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Oncologia

Dal Nobel all’immunoterapia: perché le T-reg sono una sfida per il cancro

Il Nobel per la Medicina 2025 conferma come lo studio dei meccanismi di base del sistema immunitario possa tradursi in nuove cure, anche per i tumori

Che cosa c'entra il Nobel per la Medicina di quest'anno -assegnato a Mary Brunkow, Fred Ramsdell e Shimon Sakaguchi per la scoperta della tolleranza immunitaria periferica- con le cure contro il cancro? Se per le malattie autoimmuni e per ridurre il rischio di rigetto nei trapianti le cellule T regolatorie (Treg) rappresentano un alleato prezioso, nei tumori invece il loro ruolo appare speculare: le neoplasie le sfruttano per difendersi dal sistema immunitario e crescere indisturbate.

IL PARADOSSO DELLE TREG

Come raccontato nel nostro approfondimento dedicato al premio Nobel per la medicina 2025, le Treg sono le quelle cellule del sistema immunitario che fungono da sentinelle impedendo al sistema stesso di attaccare i tessuti sani. Un meccanismo fondamentale per evitare autoimmunità, ma che diventa un’arma a doppio taglio quando è il tumore a utilizzarlo. Molti tumori solidi, come il tumore del polmone, della mammella o del colon-retto, presentano elevate concentrazioni di Treg nel microambiente tumorale. Il risultato è che le cellule immunitarie che dovrebbero eliminare le cellule malate vengono frenate o addirittura spente.

«Come di solito avviene, il cancro è "fisiologicamente" speculare rispetto alle malattie autoimmuni e lo stesso principio vale per lo sviluppo di nuove strategie di immunoterapia -spiega Michele Maio, direttore del Centro di Immuno-Oncologia dell’Azienda Ospedaliera Universitaria Senese e presidente di Fondazione NIBIT-. Mentre il potenziare l’attività delle cellule T regolatorie può aiutare a controllare le malattie autoimmuni, nel cancro la loro presenza contribuisce a impedire l’eliminazione delle cellule tumorali da parte del sistema immunitario».

IMMUNOTERAPIA OGGI

Negli ultimi dieci anni e più l’immunoterapia ha rivoluzionato il trattamento di diversi tumori, grazie in particolare agli inibitori dei checkpoint immunitari come anti-PD-1 e anti-CTLA-4. Questi farmaci, come abbiamo più volte raccontato sul Magazine di Fondazione Veronesi, hanno dimostrato che liberare il sistema immunitario dai freni che lo bloccano può portare a risposte durature anche in pazienti con malattia avanzata. Tuttavia non tutti rispondono alle terapie e tra le ragioni di questo insuccesso c'è anche la presenza di Treg all’interno del tumore. «In questo caso, quindi, l’obiettivo diventa opposto: ridurre la presenza e l’attività delle Treg, così da consentire alle cellule del sistema immunitario di aggredire con maggiore efficacia il tumore -prosegue Maio-. Non abbiamo ancora farmaci approvati che colpiscano direttamente queste cellule ma sono in corso diversi studi clinici che hanno proprio come bersaglio le Treg e la loro funzione».

LA SFIDA FUTURA

La comprensione dei meccanismi di regolazione del sistema immunitario non è solo un capitolo di biologia di base: ha già cambiato la pratica clinica e continuerà a farlo. Le cellule T regolatorie rappresentano oggi uno dei bersagli studiati per migliorare l’efficacia delle immunoterapie e superare i limiti dei trattamenti disponibili. La sfida è rimuovere il freno che impedisce al sistema immunitario di riconoscere e attaccare il tumore, senza però compromettere l’equilibrio complessivo dell’organismo.

«Ancora una volta le scoperte sul funzionamento fisiologico del nostro sistema immunitario hanno portato a un Nobel per la Medicina e consolidano il ruolo attuale e prospettico dell’immunoterapia nel trattamento del cancro» conclude Maio.

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