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Neuroscienze
Serena Zoli
pubblicato il 19-12-2016

La sindrome di Tourette: cos’è e come si cura



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Tic involontari e ripetitivi: così la sindrome di Tourette si manifesta da bambini. In due casi su tre sparisce con la pubertà. Scoperte particolarità nel cervello dei soggetti colpiti

La sindrome di Tourette: cos’è e come si cura

La sindrome di Tourette è la malattia dei tic. Quasi sconosciuta in Italia, come si dolgono gli specialisti del disturbo. Il nome scientifico è sindrome di Tourette, dal nome del neurologo francese Gilles de la Tourette che verso la fine dell’Ottocento la individuò e ne descrisse un quadro clinico.

I tic, molto spesso occasione di presa in giro, possono essere di varia natura: sospiri, raschiamento di gola, movimento della spalla, torsione della testa, colpo di tosse, una vocale ripetuta oppure una parola (quando non parolaccia) in mezzo al discorso comune. Qualcosa di ritmico e ossessivo, del tutto involontario, che si impone alla persona. La quale spesso viene fatta oggetto di scherzi, tanto più che i colpiti sono per lo più bambini.

 

SINDROME DI TOURETTE MATERIA BIANCA E GRIGIA

A riportare d’attualità questa sindrome, e il mistero che la avvolge, è una ricerca della Washington University School of Medicine a St. Louis, pubblicata sulla rivista Molecular Psychiatry. Ricerca fatta indagando con la risonanza magnetica il cervello di 103 bambini colpiti dalla sindrome di Tourette e di altri 103 bambini dalle stesse caratteristiche privi del disturbo.

Quello che hanno rilevato gli scienziati è una quantità significativamente maggiore di materia grigia nel talamo, ipotalamo e mesencefalo. La materia grigia è quella in cui il cervello elabora le informazioni, notano i ricercatori americani. E aggiungono che, dall’altro canto, hanno colto una minore quantità di materia bianca nella corteccia che sta sopra gli occhi e nella corteccia prefrontale mediale. «La materia bianca fa in un certo senso il cablaggio del cervello», spiegano. «Consiste più che altro di assoni (prolungamenti dei neuroni ndr) ricoperti di mielina e trasmette segnali alla materia grigia. Meno materia bianca potrebbe indicare una minore efficienza nella trasmissione delle sensazioni, mentre il surplus di materia grigia potrebbe voler dire che le cellule nervose stanno mandando un surplus di segnali».

 

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TIC DA MALESSERE

Con questo non abbiamo scoperto nulla di definitivo, avvertono in conclusione gli studiosi di Washington, ma i cambiamenti da noi colti nel cervello di chi ha i tic possono costituire un punto di partenza per altre ricerche. «Oltretutto», osserva lo psichiatra Kevin J, Black, a capo dell’indagine, «le regioni dove noi abbiamo visto dei mutamenti sono connesse alle sensazioni e all’elaborazione sensoriale. Ora, molte persone affette dalla sindrome di Tourette spiegano che i loro tic partono soprattutto in risposta a sensazioni insolite, come se quella parte del corpo non fosse a posto. E aggiungono che dopo il tic si sentono meglio». Cristiano Termine, docente di neuropsichiatria infantile all’Università dell’Insubria, uno dei non tanti studiosi e terapeuti italiani della sindrome di Tourette, commenta: «L’attivazione continua che si manifesta nel tic può giustificare che la sostanza grigia sia più spessa, come se i neuroni lì fossero sempre sotto stimolazione. I neuroni possono anche diventare più grandi, il che non può avvenire senza conseguenze. Per parte sua il calo della materia bianca potrebbe significare dei cali di conduzione degli stimoli, come se ci fossero dei “cavi” troppo piccoli per riuscire a trasmettere». Allora che cosa si sa del Tourette? «Che colpisce circa l’uno per cento della popolazione, quindi non è per nulla raro; che l’esordio di solito è nell’età scolare 6-9 anni; che è un disturbo del neurosviluppo, come l’autismo per esempio; e che – questa è la buona notizia - nella maggioranza dei casi sparisce con la pubertà».

 

LE PAROLACCE

Tuttavia in un terzo dei casi i tic restano anche nell’età adulta. Problema serio è come gestire socialmente questo disturbo. «Fastidiosi soprattutto i tic fonatori: sospiri, vocali, parole ripetute a sproposito», continua il professor Termine, «Oltretutto in un 15-20 per cento di casi si tratta di parolacce. Già i compagni di scuola si sa come trattano quel bambino là che “fa dei versi”…, se poi si tratta di parolacce, tanto per il piccolo quanto per l’adulto la faccenda è molto dura». Davvero non riescono a frenarsi? «Si dice che siano gesti involontari, tuttavia io li definirei semi-involontari, Perché la persona se lo vuole e per un certo tempo può bloccare i tic. Basterebbe vedere una visita medica con questi soggetti: spesso neanche l’ombra di un tic, che pure servirebbe per meglio capire». Prosegue Termine: «Questo sforzo di trattenersi crea un malessere crescente, paragonabile allo sforzo, di trattenere uno starnuto o di avvertire un prurito e non potersi grattare. Se il disturbo è grave, la vita sociale e lavorativa si presenta ben difficile».

 

IPERATTIVI O OSSESSIVI

Aggiunge il professor Termine che la sindrome di Tourette a volte compare associato o al disturbo di iperattività (Adhd) o al disturbo ossessivo compulsivo (Doc). «Si intuisce che siano coinvolte le stesse strutture cerebrali perché anche i pensieri ossessivi sono non controllabili e ripetitivi come i tic», nota Cristiano Termine.

 

TERAPIE PER LA SINDROME DI TOURETTE

La mancanza di conoscenze sull’origine, significa che non ci sono terapie per la sindrome di Tourette? «E’ una condizione molto complessa da gestire e in Italia, poi, è ben poco conosciuta», risponde il neuropsichiatra infantile. «Si interviene con le sedute di terapia cognitivo-comportamentale per “educare” a superare i tic oppure a conviverci mettendo in atto strategie alternative per “scaricare” il tic che si ha su un altro tic meno imbarazzante. Se il caso è particolarmente grave, si ricorre ai farmaci. Esistono farmaci sintomatici, per capirci come fa la tachipirina che abbassa la temperatura. Qui “abbassano” il tic, che scompare. Ma fintanto che si continua a prendere quel farmaco. Inoltre ci sono i neurolettici. In più se il malato è affetto da iperattività o da disturbo ossessivo, riceverà i farmaci per queste due patologie. No, non è affatto una condizione facile da gestire».

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Serena Zoli
Serena Zoli

Giornalista professionista, per 30 anni al Corriere della Sera, autrice del libro “E liberaci dal male oscuro - Che cos’è la depressione e come se ne esce”.


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