I PROGETTI

La ricerca promossa da Fondazione Umberto Veronesi ha come obiettivo il miglioramento della qualità della vita.

Ad ogni risultato raggiunto corrisponde non solo la soluzione più utile e innovativa a un interrogativo scientifico, ma anche una nuova speranza per chi soffre, nuove prospettive di una vita migliore che incidono sulla famiglia, sul mondo del lavoro, sulla società intera.

Il progresso scientifico non si alimenta senza ricerca. Per questo motivo Fondazione Umberto Veronesi investe energie e fondi, e condivide con studiosi autorevoli importanti iniziative che possano aprire le porte al futuro. Per raggiungere questi obiettivi, ogni anno sosteniamo progetti di ricerca di elevato profilo scientifico e ampia ricaduta sulla salute pubblica, nel campo dell’oncologia e della prevenzione delle malattie croniche.

Salvaguardare la biodiversità vegetale in ottica One Health

Obiettivo

Identificare meccanismi che migliorino la sopravvivenza delle piante da agricoltura in situazioni climatiche estreme, nell’ottica di preservare la salute globale.

 

Dove si svilupperà la ricerca

Università degli Studi di Milano

Coordinatore: Lucio Conti


È ormai evidente che la salute del pianeta nel suo complesso sia condizione necessaria anche per la salute degli esseri viventi, uomo compreso. Questo approccio è definito One Health. La biodiversità negli ambienti naturali è fondamentale per la salute globale del pianeta e per mitigare eventi estremi come alte temperature, siccità o inondazioni. La biodiversità vegetale ha un ruolo di primo piano, e non va sottovalutato l’impatto dell'agricoltura: il12,6% della superficie terrestre è adibito alla coltivazione umana, che consuma più del 70% dell’acqua dolce disponibile ma è tra le principali vittime del cambiamento climatico. Sono quindi necessari studi più approfonditi per comprendere come le piante possano rispondere in modo più efficace alla siccità. Gli obiettivi del progetto sono, a partire dall’organismo modello della pianta Arabidopsis thaliana, caratterizzare i meccanismi per sopravvivere o ottimizzare la crescita in situazioni di siccità, per capire come migliorare la resilienza di specie selezionate per l’agricoltura con risorse idriche limitate. In parallelo, le stesse analisi verranno eseguite anche sulla coltura del cotone, per identificare potenziali meccanismi di difesa contro le condizioni ambientali più estreme.

Cellule tumorali circolanti: nuovi strumenti di diagnosi precoce e terapia per prevenire le recidive nel tumore al seno

Obiettivo

Aprire un nuovo laboratorio di ricerca traslazionale sulle cellule tumorali circolanti, per sviluppare metodi diagnostici non invasivi e identificare nuovi bersagli terapeutici per la prevenzione delle recidive nel tumore al seno.

 

Dove si svilupperà la ricerca

IRCCS Ospedale San Raffaele, Milano

Coordinatore: Emanuela Fina

 

Altri centri coinvolti:  

Istituto Clinico Humanitas, Rozzano (MI) 

Università degli Studi di Milano-Bicocca 

 

La principale causa di morte per cancro è la formazione di metastasi: questo vale anche per il tumore al seno, che metastatizza soprattutto a livello di ossa, polmone, cervello e fegato. Le metastasi nascono generalmente a partire da cellule tumorali circolanti (CTC), ovvero cellule che si staccano dal tumore e migrano attraverso il circolo sanguigno ad altre parti del corpo. In pazienti con tumore mammario in fase non avanzata, il rilevamento delle CTC si sta rivelando uno strumento utile per la diagnosi precoce. È stato inoltre osservato che gli aggregati di CTC sono in grado di sopravvivere meglio nel circolo sanguigno e di avere una maggiore capacità di formare metastasi rispetto ad altre cellule tumorali: possono quindi rappresentare un bersaglio terapeutico efficace. Questo progetto indagherà le caratteristiche delle CTC, con diversi obiettivi: sviluppare metodi di indagine diagnostica non invasivi e più accurati, accessibili a un numero più ampio di soggetti a rischio; individuare marcatori per monitorare la risposta del tumore ai trattamenti e sulla base dei quali modificare il protocollo di cura; individuare nuovi bersagli terapeutici e molecole farmacologiche per prevenire la formazione di metastasi.

