenzione basata sullo stile di vita.

Secondo i ricercatori, fino al 45% del rischio di demenza può essere attribuito a fattori modificabili come inattività fisica, dieta squilibrata, obesità, alcol, ipertensione, diabete, depressione e isolamento sociale.

«Mentre i decessi per malattie cardiovascolari sono diminuiti, quelli per Alzheimer sono aumentati di oltre il 140% dal 2000», ricorda Charles H. Hennekens, professore di medicina preventiva alla Florida Atlantic University. «Agire sui fattori di rischio modificabili è una strategia a basso costo ma ad alto impatto».

Gli studiosi citano i risultati del progetto POINTER, il primo grande studio statunitense a testare se modifiche mirate dello stile di vita possano migliorare le funzioni cognitive negli anziani. Dopo due anni di intervento — basato su attività fisica regolare, dieta mediterranea e DASH (un approccio alimentare sviluppato per ridurre la pressione arteriosa, che privilegia frutta, verdura, cereali integrali, latticini magri e legumi, limitando sodio, zuccheri e grassi saturi), stimolazione cognitiva e socialità, i partecipanti hanno mostrato miglioramenti significativi nella memoria, nell’attenzione e nelle capacità decisionali.

Questi risultati confermano quanto già osservato nel celebre studio finlandese FINGER, in cui un approccio multidimensionale a dieta, esercizio e stimolazione mentale aveva portato a benefici cognitivi concreti.

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