Sovrappeso e familiarità, ma anche il peso alla nascita possono influire sul rischio di ipertensione nei bambini
Passano troppe ore su internet, praticano poca attività fisica e seguono una dieta scorretta. Questo è lo scenario per un bambino italiano su cinque e come conseguenza, oltre al sovrappeso e l'obesità, può registrarsi l’ipertensione. Sì: anche i bambini possono avere la pressione alta. E il problema è che, oltre alla salute dei più piccoli, «un bambino iperteso sarà molto probabilmente un adulto iperteso, quindi più a rischio di avere un malattia cardiovascolare: ovvero la prima causa di morte e di spesa sanitaria nei paesi occidentali», sostiene Gianfranco Parati, direttore dell'unità operativa di cardiologia dell'ospedale San Luca - Istituto Auxologico Italiano di Milano e presidente della Società Italiana di Ipertensione Arteriosa.
IN ITALIA L'IPERTENSIONE RIGUARDA 4 BAMBINI SU 100
Secondo i dati elaborati dalla società, il quattro per cento dei bambini e degli adolescenti italiani tra i 4 e i 18 anni ha la pressione alta e quattro bambini su cento sono ipertesi già alle elementari. Il problema, dunque, non appartiene soltanto ai giovani statunitensi, considerati più abituati a consumare alimenti poco salutari e ad avere uno stile di vita sedentario. «Esiste una correlazione tra il tempo trascorso di fronte a dispositivi elettronici e l'incidenza dell'obesità e dell'ipertensione in età infantile - afferma Rinaldo Missaglia, presidente del Sindacato Italiano Medici Pediatri di Famiglia (Simpef) -. Gli ultimi dati europei ci vedono purtroppo sopra la media europea, per sovrappeso e obesità infantile: con una situazione grave sopratutto in alcune regioni del Sud. Ancora attuale è inoltre il problema del fumo di sigaretta, che contribuisce a determinare un quadro di ipertensione. Idem dicasi per la sedentarietà: eppure bastano trenta minuti al giorno per almeno quattro volte alla settimana per ridurre i valori della pressione».
Che l'incidenza dell’ipertensione arteriosa tra i bambini sia in continua crescita lo dimostra anche l'attenzione rivolta dalla Società Europea dell'Ipertensione, che per la prima volta ha emanato le linee guida rivolte all'età pediatrica. Dai dati risulta che il 5-6 per cento dei bambini e degli adolescenti del Vecchio Continente in apparente buona salute in realtà è iperteso. ma nei bambini obesi la percentuale sale fino al 22 per cento. Oltre agli stili di vita, però, anche il peso basso o eccessivo alla nascita così come la familiarità possono determinare l'ipertensione. Un motivo in più per raccontare al pediatra del proprio figlio se in famiglia ci siano già alcuni casi di ipertensione.
SI PUO' ESSERE IPERTESI IN ETA' INFANTILE?
IPERTENSIONE NEI BAMBINI: COME SCOPRIRLA?
Ma come si riscontra l'ipertensione in un bambino? Sul punto fanno chiarezza le ultime indicazioni dell'American Academy of Pediatrics: basterebbe misurare la pressione una volta all'anno, a partire dal quinto anno di vita. Compito che sono chiamati a svolgere i pediatri e, perché no, le scuole. Mentre, a partire dai 14 anni, il compito diventa dei medici di medicina generale, che dai pediatri «raccolgono il testimone» dell'assistenza degli adolescenti. A differenza di quanto accade nell'adulto, dove la condizione viene rilevata oltre un valore limite, nei bambini non è possibile stabilire oltre quale soglia l'aumento pressorio determini un incremento del rischio cardiovascolare. Oltre a valutare il peso e l'altezza, si ragiona in percentili: valutando cioè se i valori di pressione sanguigna sono più alti rispetto a quelli rilevati in una quota di coetanei (in questo caso il 95 per cento).
Ipertensione: conta di più la massima o la minima?
NEI BAMBINI I FARMACI NON SERVONO (QUASI MAI)
E come si cura, eventualmente, l'ipertensione infantile? «L'aspetto positivo è che nei bambini basta quasi sempre un intervento sugli stili di vita per far regredire l'ipertensione», afferma Marco Giussani, pediatra di libera scelta e segretario del gruppo di Studio di Ipertensione della Società Italiana di Pediatria. Aggiunge Parati: «Rimandando l'intervento al momento in cui compare un danno d'organo provocato dall'ipertensione, non si potrà mai tornare alla situazione di partenza. Nessun farmaco è in grado di far scomparire le calcificazioni da un'arteria. Mentre l'ipertensione diagnosticata in un soggetto giovane non è mai resistente alle terapie, dei quali l'attività fisica e la dieta rappresentano un elemento fondamentale».
LE MODIFICHE ALLO STILE DI VITA
I cardini delle raccomandazioni per la prevenzione e il trattamento della ipertensione arteriosa nell’infanzia rimangono tre:
agire sull’eccesso di peso
aumentare l’attività fisica (40' per 3-5 volte a settimana)
ridurre il sale nella dieta.
