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Oncologia

La svolta dei PROs: quando curare significa anche ascoltare

Gli esiti riferiti dai pazienti aiutano a capire meglio sintomi, effetti collaterali e qualità della vita: uno strumento chiave per terapie più efficaci e vicine ai bisogni reali

Nausea, dolore, stanchezza, insonnia. Sono effetti collaterali che spesso sfuggono ai radar clinici, ma che impattano in modo diretto sulla vita di chi è in trattamento per un tumore. La voce dei pazienti – su come si sentono davvero, giorno dopo giorno – è oggi uno strumento essenziale per valutare l’efficacia delle cure oncologiche. Sempre più studi, linee guida e agenzie regolatorie puntano sui cosiddetti Patient-Reported Outcomes (PROs): dati soggettivi, raccolti direttamente dai pazienti, che raccontano il “dietro le quinte” della terapia. Una prospettiva complementare, ma imprescindibile, per migliorare ricerca, assistenza e comunicazione.

Ne abbiamo parlato con Massimo Di Maio, professore Ordinario del Dipartimento di Oncologia presso l’Università degli Studi di Torino.

CHE COSA SONO I PROs?

I Patient-Reported Outcomes (PROs), o esiti riferiti dai pazienti, sono informazioni che arrivano direttamente dalla voce dei pazienti che partecipano a un trial clinico per la valutazione di un trattamento: attraverso l’uso di questionari, raccontano come si sentono, quali sintomi hanno e quanto questi influenzino la loro vita quotidiana. I PROs offrono informazioni aggiuntive, aiutando a valutare se il trattamento sperimentale consente ai pazienti non solo di vivere più a lungo, ma anche di vivere meglio, e se questo comporti un costo in termini di sintomi legati alla terapia. Si tratta di valutazioni personali, non filtrate né interpretate dai medici. Oggi, i PROs sono considerati uno strumento fondamentale per descrivere i sintomi soggettivi, cioè quelli che solo il paziente può percepire. Infatti, studi recenti hanno mostrato che, quando sono i medici a riportare questi sintomi al posto del paziente, il quadro tende a essere meno preciso e spesso vengono sottovalutate la frequenza e l’intensità degli effetti collaterali.

UN PARAMETRO SEMPRE PIÙ IMPORTANTE

«Mentre, in passato, erano trascurati in favore dei risultati (sicuramente importanti) di efficacia e sicurezza riportati dagli sperimentatori, negli ultimi anni, l’interesse per i PROs nella comunità scientifica oncologica sta aumentando notevolmente. Infatti, parte importante dei trattamenti oncologici sono proprio la qualità della vita e la percezione dei pazienti. Questi risultati vengono inclusi sempre più frequentemente negli studi, anche se spesso ancora non sono pubblicati con la stessa tempestività dei risultati che documentano l’efficacia e la sicurezza dei trattamenti. Tuttavia, anche le più importanti società scientifiche come l’European Society for Medical Oncology (ESMO) e l’American Society of Clinical Oncology (ASCO) stanno dando importanza ai PROs, inserendoli nei propri documenti per favorire un processo decisionale più efficace sul valore delle terapie oncologiche e invogliando anche i promotori degli studi clinici a inserirli tra gli obiettivi degli studi. Nel nostro Paese, l'Associazione Italiana di Oncologia Medica (AIOM) ha dedicato lo scorso anno un’intera conferenza nazionale a questo tema» racconta Di Maio.