Diagnosticare precocemente le metastasi di tumore al seno

Obiettivo

Validare un metodo di diagnosi precoce delle metastasi da tumore al seno invasivo attraverso una specifica risonanza magnetica total body.

Dove si svilupperà la ricerca

Istituto Europeo di Oncologia (IEO), Milano

Coordinatore: Monica Iorfida

 

Partecipanti

Marco Colleoni, Giuseppe Petralia, Massimo Bellomi, Paolo Veronesi, Viviana Galimberti, Mattia Intra, Mario Rietjens, Enrico Cassano, Gabriella Pravettoni, Ketti Mazzocco

Il carcinoma mammario è il tumore più frequente tra le donne al mondo. Nonostante i grandi passi avanti compiuti nella sua cura, il 20% circa delle pazienti muore a 10 anni dalla diagnosi; la principale causa di morte non è il tumore primario, ma le metastasi. È quanto mai necessario, quindi, identificare strategie di follow-up dopo il trattamento del primo tumore onde identificare con tempestività ricadute e metastasi, tenendo conto del tipo di tumore al seno, ad esempio positivo a HER2 o triplo negativo, che differiscono in termini di tempi di recidiva e diffusione metastatica. La risonanza magnetica diffusion whole body sta emergendo come uno strumento promettente per il rilevamento delle metastasi e il monitoraggio della terapia in diversi tipi di tumore e potrebbe essere uno strumento importante per il riscontro precoce di metastasi da carcinoma mammario. Obiettivo del progetto, denominato fREEDOM, è verificare, in donne con carcinoma mammario invasivo, se il follow-up annuale con risonanza magnetica diffusion whole body porti a una diminuzione del rischio di morte a 5 anni nelle pazienti analizzate, rispetto a pazienti seguite con metodi radiologici standard.

Prevenzione secondaria del tumore al seno: strategie integrate e personalizzate

Obiettivo

Mettere a punto strategie personalizzate di prevenzione secondaria del tumore al seno con un approccio integrato, personalizzato e di medicina di precisione.

Dove si svilupperà la ricerca

IFC-CNR di Pisa

Coordinatore: Sabrina Molinaro

 

Partecipanti

L’elenco completo di ospedali e centri diagnostici aderenti si trova sul sito www.pinkstudy.it

La diagnosi tempestiva dei tumori della mammella permette non solo una cura meno invasiva e meno costosa, ma anche una riduzione di mortalità; tuttavia questa può anche comportare sovra-diagnosi, sovra-trattamento e insostenibili costi economici e sociali. Date queste premesse, lo Studio P.I.N.K. vuole indagare le migliori forme di diagnostica e prevenzione secondaria del tumore al seno (mammografia, ecografia, tomosintesi o una loro combinazione) personalizzandole in base alle caratteristiche personali di ogni donna. In aggiunta, il progetto sfrutterà l’alto numero di donne reclutate per svolgere un’indagine nutrizionale, per la creazione di una biobanca di imaging e per un’analisi delle radiazioni impiegate. L’indagine nutrizionale potrebbe aprire nuove correlazioni tra stile di vita e rischio di specifiche forme di tumore, da usarsi come bussola sia per la prevenzione primaria sia per stabilire la prevenzione secondaria più efficace. La creazione di una biobanca di immagini e informazioni cliniche rappresenta uno strumento preziosissimo per la ricerca epidemiologica e clinica. L’analisi delle radiazioni permetterà una valutazione costi/benefici di eventuali danni da radiazioni rispetto a maggiore precisione e tempestività diagnostica. Globalmente, l’ampliamento apporta maggiore precisione e specificità nell’approccio di diagnostica integrata messa a punto nella prima parte del progetto, sempre più nella direzione della medicina personalizzata e di precisione.

LA CRIOABLAZIONE NEL TRATTAMENTO DEI TUMORI AL SENO A STADIO PRECOCE

Obiettivo

Valutare l’efficacia della crioablazione (rispetto all’approccio chirurgico standard) nel trattamento dei tumori al seno a stadio precoce e a basso rischio.

