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Fumo
Serena Zoli
pubblicato il 08-10-2021

Smettere di fumare e ingrassare: perché accade e come evitarlo



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Perché a volte chi smette di fumare prende peso? Si studia il sistema oppioide del cervello. Ma le ragioni sono complesse, così come le risposte

Smettere di fumare e ingrassare: perché accade e come evitarlo

«Se non fumo mangio di più e ingrasso». A stornare la voglia di abbandonare sigarette, sigari e pipa è spesso la paura di ingrassare. Ma da dove nasce lo strano collegamento no fumo-sì cibo? All’università del Minnesota (Usa) uno psicologo, Mustafa al’Absi, ha guidato una ricerca sul tema, per la precisione sul motivo per cui smettendola col tabacco poi ci si precipita verso alimenti “esagerati”: pieni di sale, o di zucchero, di grasso. Tantissime calorie e, di conseguenza, un certo (o tanto) aumento di peso. Perché l’abbandono della nicotina spinge verso il junk food, dicono chiaramente gli studiosi del Minnesota, verso il “cibo spazzatura”. Che vuol dire tante calorie ma “vuote” di nutrimento.

FUMATORI E NON FUMATORI DAVANTI AL CIBO

La loro ricerca ha puntato sul coinvolgimento del sistema oppioide del cervello, responsabile della dipendenza da droghe e della regolazione dell’appetito. Il tutto è stato pubblicato sulla rivista Journal of Drug and Alcohol Dependence. Come esperimento si sono arruolati fumatori e non fumatori di età 18-75 anni per due sessioni di laboratorio. E’ stato chiesto loro di astenersi da qualunque consumo di nicotina per 24 ore e a tutti è stato distribuito in modo casuale un placebo o una pastiglia da 50 mg di naltrexone, un farmaco usato nel trattamento delle dipendenze. Alla fine di ogni sessione, è stato offerto a tutti i partecipanti un vassoio contenente vari spuntini differenti tra loro in dimensioni e in contenuto energetico di sale, zucchero, grasso. Scelta libera per ognuno.

I benefici dello smettere di fumare

I benefici dello smettere di fumare

02-05-2018
SPUNTINI CONTRO LO STRESS

E così i ricercatori hanno osservato che i fumatori in astinenza di nicotina si servivano di cibi con più calorie rispetto ai non fumatori. E anche rispetto a quelli che avevano ricevuto il naltrexone, non il placebo. «E’ evidente che il cibo viene usato per contrastare lo stress, il fastidio tipici di uno stato di astinenza – commenta il dottor al’Absi -. Tutti i risultati, anche pre-clinici, mostrano che lo stress aumenta la propensione per cibi ricchi di zuccheri e grassi». - il naltrexone riduce alla norma l’ingestione di calorie, cioè allo stesso livello dei non fumatori. Questo suggerisce, dicono gli studiosi, che il sistema oppioide possa fungere da meccanismo che limita la voglia di calorie indotta dall’astinenza dalla nicotina. Un dato che potrebbe risultare utile nello sviluppo di nuovi trattamenti anti-fumo e, comunque, per capire quanto influisce sul rischio di ricaduta.

 

CRAVING, LA FAME DELLA MENTE

«Questi risultati riprendono precedenti studi circa l’impatto del tabacco sull’appetito e aiutano a identificare l’influenza di un importante legame biologico tra il sistema oppioide e il craving di nicotina in caso di astinenza dal fumo», osserva il dottor Mustafa al’Absi. Va detto che craving non si può tradurre con voglia, semmai con bramosia, una sorta di “fame” pressante della mente.

 

IL RUOLO DEI RECETTORI

«Sì, è vero, il sistema oppioide del cervello è legato anche al controllo dell’appetito – interviene la dottoressa Chiara Veronese, farmacologa e consulente nutrizionale al Centro anti-fumo dell’Istituto nazionale dei tumori a Milano -. I recettori di questo sistema vengono sollecitati dallo stress causato dall’astinenza dal fumo e in tal modo aumenta l’appetito. Il naltrexone, invece, è un antagonista, quindi “spegne” i recettori e taglia così la voglia di alimenti più che sostanziosi». O cibo spazzatura.

