No all’acqua del rubinetto nei paesi a rischio. Attenzione anche alle altre bevande, alla frutta, alla verdura e al pesce crudo
Vero è che quasi la metà delle tossinfezioni alimentari è causata da errori di preparazione commessi tra le mura domestiche. Ma altrettanto innegabile è che un aumento dei casi si verifichi nel periodo estivo: in concomitanza con le vacanze. «In questo periodo il rischio cresce poiché la moltiplicazione microbica è favorita dalle temperature miti - afferma Anna Teresa Palamara, ordinario di microbiologia all’università Sapienza di Roma e presidente della Società Italiana di Microbiologia -. Occorre prestare massima attenzione alle uova e a tutti i prodotti derivati, come i dolci a base di creme. Ma anche pesce e crostacei, soprattutto crudi, possono essere fonte di tossinfezioni alimentari».
PRECAUZIONI A TAVOLA
Suona strano ai più, ma in realtà le maggiori insidie le porta con sé l’acqua. «Nei paesi in cui i servizi igienico-sanitari risultano inadeguati, può essere contaminata dalle feci e diventare un grande serbatoio di agenti patogeni - spiega Cecilia Ambrosi, ricercatrice presso il dipartimento di sanità pubblica e malattie infettive dell’università Sapienza -. Quando ci si reca in paesi in via di sviluppo, è necessario fare molta attenzione all’acqua da bere, al ghiaccio, a tutte le bevande e ai cibi crudi preparati con acqua non sicura».
Diarrea del viaggiatore, amebiasi, febbre tifoide e colera le sindromi più diffuse a livello internazionale. «Nelle zone a rischio è indispensabile utilizzare esclusivamente acqua minerale imbottigliata o disinfettata anche per l’igiene orale - chiosa Ambrosi -. Devono essere servite in lattine o bottiglie sigillate anche le bevande gassate, i succhi di frutta preparati commercialmente e le bevande alcoliche. Più sicure sono quelle servite bollenti: come avviene per il tè e il caffè in alcuni stati dell’Africa e del Medio Oriente».
Meglio dare spazio ai cibi cotti, dunque. Da escludere, se possibile, il consumo di “street food”. Capitolo pesce: particolare riguardo va posto nei confronti dell’anisakis, un parassita che si incista soprattutto nello stomaco di crostacei, ma anche acciughe, naselli, sgombri, suri e pesci sciabola. I rischi derivano dal consumo di pesce crudo - molto frequente in Olanda, Scandinavia, Giappone e Sud America - che permette alla larva di giungere viva nell’intestino dell’uomo. «Le parassitosi da anisakis provocano dolori addominali, nausea, vomito e febbre - puntualizza Palamara -. Per evitarle bisogna consumare pesce freschissimo o congelato appena pescato: così i parassiti, resistenti ad aceto, limone e ai processi di affumicatura, muoiono».
QUALE PROFILASSI?
Il rischio di contrarre malattie infettive dipende dalle caratteristiche del paese visitato. Pertanto, prima di intraprendere un viaggio all’estero, è bene documentarsi circa la presenza di epidemie in corso e le condizioni igienico-sanitarie della meta delle vacanze. paese di destinazione. «A chi si reca nei paesi ad alta endemia consigliamo sempre di vaccinarsi contro l’epatite A almeno tre settimane prima di partire - precisa Dolores Limongi, specialista in microbiologia e ricercatrice presso l’istituto San Raffaele Pisana di Roma -. L’efficacia protettiva è molto elevata e, con una dose di richiamo entro 6-12 mesi, può essere confermata per altri dieci anni». Più difficile, invece, è difendersi dalle infezioni batteriche e dagli altri virus, spesso privi di adeguate coperture vaccinali.
Le vaccinazioni da fare per chi viaggia in aree a rischio
Rabbia Questo vaccino è indicato soltanto per i viaggiatori che corrono il rischio di entrare in contatto con animali potenzialmente infetti (in tutto il mondo). Le tre dosi vanno somministrate nell'arco di 21-28 giorni per garantire protezione dalla zoonosi
che colpisce animali selvatici e domestici e si può trasmettere all’uomo e ad altri animali attraverso il contatto con saliva di animali malati, quindi attraverso morsi, ferite, graffi, soluzioni di continuo della cute o contatto con mucose anche integre
Febbre gialla La vaccinazione, in singola dose, è raccomandata a chi viaggia verso aree a rischio. La profilassi, che garantisce una copertura per dieci anni, è obbligatoria per diversi Stati africani (Angola, Benin, Burundi, Camerun, Congo, Costa d’Avorio, Gabon, Ghana, Guinea Bissau, Liberia, Mali, Niger, Repubblica Centroafricana, Repubblica Democratica del Congo, Ruanda) e comunque fortemente raccomandata per chi è diretto verso il Centro e il Sud dell'America
Encefalite giapponese La vaccinazione va effettuata attraverso due dosi, da somministrare a un mese di distanza l'una dall'altra. L'infezione è presente in quasi tutti i Paesi asiatici, limitatamente alle aree rurali
Encefalite da zecche La vaccinazione è indicata ai viaggiatori che hanno in programma di trascorrere molto tempo a contatto con la natura. La malattia è particolarmente presente negli Stati baltici, nella Slovenia e in Russia
Febbre tifoide Sono due i vaccini disponibili per prevenire l'infezione (causata dal batterio Salmonella typhi): uno orale e uno intramuscolare (una sola iniezione due settimane prima del viaggio). Il vaccino è raccomandato ai viaggiatori a rischio che partiranno per l'Africa settentrionale e occidentale, l'Asia Meridionale, alcune aree dell'Indonesia e del Perù. La trasmissione può avvenire per via diretta attraverso le feci o, più frequentemente, per via indiretta, tramite l’ingestione di cibi o bevande maneggiate da persone infette o tramite la contaminazione, attraverso gli scarichi fognari, dell’acqua usata per bere o per lavare il cibo
Colera Il vaccino consiste in due dosi orali da assumere a 7-14 giorni di distanza l'una dall'altra. Per i bambini (2-5 anni) ne sono richieste tre. Chi deve effettuare questa vaccinazione? Soltanto i viaggiatori ad altro rischio che si recano in Paesi poveri (sopratutto in Asia e in Africa) con sistemi fognari inadeguati e mancanza di acque potabili
Epatite A La vaccinazione - due dosi da effettuare sei mesi prima della partenza - deve essere effettuata da tutte le persone che si apprestano a partire verso Paesi in cui le condizioni igieniche sono di scarsa qualità e dove la salubrità dell'acqua da bere è poco controllata. Il virus dell'epatite A si trasmette per via oro-fecale attraverso l’ingestione di cibi e bevande contaminate da acque sporche