Dove si svilupperà la ricerca

Istituto Europeo di Oncologia (IEO), Milano 

Coordinatore: Franco Orsi

 

Partecipanti

Paolo Della Vigna, Mattia Intra, Francesca Magnoni, Elisabetta Munzone, Nadia Bianco, Enrico Cassano, Antuono Latronico, Luca Nicosia, Maria Cristina Leonardi, Nicola Fusco, Gabriella Pravettoni, Mara Negri, Patrick Maisonneuve 

 

Nel tempo il trattamento chirurgico del cancro al seno si è evoluto sempre di più verso un approccio conservativo, e la ricerca di strategie sempre meno invasive procede tuttora. Le nuove prospettive includono l'utilizzo di strategie percutanee, tra cui la crioablazione: una tecnica che usa temperature molto basse per distruggere le cellule (guidata da strumenti di imaging), già utilizzata nel trattamento di molteplici tumori maligni solidi. Numerose ricerche hanno mostrato che la crioablazione è efficace anche per il tumore al seno: mancano tuttavia evidenze robuste sui suoi benefici a lungo termine e sulla qualità di vita. 

Questo progetto vuole verificare se, nei carcinomi mammari a stadio precoce e a basso rischio, l’efficacia della crioablazione sia paragonabile o superiore a quella della chirurgia. L’ipotesi è che la crioablazione possa eliminare la lesione tumorale garantendo al contempo alle pazienti una migliore qualità di vita (minori disagi legati al trattamento, nessuna necessità di anestesia generale, miglioramento dei risultati estetici e del benessere) e un conseguente minor impatto psicologico, oltre che un miglior rapporto costo-efficacia, rispetto all’approccio chirurgico standard.

Nanotecnologie per il trasporto di sostanze citotossiche nella cura dei tumori cerebrali

Obiettivo

Sviluppare nuove formulazioni di nanovettori per il trasporto selettivo ed efficiente di farmaci nel trattamento dei gliomi cerebrali.

Dove si svilupperà la ricerca

Istituto Clinico Humanitas, Rozzano (Milano)

Coordinatore: Lorena Passoni

 

Partecipanti

Marco Pizzocri, Matteo Tamborini, Eliana Lauranzano (Laboratory of Pharmacology and Brain Pathology, Istituto Clinico Humanitas), Francesco Cellesi (Politecnico di Milano)

I tumori cerebrali sono tra le neoplasie con peggior prognosi. La sopravvivenza media a 5 anni dei pazienti affetti da glioblastoma (GBM) è inferiore al 10%. Anche nei casi in cui gli schemi terapeutici intensivi consentono di curare il 70-75% dei casi, come nel medulloblastoma (MB), la guarigione è spesso legata a sequele tardive. L’incapsulamento di molecole in particelle di dimensioni nanometriche (nanovettori) consente di migliorare le caratteristiche farmacologiche di un principio attivo. In particolare, la nanoformulazione dei chemioterapici permette di veicolarli selettivamente al sito tumorale, riducendo gli effetti collaterali e la dose necessaria. Obiettivo del progetto sarà sviluppare una strategia terapeutica per il trattamento del GBM e del MB, basata sull’uso di terapie convenzionali (radioterapia, chemioterapia) combinate a nanovettori. In particolare, si studieranno dei metodi per aumentare la permeabilità della barriera emato-encefalica ai nanovettori, così da garantire una quantità efficace del principio attivo al sito tumorale. Verranno inoltre studiate delle molecole efficaci contro le cellule di GBM e MB da incapsulare nei nanovettori, sia come agente singolo che in combinaazione, oltre a nuove strategie per aumentare la selettività dei nanovettori.

Ricerca di marcatori prognostici genomici per il tumore alla prostata

Obiettivo

Studiare le alterazioni genomiche delle cellule staminali nel tumore prostatico, per definire una “firma molecolare” che identifichi gruppi di pazienti con diversa prognosi.