ANCHE GLI ENTI REGOLATORI VOGLIONO ASCOLTARE

Non solo le società scientifiche e chi si occupa degli studi clinici in ambito oncologico danno crescente importanza agli esiti riportati dai pazienti, ma anche gli stessi enti regolatori, che hanno il compito di valutare, approvare, monitorare e regolamentare l’immissione in commercio e l’uso di farmaci: «Anche se non ancora formalmente regolamentato, l'utilizzo di questi dati è stato esplicitamente riconosciuto come utile dalle agenzie regolatorie nella valutazione dei farmaci sperimentali. I PROs iniziano a comparire in una percentuale sempre più alta di studi clinici e nei report che accompagnano l’iter di approvazione dei farmaci e il loro impiego è fortemente incoraggiato dagli enti regolatori. In Italia, AIOM è fortemente motivata a collaborare su questo tema e auspica che AIFA (Agenzia Italiana del Farmaco) promuova una maggiore considerazione di questi risultati, ad esempio come parametro utile per valorizzare un trattamento e valutarne l’eventuale rimborsabilità. Ad esempio, per stimolare il dibattito sull’impiego dei PROs e sul ruolo attivo dei pazienti nelle valutazioni regolatorie, non solo in oncologia ma anche in altri ambiti patologici, è nato il gruppo di lavoro PRO4all, che riunisce molte realtà tra cui AIOM, AISM, FAVO, FICOG, SIN e UNIAMO, coinvolgendo anche associazioni di pazienti. Anche a livello europeo cresce l’attenzione: all'inizio del 2024, l'Agenzia Europea per i Medicinali (EMA) ha organizzato un simposio dedicato all’utilizzo dei dati sulla qualità della vita nei processi regolatori» spiega Di Maio.

COMUNICARE MEGLIO CON I PAZIENTI

Ma il potenziale dei PROs ricade anche nella pratica clinica quotidiana e nel rapporto tra i pazienti oncologici e i medici: «Possiamo usare i dati raccolti negli studi per comunicare meglio con i pazienti, spiegando cosa devono aspettarsi da un trattamento e renderli parte integrante del dialogo medico-paziente, per avere elementi concreti per dire loro come si sentiranno realmente durante la terapia» spiega Di Maio. Infatti, i dati soggettivi, come dolore, nausea o affaticamento, sono spesso sottostimati dai medici rispetto a quanto riportato dai pazienti nei questionari. «È dimostrato che tutti i sintomi soggettivi sono sottovalutati dai clinici. Se non si usano strumenti specifici come i PROs, la fotografia che ne emerge è, quindi, solo parziale». L’uso strutturato dei PROs consente anche una gestione più personalizzata del paziente: «Ci permettono di cogliere aspetti soggettivi che spesso non emergono durante le visite. A volte, i pazienti non riferiscono sintomi perché li considerano “normali” o temono che lamentarsene possa ostacolare il trattamento. Spesso, semplicemente, non trovano lo spazio per farlo».

LA SVOLTA DIGITALE

Solitamente, i pazienti sono ben disposti a dedicare tempo alla compilazione dei questionari per la valutazione dei PROs, se sanno che i dati saranno presi in considerazione. È importante, però, che gli strumenti non siano troppo invasivi in termini di numero delle domande e frequenza della compilazione. In questo contesto, l’uso di strumenti digitali può favorire la comunicazione dei sintomi, anche al di fuori della visita medica. Un aspetto cruciale è chiarire che l’introduzione di questi strumenti non vuole sostituire la relazione diretta con i medici: «Può esserci, inizialmente, una certa diffidenza, la paura che i questionari digitali servano solo a tenere lontani i pazienti dagli ospedali, rinunciando all’empatia della comunicazione tradizionale. In realtà, il nostro obiettivo è proprio l’opposto: rafforzare il legame con il medico e migliorare la qualità dell’assistenza» conclude Di Maio.

METTERE DAVVERO IL PAZIENTE AL CENTRO

Il crescente riconoscimento del valore dei Patient-Reported Outcomes rappresenta un’evoluzione fondamentale nella medicina oncologica, non solo per arricchire la valutazione dei trattamenti sperimentali, ma anche per migliorare concretamente la relazione medico-paziente e la qualità dell’assistenza nella pratica quotidiana. Integrare la prospettiva del paziente nei percorsi di cura significa ascoltarne il vissuto, comprenderne le difficoltà e rispondere in modo più mirato ai bisogni reali. Oggi, accanto all’obiettivo di prolungare la vita, è sempre più centrale l’impegno a migliorarne anche la qualità e, per farlo, serve innanzitutto ascolto.

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