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Oncologia

Tumore del polmone: cure più efficaci ma la sfida è la diagnosi precoce

Le terapie avanzano ma serve intercettare prima la malattia. La diagnosi precoce con TAC a basso dosaggio è la prossima grande sfida.

Grazie all’immunoterapia e alle terapie a bersaglio molecolare, il tumore del polmone fa sempre meno paura, anche nelle fasi avanzate. Non solo, nelle forme precoci queste stesse strategie stanno rivoluzionando la possibilità di evitare recidive. Ma nonostante i progressi, la grande sfida resta la stessa: la diagnosi precoce. Perché se la malattia viene scoperta in fase iniziale, parlare di guarigione non è più un'utopia. Sono questi i principali messaggi lanciati in occasione della Giornata Mondiale sul Tumore del Polmone (World Lung Cancer Day) che si celebra il primo di agosto.

TUMORE DEL POLMONE: I NUMERI

Con oltre 41 mila nuove diagnosi l’anno in Italia, il tumore del polmone rappresenta la seconda neoplasia più frequente dopo il carcinoma mammario. Purtroppo però, a differenza del seno, questo tumore è la prima causa di morte oncologica. Il fumo di sigaretta rappresenta di gran lunga il principale fattore di rischio. Spesso silente, la malattia tende a dare segni solo in fase avanzata, quando i sintomi -come tosse persistente, dolore toracico o difficoltà respiratorie- diventano evidenti. Questo rende difficile un trattamento tempestivo e riduce notevolmente le probabilità di cura.

COME SI CURA?

Fino a poco più di un decennio fa, l’unica opzione terapeutica era la chemioterapia, strategia dai risultati molto deludenti: solo il 5,5% dei pazienti con malattia avanzata era vivo a 5 anni dalla diagnosi. Una situazione di stallo che si è finalmente sbloccata grazie all'avvento dell’immunoterapia. Molecole come pembrolizumab, approvato dal 2017, hanno permesso a un numero crescente di pazienti di raggiungere una sopravvivenza a lungo termine, arrivando a oltre il 20% a 5 anni. E nuove generazioni di immunoterapici, come l’anticorpo bispecifico ivonescimab, stanno mostrando risultati promettenti nel migliorare ulteriormente la sopravvivenza, come emerso nello studio HARMONi-2 che abbiamo raccontato in questo nostro approfondimento.

LE TERAPIE A BERSAGLIO MOLECOLARE

C'è però un'ulteriore rivoluzione relativa alle terapie ed è quella dei farmaci a bersaglio molecolare, particolarmente efficaci nei pazienti con alterazioni genetiche specifiche. Le mutazioni di EGFR, ALK, ROS1 e BRAF – più frequenti nei non fumatori – possono infatti essere sfruttate per colpire selettivamente le cellule tumorali. Oggi si calcola che circa un terzo dei tumori del polmone presenta almeno una mutazione che pouò essere sfruttata come bersaglio. Osimertinib per EGFR, alectinib e lorlatinib per ALK sono solo alcuni dei farmaci che stanno cambiando lo scenario clinico, come abbiamo raccontato in questo nostro approfondimento.

L'IMPORTANZA DELLA DIAGNOSI PRECOCE

Di fondamentale importanza è la diagnosi precoce: intercettare il tumore del polmone quando è ancora in fase iniziale può fare la differenza tra una malattia curabile e una neoplasia difficile da controllare. Per raggiungere questo obiettivo, diversi paesi stanno avviando o ampliando programmi di screening basati sulla TAC a basso dosaggio, rivolti in particolare a fumatori ed ex fumatori ad alto rischio. I risultati sono promettenti. Uno studio pilota condotto nel Regno Unito su oltre 12.000 persone ha mostrato che oltre l’80% dei tumori diagnosticati grazie alla TAC era in stadio I o II, e nella maggior parte dei casi è stato possibile intervenire chirurgicamente. Questi dati confermano quanto lo screening mirato sia efficace nell’intercettare precocemente la malattia e nel migliorare le prospettive di cura.

LA SITUAZIONE IN ITALIA

Sulla base delle evidenze accumulate, nel 2022 la Commissione Europea ha aggiornato le raccomandazioni in tema di prevenzione oncologica, includendo anche lo screening polmonare con TAC a basso dosaggio. In Italia, però, non esiste ancora un programma nazionale strutturato. Alcune Regioni – tra cui Lombardia, Piemonte, Emilia-Romagna e Toscana – hanno attivato progetti pilota rivolti a fumatori ed ex fumatori ad alto rischio. La speranza è che questi percorsi possano rappresentare un modello per l’introduzione di uno screening organizzato su scala nazionale.

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