Dove si svilupperà la ricerca

Istituto Europeo di Oncologia (IEO), Milano

Coordinatore: Salvatore Pece

 

Partecipanti

Ottavio de Cobelli

A causa dell’elevata variabilità genica delle cellule cancerose all’interno di ciascun tumore alla prostata, per un medico è difficile definire a priori come potrà evolvere la malattia e stabilire quale possa essere il migliore percorso terapeutico per ogni singolo paziente. Attraverso analisi genomiche condotte su un alto numero di pazienti, il progetto si prefigge di individuare delle “firme molecolari” (ossia un set di caratteristiche genomiche peculiari) che possano predire l’aggressività del tumore prostatico. Gli obiettivi saranno identificare i pazienti con maggior rischio di ripresa di malattia dopo i trattamenti standard in modo da predisporre interventi terapeutici ad hoc, e definire percorsi terapeutici mirati per gruppi di pazienti con specifiche alterazioni geniche. In particolare, le analisi genomiche verranno condotte sul comparto delle cellule staminali tumorali, un sottotipo di cellule all’interno del tumore dotate di elevata capacità rigenerativa e resistenza alle attuali terapie.

Colpire il microambiente tumorale per trattare il melanoma uveale

Obiettivo

Valutare un approccio farmacologico che blocca la comunicazione tra cellule maligne e microambiente tumorale nel trattamento del melanoma uveale.

Dove si svilupperà la ricerca

Università degli Studi di Brescia

Coordinatore: Sara Rezzola

 

Il melanoma è un tumore a carico delle cellule pigmentate del corpo chiamate melanociti. In rari casi, circa 400-500 ogni anno in Italia, questa neoplasia può colpire alcune zone dell’occhio come l’iride: in questo caso prende il nome di melanoma uveale. Questo tumore ha una prognosi infausta in circa 1 paziente su 3, spesso a causa della formazione di metastasi al fegato: a questo stadio non esiste una terapia farmacologica efficace e pertanto occorre individuare nuove strategie di cura. Le cellule del melanoma uveale sono in grado di dialogare col microambiente, cioè l’insieme di cellule che circondano il tumore stesso: fibroblasti, cellule dei vasi sanguigni e del sistema immunitario. Questo dialogo comporta alterazioni del microambiente e favorisce la crescita del tumore e la sua diffusione metastatica. Obiettivo del progetto sarà valutare un nuovo approccio farmacologico che, bloccando selettivamente una molecola chiamata FGF, sia in grado di bloccare la crescita e la diffusione del melanoma uveale agendo a livello della comunicazione tra tumore e microambiente.

Biopsia liquida per la diagnosi precoce dei tumori in persone con mutazioni su BRCA

Obiettivo

Utilizzare la biopsia liquida per cercare marcatori tumorali diagnostici e prognostici in pazienti con tumori al seno e alle ovaie e portatrici di mutazioni nei geni BRCA.

Dove si svilupperà la ricerca

Università degli Studi dell’Insubria, Varese

Coordinatore: Fausto Sessa 

 

Le persone portatrici di mutazioni nei geni BRCA hanno un rischio elevato di sviluppare tumori, soprattutto a seno e ovaie, e devono quindi seguire impegnativi protocolli di controlli e follow-up. Sono quindi necessari strumenti per una diagnosi della malattia tumorale ex novo, ma anche per una eventuale tempestiva diagnosi di ricaduta. La biopsia liquida è un esame in cui si cercano biomarcatori di una malattia tumorale in liquidi biologici, ottenuti con metodiche non invasive come un prelievo di sangue o urine. La rilevazione dei biomarcatori può indicare la presenza di malattia prima degli esami strumentali, contribuire a una migliore prognosi e a suggerire nuove linee di intervento terapeutico. I biomarcatori analizzati attraverso biopsia liquida vengono indagati ricercando piccole vescicole (chiamate esosomi), micro RNA e DNA rilasciati dalle cellule tumorali nel circolo sanguigno. Scopo del progetto è raccogliere campioni di sangue di pazienti portatrici di mutazioni su BRCA1 e BRCA2 durante le visite di follow-up, analizzare il DNA tumorale circolante e identificare marcatori o mutazioni aggiuntive che siano predittive di precoce insorgenza o ripresa di malattia.

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