«La principale novità riguarda la relazione tra zuccheri semplici, acido urico e valori pressori - chiosa Giussani -. Gli zuccheri, e specificamente il fruttosio particolarmente contenuto nelle bevande zuccherate, aumentano la concentrazione di acido urico nel sangue, fattore che nei bambini è associato a un maggior rischio di ipertensione», come peraltro dimostrato in uno studio pubblicato sul Journal of Pediatrics.
Altre indicazioni utili da seguire prima di mettere a tavola i bambini:
consumare assieme a loro cibi salutari (frutta, verdura, legumi, prodotti a base di cereali integrali, pesce)
usare come bevanda soltanto l'acqua
ridurre le porzioni
invogliarli a fare colazione.
I dieci alimenti che contengono più sodio
Salsa di soia (sodio: 5,72/100 grammi prodotto) Si tatta di un condimento che nasce in cina, ma oggi risulta diffuso in tutta la cucina orientale (giapponese, filippina, coreana e indiana). La salsa è ottenuta mescolando soia, grano tostato, acqua e sale. Il suo uso sta iniziando a diffondersi molto anche in Italia. Il contenuto di sale e glutammato non ne rende consigliabile l'uso in diete povere di sodio. Al momento i nutrizionisti non quantificano l'utilizzo raccomandato. La Società Italiana di Nutrizione Umana (Sinu) consiglia di «limitare l’uso di condimenti alternativi contenenti sodio: come la salsa di soia, il dado da brodo, il ketchup e la senape»
Minestrone liofilizzato (sodio: 5,6/100 grammi prodotto) Si tratta di una soluzione sempre più diffusa in quanto di facile realizzazione. I prodotti liofilizzati vengono congelati, dopodiché disidratati per eliminare virus e batteri.
E la salute è più protetta. Ecco perché le confezioni devono essere ermetiche (controllate sempre con cura, al momento dell’acquisto), sterili e chiuse sottovuoto. Ma i prodotti liofilizzati hanno un contenuto di sale che spesso trascuriamo, perché non vediamo. Prodotti surgelati e liofilizzati risultano spesso addizionati in sale al fine di garantire una maggiore sapidità al palato del consumatore
Prosciutto crudo di Parma (sodio: 2,57/100 grammi prodotto) Non contiene conservanti. Ma in ragione del suo contenuto di sale, necessario al fine di evitare contaminazioni batteriche, il Prosciutto crudo di Parma va consumato con parsimonia. In cento grammi di prosciutto, c'è il quantitativo di sodio massimo che non dovrebbe essere superato ogni giorno, secondo l'Organizzazione Mondiale della Sanità
Salame Brianza (sodio: 1,8/100 grammi di prodotto) Si tratta di un prodotto che viene realizzato nell'omonima zona, a nord di Milano e a sud di Como. Il Salame Brianza viene prodotto con carni suine provenienti da allevamenti della Lombardia, dell'Emilia Romagna e del Piemonte
Caviale (sodio: 2,2/100 grammi di prodotto) Il caviale si ottiene attraverso il trattamento e salatura delle uova di diverse specie di storione. Anche in questo caso, però, negli anni si è riusciti a realizzare un prodotto con quantità di sale (e dunque di sodio) più contenute. Anzi: oggi il caviale di maggiore qualità è considerato proprio quello meno salato
Salmone affumicato (sodio: 1,88/100 grammi di prodotto) Il salmone affumicato è ormai da anni un alimento presente in molti pranzi e cene, anche in Italia. A premiarlo è la sua versatilità: si può usare dalle tartine alla pasta, per imbottire torte salate e preparare carpacci. La maggior parte del pesce che finisce sulle tavole italiane proviene da allevamenti, principalmente scandinavi
Pecorino Si tratta di un formaggio prodotto esclusivamente con latte di pecora. Si tratta di un prodotto di origine mediterranea, ma è prodotto e diffuso anche altrove. Il sale ha funzione di salatura, selezione della flora batterica e conservazione dell'umidità in superficie
Salame Felino (sodio: 1,69/100 grammi di prodotto) Viene prodotto in provincia di Parma, come testimonia anche il suo nome, legato al Comune di Felino. Come accade per tutti i salami, anche il Felino riceve un trattamento di salagione e speziatura. In questo caso cento grammi di prodotto consumati in un solo giorno permettono di assumere quasi il 60 per cento del quantitativo di sodio massimo indicato dall'Organizzazione Mondiale della Sanità
Salame Napoli (sodio: 1,69/100 grammi di prodotto) A dispetto del nome, si tratta di una produzione diffusa in tutta la Campania. Cento grammi di prodotto garantiscono una quantità di sodio pari al 60 per cento di quello massimo indicato dalle istituzioni sanitarie. Ma per una visione più globale, e non limitata soltanto al sodio e alla prevenzione delle malattie cardiovascolari, è meglio guardare ai 50 grammi a settimana di cui parla l'Organizzazione Mondiale della Sanità, per tenere sotto controllo anche il potenziale cancerogeno delle carni trasformate
Prosciutto crudo disossato, privo di grasso visibile (sodio: 2,4/100 grammi di prodotto) Il prosciutto crudo è in assoluto il salume col maggior contenuto di sale. E, di conseguenza, di sodio (pari al 40 per cento del quantitativo di sale). Negli anni i contenuti sono stati ridotti, ma l'aggiunta è inevitabile nel momento in cui occorre affrontare un lungo periodo di stagionatura