 

LA BILANCIA NON È UNA CONDANNA

Continua la dottoressa Veronese spiegando che il naltrexone viene impiegato contro l’obesità proprio perché controlla la fame. E aggiunge che altri studi già hanno collegato il sistema oppioide con lo stress per chi sospende le sigarette. Ma, soprattutto, le preme sottolineare che non sempre si ingrassa a smettere di fumare. «Quanto al perché succede, se succede, i fattori sono molto più numerosi del coinvolgimento del sistema oppioide del cervello, sarebbe riduttivo fermarsi qui», dichiara. Mettiamoli in fila questi fattori.

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PERCHÉ SI PUÒ INGRASSARE SMETTENDO DI FUMARE

  1. lo stress per astinenza dal fumo riduce la produzione di dopamina, il neurotrasmettitore che può definirsi un “ormone del piacere” e che la nicotina sollecitava. Il cervello però ha bisogno di quel “piacere” ed ecco che si rifà con i cosiddetti comfort food, tra cui il massimo è la cioccolata
  2. il non fumare riduce il metabolismo basale, cioè quante chilocalorie consumiamo in stato di riposo. Si consuma in genere dal 3 al 5 per cento in meno. Ad esempio, nel caso di un fumatore con un consumo basale di 1.200 chilocalorie si parla di 50-60 chilocalorie consumate in meno. Affinché non si trasformino in chili in più occorre o mangiare un po’ meno o fare attività fisica
  3. si aggiunga che la nicotina ha un blando potere anoressizzante, cioè di togliere la fame. A volte invece di uno stuzzichino ci si accende una sigaretta
  4. smesso col fumo, dopo un po’ si percepiscono meglio gli odori e i sapori: ciò comporta che si prova più gusto a mangiare, dunque si è portati a indulgere a tavola.
  5. scatta la compensazione orale. Se una sigaretta si consuma in 10 boccate, con un pacchetto se ne fanno 200 al giorno di boccate. Vuol dire che per 200 volte porto qualcosa alla bocca e questo gesto manca. Ma ritorna sotto forma di sgranocchiare, piluccare qualcosa…
  6. ecco il craving per la mancanza della nicotina. E’ una bramosia che prende allo stomaco e non distingui se è vera fame (di cibo) o astinenza. Quando cedi, non è che afferri una mela, no, hai voglia di gelato o cioccolata. Oppure ti butti su qualcosa di piacevole perché grasso: i formaggi.
 

COME FARE A NON PRENDERE PESO?

Riprende il filo del discorso la dottoressa Chiara Veronese per spiegare che strategie o forze mettere in campo perché il virtuoso abbandono del tabacco non imponga il contrappasso dell’aumento di peso non voluto. «Occorre imparare a distinguere quello che è fame e quello che è astinenza, dunque non mangiare per compensazione. Inoltre, se si prende una decisione così importante come buttare via le sigarette, si deve essere pronti a un cambiamento. Di abitudini, di qualche stress e anche, se accade, di prendere qualche chilo in più. Se si aumenta, è nei primi mesi, non è che si continua a crescere. Ma questo vuole anche dire che si torna a quello che sarebbe il nostro vero Io fisico, la nostra vera identità corporale».

 

COMUNQUE LEGGERI, CON L'ADDIO AL FUMO

Di vantaggi, sono enormi quelli che si ottengono in termini di salute e leggerezza con l’abbandono del tabacco. Su cui occorre vigilare e farsi aiutare per non prendere chili soprattutto in presenza di diabete, ipertensione e, appunto, sovrappeso, sottolinea Chiara Veronese. Che ricorda, in chiusura, e raccomanda i Centri antifumo: «Prescrivono farmaci che aiutano a staccarsi facilmente dalla nicotina e forniscono un supporto psicologico per i dubbi o per i momenti in cui si cederebbe e ci si accenderebbe volentieri una sigaretta». 

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Serena Zoli
Serena Zoli

Giornalista professionista, per 30 anni al Corriere della Sera, autrice del libro “E liberaci dal male oscuro - Che cos’è la depressione e come se ne esce”.


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