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Oncologia

Cistite e tumori urogenitali: esiste un legame?

La cistite potrebbe essere un potenziale indicatore precoce di tumori urogenitali, altrimenti silenziosi

La cistite è una condizione molto comune e nella maggior parte dei casi del tutto benigna. Un nuovo studio svedese suggerisce però che, soprattutto dopo la mezza età, in rari casi un’infezione delle vie urinarie possa rappresentare il primo segnale di un tumore dell’apparato urogenitale. I risultati sono stati pubblicati dalla rivista BMJ Public Health.

LO STUDIO SVEDESE

Per arrivare alla conclusione sulla possibilità che la cistite rappresenti -in rari casi- un segnale di possibile tumore, un gruppo di ricercatori ha analizzato i dati sanitari di oltre tre milioni di persone seguite in Svezia per un periodo di circa vent’anni. Più di seicentomila hanno ricevuto per la prima volta una diagnosi di cistite, registrata per lo più nei servizi di medicina generale, dove si concentra la maggior parte dei casi. Durante il follow-up, oltre 250 mila partecipanti hanno sviluppato un tumore urogenitale: il più frequente è risultato il carcinoma della prostata, seguito da quello della vescica e, nelle donne, dal tumore dell’endometrio.

In quasi un caso su dieci la cistite era comparsa nei mesi immediatamente precedenti alla diagnosi oncologica. Il rischio maggiore è stato osservato entro tre mesi dall’infezione, quando negli uomini la probabilità di sviluppare un tumore della prostata risultava fino a sette volte più alta rispetto alla popolazione generale, mentre per il tumore della vescica l’aumento è stato di circa tre volte. Nelle donne, nello stesso intervallo di tempo, il rischio di sviluppare un tumore ginecologico è risultato fino a otto volte superiore. Pur attenuandosi con il passare degli anni, l’associazione tra cistite e diagnosi di tumore è rimasta significativa anche a distanza di tempo.

UN RISCHIO CONCENTRATO NEI PRIMI MESI

Il rischio non è uguale per tutti e non significa che chi soffre di cistite debba preoccuparsi automaticamente. «Alcuni fattori, come l’anatomia femminile, l’immunocompromissione, la menopausa possono rappresentare condizioni predisponenti allo sviluppo delle infezioni delle vie urinarie» spiega Elisa De Lorenzis, specialista in urologia.

I dati di questo studio mostrano tuttavia che, nei tre mesi successivi a un episodio acuto, la probabilità di ricevere una diagnosi di tumore è più elevata rispetto alla popolazione generale. Il legame appare particolarmente evidente per i tumori della prostata e della vescica, mentre per i tumori ginecologici l’aumento del rischio varia da quattro a otto volte. Con il passare del tempo il rischio tende a diminuire, pur rimanendo superiore anche a distanza di anni.

«Una limitazione importante di questo studio di popolazione è che gli autori non disponevano di dati sui sintomi, sul test con stick urinario o sui reperti microbiologici e, di conseguenza, non hanno potuto convalidare la diagnosi di cistite» aggiunge De Lorenzis.

PERCHÈ C'È UN COLLEGAMENTO?

La cistite è un’infezione della vescica, solitamente causata da batteri che risalgono lungo le vie urinarie. È molto comune, soprattutto nelle donne, per ragioni anatomiche: l’uretra femminile è più corta e vicina all’area genitale, il che facilita l’ingresso dei germi. I sintomi tipici sono bruciore durante la minzione, stimolo frequente a urinare e dolore sovrapubico. Nella maggior parte dei casi si tratta di un disturbo acuto, fastidioso ma facilmente curabile con antibiotici.

«Quando la cistite si presenta in persone di mezza età o in età avanzata, soprattutto se non risponde bene alle terapie o tende a ripetersi, è lecito porsi qualche domanda in più» continua Elisa De Lorenzis. La cistite di per sé non causa il tumore: è più probabile che un’infezione compaia perché il tessuto vescicale o gli organi vicini sono già alterati dalla presenza di una lesione tumorale o da modifiche precancerose. Un tumore può infatti ostacolare il normale deflusso delle urine, irritare la mucosa o indebolire le difese locali, rendendo più facile lo sviluppo di infezioni.

«In questo senso, un episodio di cistite può diventare un campanello d’allarme che porta a scoprire precocemente una malattia altrimenti silenziosa» conclude la De Lorenzis.

QUANDO RIVOLGERSI AL MEDICO

La maggior parte delle cistiti è un disturbo comune, fastidioso ma benigno, che si risolve con la terapia antibiotica. Lo studio svedese ricorda però che non sempre un’infezione è soltanto un’infezione: in rari casi può essere la spia di un tumore urogenitale. Non si tratta di allarmare, ma di invitare a prestare attenzione ad alcune situazioni particolari, come la persistenza dei sintomi, la presenza di sangue nelle urine o la ricorrenza delle infezioni a breve distanza. In questi casi è consigliabile rivolgersi allo specialista per escludere altre cause e, se necessario, sottoporsi a esami di approfondimento. Parlare con il medico resta il modo più semplice ed efficace per trasformare un segnale di allarme in un’opportunità di prevenzione e diagnosi precoce.

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