Per anni è rimasta ai margini dei percorsi oncologici, affidata alla sensibilità dei singoli centri o alla possibilità dei pazienti. Ora la nutrizione entra ufficialmente nella cura del cancro. La Camera dei deputati ha approvato all’unanimità una mozione bipartisan che riconosce il ruolo dell’alimentazione come parte integrante del trattamento oncologico e impegna il Governo a inserirla stabilmente nei percorsi di cura.
La mozione, promossa dall’intergruppo parlamentare “Insieme per un impegno contro il cancro”, stabilisce tre obiettivi chiave:
- l’inserimento del biologo nutrizionista nei Percorsi Diagnostici, Terapeutici e Assistenziali (PDTA) per i pazienti oncologici;
- la promozione di campagne di prevenzione basate sugli stili alimentari;
- il miglioramento della qualità dell’alimentazione nelle mense ospedaliere (con particolare riferimento alle strutture che accolgono pazienti oncologici).
PERCHÉ UNA MOZIONE DI QUESTO TIPO
L’approvazione della mozione parlamentare risponde a un’esigenza concreta: integrare la nutrizione clinica nei percorsi oncologici come parte integrante della cura. Le evidenze scientifiche più recenti confermano che l’alimentazione non è solo un fattore di prevenzione, ma può incidere sul decorso della malattia, sulla tolleranza ai trattamenti e sulla sopravvivenza.
Una revisione aggiornata delle linee guida dell’American Cancer Society (ACS), pubblicata nel 2024, sottolinea che modelli alimentari sani, come la dieta mediterranea e quella vegetariana o pescetariana, sono associati a una riduzione del rischio di cancro — in particolare al seno, al colon e al polmone. Inoltre, l’aderenza a un’alimentazione equilibrata e varia, con la presenza di alimenti semplici, è risultata correlata a una migliore qualità della vita e a una minore incidenza di complicanze durante il percorso terapeutico.
Parallelamente, uno studio condotto da Lamchabbek nel 2025 evidenzia come la malnutrizione nei pazienti oncologici sia un problema ancora ampiamente sottovalutato: riguarda fino al 50% dei pazienti in trattamento, con effetti negativi su prognosi, durata della degenza e risposta alle terapie. L’inserimento sistematico del nutrizionista clinico nei team multidisciplinari rappresenta quindi una strategia efficace per ridurre questi effetti, con benefici anche in termini di sostenibilità del sistema sanitario.
Alla luce di queste evidenze, la mozione approvata dal Parlamento rappresenta un primo fondamentale passo per colmare un vuoto assistenziale e promuovere una visione della cura oncologica che sia davvero globale, personalizzata e multidimensionale.
QUALI IMPATTI PER I PAZIENTI
La presa in carico nutrizionale rappresenta una opportunità concretissima per migliorare la cura e la qualità di vita. Pazienti meglio nutriti tendono a tollerare meglio la chemioterapia, a ridurre la perdita di massa muscolare e ad avere un minor rischio di ospedalizzazioni prolungate.
Inoltre, la presenza del professionista della nutrizione nel team oncologico aiuta a ridurre le disuguaglianze: non tutte le strutture hanno oggi lo stesso livello di supporto nutrizionale e la mozione mira anche a ridurre queste differenze territoriali.
COSA SI PUÒ FARE ORA
L’approvazione della mozione è un primo passo importante, ma perché abbia un impatto reale sulla vita dei pazienti è necessario tradurre questi impegni politici in azioni concrete e coordinate. Innanzitutto, sarà fondamentale coinvolgere in modo attivo le équipe oncologiche e nutrizionali nella definizione di modelli organizzativi condivisi, che integrino stabilmente la figura del nutrizionista all’interno dei PDTA. Non si tratta solo di aggiungere una professionalità, ma di costruire un nuovo approccio integrato alla cura.
Parallelamente, è essenziale rafforzare la comunicazione con i pazienti e le loro famiglie, attraverso materiali divulgativi e percorsi informativi mirati, affinché tutti sappiano che l’alimentazione è parte integrante del trattamento oncologico, non un aspetto secondario. Avere accesso a consigli nutrizionali personalizzati può fare la differenza nella qualità della vita durante le terapie.
Un altro fronte su cui agire riguarda le strutture sanitarie e assistenziali: le mense ospedaliere, in particolare quelle che accolgono pazienti oncologici, devono evolversi verso standard qualitativi più elevati. È necessario prevedere menù calibrati sui bisogni clinici dei pazienti, con attenzione alla varietà, alla digeribilità, alle esigenze specifiche (oncologiche, metaboliche, etiche). Anche questo è parte della dignità della cura.
Infine, sarà importante che le istituzioni -nazionali e regionali- monitorino l’attuazione della mozione, verificando che gli impegni presi trovino concreta applicazione sul territorio. Creare indicatori che misurino la presenza della figura nutrizionale nei PDTA, la qualità dell’alimentazione erogata in ospedale e l’impatto sulla malnutrizione oncologica potrà aiutare a trasformare questa iniziativa in un cambiamento duraturo e misurabile.


