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Nuove diagnosi in Italia nel 2024
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Tasso di sopravvivenza netta a 5 anni dalla diagnosi
Tumore dell'ovaio
Informazioni su fattori di rischio, sintomi e terapie disponibili, con risposte alle domande più frequenti.

Che cos’è il tumore dell’ovaio
Il tumore dell’ovaio è una neoplasia maligna che interessa le ovaie, organi che fanno parte dell’apparato genitale interno femminile, responsabili della produzione di ovociti e di ormoni come estrogeni e progesterone. Si tratta di una patologia insidiosa, spesso diagnosticata in fase avanzata a causa dell’assenza di sintomi specifici nei primi stadi. Il carcinoma ovarico è la più frequente causa di morte per tumore ginecologico. Se diagnosticato in fase iniziale, può essere superato.
Esistono diversi tipi di tumori dell’ovaio: epiteliali, i più comuni, che derivano dal rivestimento dell’ovaio, e non epiteliali (stromali e germinali), che derivano dall’interno dell'organo e comprendono il 5-10% di tutti i tumori ovarici.
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Fattori di rischio e prevenzione
Il tumore dell’ovaio è una malattia multifattoriale, il cui sviluppo può essere influenzato da fattori genetici, ormonali e legati allo stile di vita. Sebbene le cause precise che portano alla divisione incontrollata delle cellule ovariche non siano ancora completamente note, alcuni fattori di rischio sono stati identificati.
L’età rappresenta uno dei fattori di rischio, con un picco di incidenza tra i 50 e i 60 anni, cioè in donne in peri o postmenopausa. Tuttavia, alcuni tipi di tumore ovarico possono colpire anche donne più giovani.
La familiarità gioca un ruolo significativo: tra il 15% e il 25% dei tumori ovarici è legato a una storia familiare di tumore dell’ovaio, della mammella o dell’utero. La presenza di mutazioni ereditarie dei geni Brca1 e Brca2 può incidere notevolmente sul rischio di sviluppo del tumore. Le donne con mutazione di Brca1 hanno un rischio del 39-46% di sviluppare il tumore ovarico, mentre con mutazione di Brca2 il rischio si attesta tra il 10% e il 27%. Sebbene portare queste mutazioni non comporti una certezza di malattia, è cruciale sottoporsi a controlli regolari e informare i familiari che potrebbero essere portatori della stessa mutazione.
Il test genetico per individuare mutazioni nei geni Brca1 e Brca2 è uno strumento chiave per valutare il rischio e identificare strategie preventive. Non esistendo strategie preventive efficaci per il tumore dell’ovaio, l’annessiectomia profilattica bilaterale (asportazione di tube ed ovaie) è in grado di prevenire la quasi totalità dei tumori ovarici su base genetico-ereditaria. Questo intervento è consigliato nelle donne con mutazione del gene Brca 1 e Brca 2 che hanno già avuto gravidanze o ha superato l’età fertile.
Anche il sistema endocrino gioca un ruolo importante. Ovulazioni ripetute sembrano aumentare il rischio, mentre gravidanza, allattamento prolungato e uso di contraccettivi orali offrono una certa protezione grazie alla riduzione del numero di ovulazioni. Allo stesso modo, condizioni come menarca precoce o menopausa tardiva sono state associate a un rischio maggiore, così come l’endometriosi, una patologia ginecologica cronica che può favorire lo sviluppo del tumore ovarico.
Infine, fattori legati allo stile di vita come obesità, fumo e sedentarietà aumentano il rischio di sviluppare questa neoplasia. L’adozione di abitudini salutari, come mantenere un peso adeguato, praticare regolare attività fisica e seguire una dieta equilibrata, può contribuire a ridurre la probabilità di ammalarsi.
Per le donne con alto rischio genetico, oltre all’annessiectomia profilattica, è fondamentale seguire programmi di sorveglianza personalizzati con controlli regolari. Questi possono includere ecografie transvaginali e dosaggi di marcatori tumorali come il CA125, anche se non rappresentano veri e propri strumenti di screening preventivo per la popolazione generale.
Infine, è essenziale informarsi adeguatamente sul proprio rischio e consultare uno specialista per definire le strategie più adatte al proprio caso, migliorando così le possibilità di prevenzione e diagnosi precoce.
Sintomi e diagnosi
Il tumore dell’ovaio è spesso definito una malattia "silenziosa" perché i sintomi tendono a comparire in maniera evidente solo nelle fasi più avanzate. Tra i segnali più comuni vi sono il gonfiore addominale persistente o intermittente, la necessità frequente di urinare e il dolore addominale.
Altri sintomi, meno comuni ma comunque rilevanti, includono l’inappetenza, perdite ematiche vaginali anomale e cambiamenti nelle abitudini intestinali, come stitichezza o diarrea. Tuttavia, si tratta di sintomi molto aspecifici, che nella maggior parte dei casi non sono legati alla presenza di un tumore. È fondamentale prestare attenzione quando questi sintomi si presentano per la prima volta, persistono ogni giorno per oltre 12-15 giorni al mese e si prolungano per più di due o tre mesi consecutivi. In tali casi, è consigliabile consultare il proprio medico per approfondimenti.
