Anche dopo un intervento apparentemente risolutivo per la rimozione del tumore del pancreas, le probabilità di recidiva rimangono sempre alte a causa della capacità della malattia di creare micrometastasi. Per provare a ridurre questo rischio un gruppo di scienziati della University of California e dell'MD Anderson Cancer Center hanno messo a punto un vaccino terapeutico i cui risultati sembrerebbero davvero promettenti. I risultati, ottenuti su 25 pazienti, sono stati pubblicati su Nature Medicine: oltre il 70% dei pazienti ha sviluppato una risposta immunitaria mirata, con un effetto associato a migliori esiti clinici.
COMBATTERE LE MICROMETASTASI
Il tumore del pancreas è una delle neoplasie più difficili da trattare. In Italia si registrano circa 15 mila nuovi casi ogni anno. Spesso i sintomi sono vaghi e compaiono quando la malattia è già avanzata. Anche nei casi operabili -appena il 20% delle diagnosi- si sospetta quasi sempre la presenza di micrometastasi già al momento dell’intervento, responsabili di gran parte delle recidive.
LE TERAPIE
Negli ultimi anni, proprio per cercare di andare a colpire le micrometastasi responsabili delle recidive, la ricerca ha introdotto nuovi schemi terapeutici: tra questi il più innovativo è il regime PAXG somministrato prima dell’intervento, che ha dimostrato di aumentare la sopravvivenza libera da progressione rispetto agli standard. Un risultato davvero importante frutto della ricerca italiana (studio CASSANDRA) e presentato -come raccontato in questo nostro approfondimento- al recente congresso ASCO. Parallelamente ai cocktail di farmaci si stanno però sviluppando strategie innovative come i vaccini terapeutici, concepiti per insegnare al sistema immunitario a riconoscere e distruggere le cellule tumorali residue.
DAL VACCINO A mRNA A QUELLO A PEPTIDI
L’idea di un vaccino contro il tumore del pancreas non è nuova. Nel 2023 -come abbiamo raccontato qui- uno studio di fase 1 condotto dal Memorial Sloan Kettering Cancer Center e BioNTech aveva testato un vaccino a mRNA personalizzato, somministrato insieme a chemioterapia e immunoterapia, in pazienti operati senza metastasi visibili. In metà dei casi il trattamento aveva innescato una risposta delle cellule T tale da prevenire la recidiva a 18 mesi, un risultato incoraggiante ma ottenuto in una popolazione ristretta e poco rappresentativa della maggior parte dei pazienti. Il nuovo vaccino sviluppato da Elicio Therapeutics adotta un approccio diverso: utilizza peptidi “off-the-shelf”, frazioni di proteine pronte all’uso e non personalizzate, veicolati direttamente ai linfonodi per stimolare una risposta immunitaria contro cellule tumorali che possiedono mutazioni specifiche di KRAS, difetto genetico diffuso nella quasi totalità dei tumori del pancreas.
I RISULTATI DELLO STUDIO
Il trial di fase 1 AMPLIFY-201 ha coinvolto 25 pazienti -20 con tumore del pancreas e 5 con tumore del colon- che avevano completato i trattamenti standard ed erano ad alto rischio di recidiva. Dopo la vaccinazione, oltre il 70% ha sviluppato un aumento significativo di due tipi di cellule T del sistema immunitario dirette contro KRAS. Il beneficio clinico è risultato legato all’intensità della risposta immunitaria: tra i 17 pazienti con incremento delle cellule T superiore a nove volte, 11 non hanno avuto progressione di malattia a circa 20 mesi dal trattamento, mentre gli altri 6 hanno mantenuto il controllo della malattia dopo ulteriore chemioterapia. Al contrario, tutti gli 8 pazienti con risposta immunitaria più debole hanno presentato progressione e 7 sono deceduti.
LE PROSPETTIVE FUTURE
Attenzione però ai facili entusiasmi. Questi risultati, pur promettenti, derivano da uno studio di piccole dimensioni, senza gruppo di controllo, e dovranno essere confermati da trial già in corso. L’approccio a peptidi presenta però il vantaggio logistico di essere immediatamente disponibile ma resta da capire quali fattori impediscano in alcuni pazienti un’adeguata attivazione immunitaria. Se confermata, questa strategia potrebbe affiancare le terapie sistemiche già in uso, combinandosi con approcci chemioterapici intensivi come il PAXG e, in futuro, con vaccini personalizzati a mRNA.