Molti strumenti tengono il paziente collegato con l’ospedale digitalizzato e il medico può intervenire appena i dati peggiorano. Fascicolo sanitario elettronico, big data, Ai fanno parte di questo sistema
«Ci ha cambiato la vita. E l’ha cambiata ai nostri pazienti. Basti un dato: subiscono meno ospedalizzazioni». Si sta parlando della cardiologia digitale cui sono stati dedicati due giorni a Ragusa il 10-11 novembre, definendola “una nuova idea di Sanità”. Uno dei direttori scientifici del convegno, il dottor Antonino Nicosia, direttore della Cardiologia e del Dipartimento cardioneurovascolare all’Ospedale Giovani Paolo II di Ragusa, ne parla con grande convinzione.
UN REGISTRATORE SOTTOPELLE
«È un altro mondo. Noi medici ospedalieri abbiamo strumenti che hanno aperto nuove vie di comunicazione, modi diversi di fare diagnosi e sono migliorate le nostre capacità gestionali del paziente», dice. Un paziente che non viene mai lasciato solo grazie proprio ai tanti strumenti digitali, molti indossabili: un esempio è lo smartwatch, specie di orologio da polso che invia segnali sullo stato fisico della persona ai computer opportunamente già digitalizzati della cardiologia ospedaliera. Un altro è un loop recorder, grande come il cappuccio di una biro che si infila sottopelle davanti al cuore e per tre anni registra e comunica l’andamento del cuore, come pure, in alternativa, defibrillatori e pacemaker anch’essi collegati con wifi o bluetooth con l’ospedale.
SCOMPENSO CARDIACO SOTTO CONTROLLO
Meno ospedalizzazioni, si diceva. «Certo, perché con questo telemonitoraggio continuo – spiega Nicosia – intercettiamo prima il problema e interveniamo per tempo. La malattia più importante che si avvale maggiormente di questi vantaggi è lo scompenso cardiaco, che presenta continue ricadute ed è la prima causa di ricovero in quanti hanno più di 65 anni». A soffrire di scompenso cardiaco sono circa 600mila in Italia, il 10 per cento tra quanti hanno appunto raggiunto i 65 anni di età. In questo collegamento a distanza, che crea tanta vicinanza paziente-specialista, intervengono il fascicolo sanitario elettronico, i big data, l’intelligenza artificiale e i finanziamenti del Pnrr che, nei fondi dedicati alla digitalizzazione dell’amministrazione pubblica, contiene un capitolo specifico per la medicina. L’intelligenza artificiale in una enorme mole di dati permette di scovare informazioni che, sotto la sola guida del cervello umano, potrebbero restare nascoste.
TELEMEDICINA UTILE, MA POCO USATA
«La cartella clinica digitale, integrata con tutti i servizi – riprende il dottor Antonino Nicosia – permette con un clic di mettere a disposizione del medico tutti i dati utili per i controlli progressivi. Tra l’altro, il controllo continuo, che può spingere il cardiologo a contattare il paziente di sua iniziativa se i dati peggiorano, toglie al malato il senso di abbandono e lo stimola a essere aderente alla cura». Una delle meraviglie dei nuovi strumenti sta per esempio nel fatto che lo smartwatch permette di ottenere, dovunque ci si trovi, un elettrocardiogramma anche a 12 derivazioni. Dov’è il lato negativo? «Purtroppo nel fatto che la così straordinaria telemedicina viene usata poco. In Sicilia al 15-18 per cento, nelle regioni più all’avanguardia si arriva al 30 per cento. Che è una cifra ancora bassa rispetto alla potenzialità di queste risorse», conclude il dottor Antonino Nicosia.
Serena Zoli
Giornalista professionista, per 30 anni al Corriere della Sera, autrice del libro “E liberaci dal male oscuro - Che cos’è la depressione e come se ne esce”.