La diagnosi del tumore dell’ovaio richiede un approccio multidisciplinare e l’utilizzo di diverse metodiche. Il primo passo è solitamente un’ecografia pelvica, seguita dalla misurazione dei marcatori tumorali nel sangue, come CA125, CA19.9, HE4, CE15.3 e CEA. Questi esami aiutano a identificare eventuali anomalie, soprattutto se il quadro ecografico è sospetto.
In caso di dubbi, ulteriori accertamenti possono includere una TAC addominale e una PET, strumenti diagnostici avanzati che consentono di rilevare aree con elevata attività metabolica, tipiche delle cellule tumorali. È importante sottolineare che il Pap test, comunemente utilizzato per la prevenzione del tumore del collo dell’utero, non ha alcuna utilità diagnostica per il tumore dell’ovaio.
Un aspetto cruciale nella diagnosi è determinare se la neoplasia sia confinata alle ovaie o se abbia già coinvolto altre aree pelviche o organi distanti. Per escludere un’origine tumorale primitiva dall’apparato gastrointestinale, si possono eseguire anche gastroscopia e colonscopia.
Il carcinoma ovarico è classificato in quattro stadi principali:
- Stadio I: limitato alle ovaie e/o alle tube di Falloppio.
- Stadio II: coinvolgimento di una o entrambe le ovaie ed estensione all’area pelvica.
- Stadio III: metastasi peritoneali al di fuori della zona pelvica e/o metastasi ai linfonodi della stessa zona.
- Stadio IV: presenza di metastasi a distanza, solitamente al fegato o ai polmoni.
La prognosi dipende in gran parte dallo stadio in cui il tumore viene diagnosticato. Una diagnosi tempestiva è fondamentale per migliorare le prospettive di trattamento e sopravvivenza.
Come si cura
Il trattamento del tumore dell’ovaio dipende dallo stadio della malattia e dal tipo istologico, oltre che dalle condizioni generali della paziente.
La chirurgia rappresenta il pilastro della terapia. Dal momento che una buona percentuale di casi, il 70%, si sottopone alla terapia in stadio avanzato, il trattamento d’elezione è la citoriduzione primaria, che ha l’obiettivo di rimuovere il più possibile la massa tumorale visibile. A seconda dello stadio della malattia la chirurgia può essere più o meno invasiva: nei casi in cui la neoplasia è limitata all’ovaio, è possibile sottoporre le pazienti ad un trattamento chirurgico mini-invasivo. Nelle donne che desiderino avere dei figli, è percorribile anche la chirurgia conservativa, quando si tratta di tumori non epiteliali e in quelli agli stadi precoci. In questo ultimo caso, la paziente deve tuttavia sapere del rischio di recidive più alto, rispetto alla chirurgia non conservativa, con la raccomandazione di sottoporsi a follow-up più intensi.
Alla chirurgia si affianca il trattamento chemioterapico che ha lo scopo di consolidare la riduzione del tumore ottenuto dall’operazione. I farmaci somministrati sono a base di paclitaxel e carboplatino. Nei tumori avanzati o recidivanti, può essere necessaria anche una chemioterapia di salvataggio. Negli ultimi anni, le terapie mirate hanno rivoluzionato l’approccio al trattamento del tumore dell’ovaio, con farmaci come gli inibitori di PARP, particolarmente efficaci nei casi di tumori con mutazioni BRCA.
Quanto è diffuso in Italia
Nel 2024 sono stimate circa 5.423 nuove diagnosi di tumore dell’ovaio. Nel 2022 i decessi stimati sono stati 3.600. Il tasso di sopravvivenza netta a 5 anni dalla diagnosi è del 43%, con una probabilità di vivere ulteriori 4 anni condizionata ad aver superato il primo anno dopo la diagnosi pari al 55%. Sono 52.800 le donne viventi in Italia dopo una diagnosi di tumore dell’ovaio.
[Dati AIOM - Associazione Italiana Oncologia Medica pubblicati in “I numeri del cancro in Italia - 2024”]
Le 5 domande più frequenti sul tumore dell’ovaio
Le donne con mutazioni nei geni BRCA1 e BRCA2, una storia familiare di tumori ovarici o mammari, e quelle che non hanno avuto gravidanze sono più a rischio.
I sintomi includono gonfiore addominale persistente, dolore pelvico, difficoltà digestive, stanchezza inspiegabile e cambiamenti nelle abitudini intestinali.
Non esistono programmi di screening affidabili per la popolazione generale, ma le donne ad alto rischio possono sottoporsi a controlli mirati come ecografie transvaginali e analisi del CA-125.
La terapia principale è chirurgica, seguita da chemioterapia. In alcuni casi, vengono utilizzate terapie mirate con inibitori di PARP.
Sebbene non esista una prevenzione primaria efficace, esistono fattori protettivi che riducono il rischio di insorgenza come l’uso prolungato di contraccettivi orali e interventi preventivi per le donne a rischio, oltre a una dieta a basso contenuto di grassi saturi e trans e l’allattamento al seno.
NOTA BENE: Le informazioni contenute in questa pagina non sostituiscono il parere e le spiegazioni del tuo medico.