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Ginecologia
Donatella Barus
pubblicato il 29-11-2019

HIV: in Europa diagnosi tardiva per oltre la metà delle donne


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Le nuove diagnosi di HIV in Europa sono state 141.000 nel 2018. In un terzo dei casi si tratta di donne e spesso la scoperta è tardiva

HIV: in Europa diagnosi tardiva per oltre la metà delle donne

In Europa sono soprattutto le donne quarantenni a pagare il prezzo di una diagnosi tardiva di sieropositività all’HIV. Per loro, infatti, è più probabile scoprire tardi di avere contratto il virus, con implicazioni gravi sulla possibilità di intervenire tempestivamente, aumentare le possibilità di controllare l’infezione e scongiurare ulteriori contagi. In generale, il problema di una diagnosi tardiva riguarda oltre la metà delle donne europee sieropositive.

IN EUROPA 141.000 NUOVE DIAGNOSI DI HIV NEL 2018

I dati provengono dall’ultimo rapporto di sorveglianza su HIV e AIDS in Europa per il 2018, pubblicato a cura dell’European Centre for Disease Prevention and Control (ECDC) e dell’ufficio regionale europeo dell’Organizzazione Mondiale della Sanità. Come sottolineato nel report, spiccano i dati sulle donne, che rappresentano circa un terzo delle 141.000 nuove diagnosi nel Vecchio Continente. Fra le diagnosi femminili, i due terzi dei casi riguardano donne fra i 30 e i 49 anni, quasi sempre (92%) eterosessuali. Nel 54% dei casi, queste donne arrivano tardi a scoprire di essere infettate dall’HIV. In particolare, le donne fra i 40 e i 50 anni hanno da tre a quattro volte in più la probabilità di ricevere una diagnosi tardiva rispetto alle ragazze più giovani. Negli uomini la percentuale di diagnosi tardive è di poco inferiore (52%), con evidenti differenze in base al tipo di trasmissione: gli uomini che hanno rapporti sessuali con altri uomini arrivano tardi alla diagnosi nel 41% dei casi, chi contrae il virus con rapporti eterosessuali nel 60% dei casi. 

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PERCHÉ UNA DIAGNOSI TEMPESTIVA FA LA DIFFERENZA

Sono circa 120.000 le persone con HIV che non sanno di averlo, pari al 14 per cento del totale dei sieropositivi in Europa. Il tempo medio dal contagio alla diagnosi è di 2,9 anni. Se si arriva tardi a identificare l’infezione da HIV, spiegano gli autori del report, il rischio è che il sistema immunitario sia già compromesso, che i farmaci antiretrovirali siano meno efficaci, col risultato di ridurre le possibilità di avere una vita lunga e in buona salute. Inoltre, più è lungo il tempo fra il contagio e la diagnosi, più aumenta il rischio di trasmettere inconsapevolmente l'infezione altre persone. Questo per due motivi: non solo chi è sieropositivo può mettere in atto misure preventive (usando i profilattici), ma la terapia con antiretrovirali se messa in atto tempestivamente, riduce la capacità di contagio del virus.

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DIFFONDERE I TEST E L'INFORMAZIONE

È importante potenziare la diffusione e la disponibilità dei test HIV, sottolineano le istituzioni sanitarie, insieme a una corretta sensibilizzazione sui rischi legati alle malattie sessualmente trasmesse. «Troppe persone vivono con l’HIV senza esserne consapevoli» ha commentato Vytenis Andriukaitis, Commissario europeo per la salute e la sicurezza alimentare. «Prima donne e uomini conoscono la loro condizione di positività all’HIV, prima possono essere sottoposti a trattamenti antiretrovirali e possono fermare la trasmissione sessuale del virus. Questo fa una grande differenza per le persone con HIV e per chi vive loro accanto. È fondamentale, perciò, che i servizi sanitari pubblici promuovano un facile accesso ai test e un rapido collegamento con le cure». Questo dovrebbe includere l’offerta attiva del test da parte dei servizi sanitari.

LE MISURE NECESSARIE

Diverse sono le misure proposte per ridurre i tempi di diagnosi dell’HIV nelle donne:

  • aumentare la consapevolezza fra le donne e gli operatori sanitari
  • offrire consulenza e test adeguati ai bisogni femminili
  • informare le partner degli uomini a cui è diagnosticato l’HIV
  • implementare test HIV di routine associati a condizioni di salute specifiche, come altre infezioni a trasmissione sessuale, epatiti virali, tubercolosi o certe forme di cancro; 
  • rendere disponibili test e trattamenti all’interno delle comunità vicine alle popolazioni che ne hanno bisogno.

 

I TREND IN EUROPA

Nell'ultimo decennio si registra un calo delle nuove diagnosi e una riduzione significativa dei contagi per via eterosessuale e di quelli per via iniettiva. Il rapporto sottolinea la rilevanza dell'HIV nelle popolazioni di migranti o di persone nate in paesi esteri, che contraggono il virus in Europa. I numeri, anche in questo caso, sono in calo, ma nel 2018 rappresentano ben il 42% delle nuove diagnosi. Questo impone a gran voce la necessità di campagne informative specifiche per le comunità di stranieri.

L'HIV IN ITALIA

I nuovi casi di persone con HIV nel 2018 sono stati 2.847, con un tasso rispetto alla popolazione totale in calo (erano 6-7 persone su 100.000 dieci anni fa, oggi sono meno di 5). Nel 2018 le donne con nuova diagnosi di HIV sono state 618.

Donatella Barus
Donatella Barus

Giornalista professionista, dirige dal 2014 il Magazine della Fondazione Umberto Veronesi. E’ laureata in Scienze della Comunicazione, ha un Master in comunicazione. Dal 2003 al 2010 ha lavorato alla realizzazione e redazione di Sportello cancro (Corriere della Sera e Fondazione Veronesi). Ha scritto insieme a Roberto Boffi il manuale “Spegnila!” (BUR Rizzoli), dedicato a chi vuole smettere di fumare.


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