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Cardiologia
Fabio Di Todaro
pubblicato il 15-10-2015

Diabete 2, se la chirurgia è più efficace dei farmaci



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A lungo termine la chirurgia metabolica assicura risultati migliori rispetto alle terapie tradizionali. Se il paziente è anche obeso, la correzione dello stile di vita non basta

Diabete 2, se la chirurgia è più efficace dei farmaci

Il bisturi al posto dell'insulina per curare il diabete di tipo 2 (oltre tre milioni i malati in Italia) non è soltanto un'ipotesi affascinante percorsa dagli scienziati più intraprendenti, ma un'opportunità - rivolta soltanto alle persone diabetiche e obese - in grado di far chiudere i conti con la malattia e ripristinare il normale funzionamento del pancreas.


Leggi il blog sul diabete curato da Stefano Del Prato


NUOVI BENEFICI DALLA CHIRURGIA

Entrando in sala operatoria è possibile controllare il diabete più di quanto non si riesca a fare correggendo la dieta, lo stile di vita e seguendo una terapia farmacologica. La conferma giunge da uno studio pubblicato su The Lancet, condotto a quattro mani dall'Università Cattolica di Doma e dal King’s College di Londra. Le evidenze dovranno trovare conferme in sperimentazioni più ampie, ma risultano meritevoli di attenzione. Nel corso della ricerca sono stati arruolati sessanta pazienti diabetici adulti, con indice di massa corporea superiore a 35: obesi.

Il campione è stato suddiviso in tre gruppi, per cui erano previsti due trattamenti differenti: quello "soft" basato su dieta, esercizio fisico e trattamento con farmaci (ipoglicemizzanti o insulina), l'altro mirato a chiarire l'efficacia della chirurgia bariatrica - utilizzata per ridurre il peso nei pazienti obesi in cui si registrano diversi fallimenti dietetici - sulla remissione dal diabete di tipo 2. I quaranta pazienti candidati a entrare in sala operatoria sono stati suddivisi in due sottogruppi: uno trattato con il bypass gastrico, l'altro con la diversione biliopancreatica. Cinque anni dopo aver intrapreso i rispettivi percorsi, il 50% dei pazienti sottoposti a chirurgia era ancora in fase di remissione dal diabete. Dato che non registrava alcuno dei pazienti in cura con le terapie convenzionali.

I pazienti operati - oltre ad aver perso buona parte dei chili in eccesso – avevano anche un rischio cardiovascolare inferiore (misurato attraverso i cambiamenti di peso, dell'indice di massa corporea, della pressione arteriosa e dei livelli di lipidi plasmatici) e una migliore qualità di vita rispetto agli altri pazienti. 

BYPASS COME PRIMA SCELTA

Alcuni studi avevano evidenziato un significativo miglioramento del diabete di tipo 2 nei pazienti trattati chirurgicamente, fermandosi però a due anni dall'intervento. Oggi si sa che i benefici sono visibili anche un lustro più tardi e che, tra le diverse metodiche in uso, il bypass gastrico - con cui si crea una nuova via che permette al bolo alimentare di “saltare” parte dello stomaco e il primo tratto dell’intestino tenue, per ridurre l’assorbimento dei nutrienti - è quello che meglio sintetizza le esigenze di costi e benefici.

«La capacità della chirurgia di garantire un ottimale controllo glicemico e una riduzione della necessità di insulina e altri farmaci dimostra che questo nuovo approccio terapeutico al diabete possa avere vantaggi anche sotto il profilo del rapporto costo-beneficio», sostiene Francesco Rubino, prima firma dello studio e direttore della cattedra di chirurgia bariatrica e metabolica del King’s College di Londra. Riscontri positivi sembrano esserci anche sul piano economico. Uno studio condotto in Svezia e appena pubblicato su The Lancet Diabetes & Endocrinology ha valutato i costi di gestione dei pazienti diabetici obesi trattati convenzionalmente o ricorrendo alla chirurgia. Risultato? Nessuna differenza per il portafoglio, a fronte di un beneficio per la salute.

Fabio Di Todaro
Fabio Di Todaro

Giornalista professionista, lavora come redattore per la Fondazione Umberto Veronesi dal 2013. Laureato all’Università Statale di Milano in scienze biologiche, con indirizzo biologia della nutrizione, è in possesso di un master in giornalismo a stampa, radiotelevisivo e multimediale (Università Cattolica). Messe alle spalle alcune esperienze radiotelevisive, attualmente collabora anche con diverse testate nazionali ed è membro dell'Unione Giornalisti Italiani Scientifici (Ugis).


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