La terapia a bersaglio molecolare osimertinib, in combinazione con chemioterapia, entra ufficialmente tra le opzioni rimborsate in Italia per il trattamento di prima linea del carcinoma polmonare non a piccole cellule (NSCLC) con mutazione del gene EGFR, localmente avanzato o metastatico. L’approvazione dell’Agenzia Italiana del Farmaco (AIFA) segna un passo avanti decisivo nella cura di una delle forme più comuni e aggressive di tumore del polmone, offrendo ai pazienti una possibilità in più di controllo della malattia e di sopravvivenza a lungo termine. I dati parlano chiaro: a quattro anni dal trattamento il 49% dei pazienti sottoposti alla terapia è ancora in vita.
QUANDO IL TUMORE HA UNA MUTAZIONE SPECIFICA
Il carcinoma polmonare non a piccole cellule rappresenta circa l’85% di tutti i tumori del polmone. In circa un paziente su cinque si riscontra una mutazione del gene EGFR, che agisce come “motore” della crescita tumorale. Riconoscere questa alterazione è fondamentale perché consente di scegliere terapie mirate, come osimertinib, capaci di bloccare selettivamente il segnale che alimenta la proliferazione delle cellule neoplastiche.
Come spiega Silvia Novello, Presidente di Women Against Lung Cancer in Europe (WALCE) e direttrice dell’Oncologia Medica all’Ospedale San Luigi Gonzaga di Orbassano, «Nel 2024 in Italia sono stati stimati circa 45mila nuovi casi di tumore del polmone. Purtroppo, circa l’80% delle diagnosi avviene in fase avanzata, da qui l’importanza di opzioni terapeutiche sempre più efficaci. La mutazione del gene EGFR è presente nel 15% circa dei casi di carcinoma non a piccole cellule nella popolazione caucasica, con maggiore frequenza nei non fumatori. Lo studio FLAURA2 ha confermato la rilevanza della profilazione molecolare, indispensabile per guidare la scelta della cura».
L'EFFICACIA DELLA COMBINAZIONE
L’approvazione di osimertinib arriva dai risultati dello studio internazionale FLAURA2, pubblicato sul New England Journal of Medicine e aggiornato di recente alla World Conference on Lung Cancer 2025. La ricerca, condotta su oltre 550 pazienti con tumore del polmone metastatico e mutazione di EGFR, ha confrontato la combinazione di osimertinib e chemioterapia con il solo osimertinib, terapia di riferimento in prima linea. I risultati hanno mostrato un chiaro vantaggio per la combinazione: il rischio che la malattia peggiori o che il paziente muoia si è ridotto del 38%, con un controllo del tumore prolungato di quasi nove mesi rispetto alla monoterapia. Anche la sopravvivenza globale è migliorata in modo significativo: dopo quattro anni era vivo il 49% dei pazienti trattati con osimertinib più chemioterapia, contro il 41% di chi aveva ricevuto il solo osimertinib.
«Osimertinib in combinazione con chemioterapia stabilisce un nuovo punto di riferimento, con il più esteso beneficio in termini di sopravvivenza globale mai riportato in questo setting. Grazie alla nuova combinazione, è stata ottenuta una sopravvivenza mediana di quasi 4 anni, con una riduzione del rischio di morte del 23%. L’aggiunta della chemioterapia consente di superare i meccanismi di resistenza messi in atto dal tumore, realizzando un ulteriore progresso nella cura, ora disponibile anche per i pazienti italiani» spiega Filippo de Marinis, Direttore dell’Oncologia Toracica dell’Istituto Europeo di Oncologia e Presidente di AIOT.
NON SOLO MALATTIA METASTATICA
Ma c'è di più. AIFA ha inoltre approvato osimertinib in monoterapia per i pazienti con tumore del polmone in stadio III non resecabile e mutazione di EGFR, la cui malattia non è progredita dopo chemioradioterapia. In questa popolazione, lo studio LAURA, pubblicato sul New England Journal of Medicine, ha mostrato un 84% di riduzione del rischio di progressione o morte e una sopravvivenza libera da progressione superiore ai tre anni.
«Sono risultati senza precedenti -sottolinea De Marinis- in una popolazione che finora non disponeva di trattamenti specifici di mantenimento. Osimertinib, grazie all’approvazione AIFA, diventa la prima terapia mirata disponibile in questo setting ad intento curativo».
CRONICIZZARE LA MALATTIA
Grazie a queste due nuove approvazioni, osimertinib conferma il suo ruolo di farmaco cardine nella cura del tumore del polmone con mutazione di EGFR, sia nelle forme avanzate sia in quelle localmente non operabili. «Per i pazienti con questa tipologia di tumore -conclude la Novello- possiamo finalmente parlare di sopravvivenza a lungo termine. Il 63% dei pazienti trattati con la combinazione era vivo a tre anni e il 49% a quattro anni. È un progresso che consente a molte persone di tornare a una vita attiva e di qualità».