Dona ora
Pediatria

Microbioma e immunità: la prevenzione passa anche dall’intestino

Nei primi 1.000 giorni di vita si gettano le basi del sistema immunitario. Scopriamo perché agire sul microbioma nei primi anni significa fare prevenzione a tutela della salute

Il microbioma è un vero e proprio addestratore del sistema immunitario. Come ogni forma di addestramento, anche quella orchestrata dal microbioma ha bisogno del tempo giusto per funzionare: nei primi 1.000 giorni di vita – dal concepimento fino ai due anni – si gioca una partita cruciale per la salute di tutta la vita.

Il messaggio è emerso con forza nel corso dell’80° Congresso della Società Italiana di Pediatria, tenutosi a Napoli lo scorso maggio. Ma resta oggi, più che mai, un invito alla riflessione e all’azione, soprattutto per chi si occupa di bambini sin dalla nascita.

IL MICROBIOMA NEI PRIMI MILLE GIORNI

Siamo abituati a sentire spesso parlare di microbioma, ma in che modo si collega alla “finestra critica” dei primi 1.000 giorni?

«Agire sul microbioma nei primi due anni di vita è una forma di prevenzione primaria comparabile a quella delle vaccinazioni. Significa programmare un sistema immunitario capace di distinguere ciò contro cui combattere da ciò che va tollerato», ha spiegato il professor Alessio Fasano, Direttore del Mucosal Immunology and Biology Research Center del Massachusetts General Hospital di Harvard e tra i massimi esperti mondiali nel campo delle interazioni tra microbioma, sistema immunitario e malattie infiammatorie croniche. «È in questo periodo che si costruisce un equilibrio duraturo tra organismo e microbi. Se disturbato – da un parto cesareo non necessario, un’alimentazione sbilanciata o un uso eccessivo di antibiotici – il sistema immunitario può essere programmato male e diventare iperattivo, favorendo infiammazioni croniche», se geneticamente predisposti.

Allergie, obesità, celiachia, diabete di tipo 1, ma anche disturbi del neurosviluppo come autismo e ADHD, sono alcune delle condizioni sempre più diffuse in età pediatrica che – secondo la ricerca – possono trovare origine proprio in una “disbiosi” precoce.

CONSIGLI UTILI

Le evidenze scientifiche non mancano. Ecco alcune azioni già alla portata di pediatri e famiglie, in accordo con le evidenze scientifiche.

  • Favorire il parto vaginale quando possibile: il neonato eredita un microbioma “selezionato” e compatibile con il proprio profilo genetico.
  • Limitare l’uso non necessario di antibiotici, soprattutto nei primi due anni di vita: molte infezioni virali non richiedono trattamenti antibiotici, che possono alterare l’equilibrio del microbioma.
  • Promuovere l’allattamento materno ed in genere un’alimentazione sana e ricca di fibre, già dallo svezzamento: “Quello che mangiamo noi, lo mangiano anche i nostri microrganismi. E se diamo ‘cibo spazzatura’, nutriamo i batteri sbagliati”, sottolinea Fasano.
  • Evitare stress eccessivo e abitudini troppo occidentalizzate nei primi mesi di vita, quando il microbioma è ancora in costruzione e cerca un “accordo” con l’organismo.

«Questi risultati rafforzano ulteriormente la centralità dei primi 1.000 giorni di vita nello sviluppo della salute futura. È in questo arco di tempo che pediatri e genitori possono, insieme, costruire le basi di un sistema immunitario sano. Ai pediatri spetta il compito di guidare e orientare, alle famiglie quello di mettere in pratica scelte consapevoli: dall’alimentazione all’uso responsabile degli antibiotici, fino allo stile di vita. È un’alleanza che può fare davvero la differenza», sottolinea Rino Agostiniani, Presidente della SIP.

UNA MEDICINA SU MISURA “MICROBICA”

Lo scenario che si apre è quello di una medicina di precisione su base microbica. «Non possiamo pensare di somministrare lo stesso probiotico a tutti: serve un’analisi personalizzata e mirata, per sapere quali batteri mancano e come ripristinarli», riprende Fasano.

Le tecnologie per farlo già esistono, ma sono ancora costose e poco accessibili.

«Quando il sequenziamento del microbioma costerà come un’analisi standard delle feci – e succederà presto – allora avremo in mano uno strumento potentissimo: il microbioma diventerà un vero marcatore precoce di rischio per molte malattie croniche», conclude Fasano.

I 5 PILASTRI DELL’INFIAMMAZIONE

La ricerca ha individuato cinque fattori chiave che, in presenza di una predisposizione genetica, possono portare allo sviluppo di patologie croniche. Due di questi – microbioma e barriera intestinale – sono modificabili, e proprio per questo rappresentano un’opportunità concreta di prevenzione. Scopriamo quali sono.

1. Genetica. È il patrimonio ereditario con cui nasciamo. Non si può cambiare, ma da solo non determina la comparsa delle malattie multifattoriali.

2. Fattori ambientali. Inquinamento atmosferico, cambiamenti climatici, stress cronico: elementi spesso fuori dal controllo individuale, ma con forte impatto pro-infiammatorio.

3. Permeabilità intestinale. Quando la barriera intestinale è compromessa, sostanze nocive possono entrare in circolo e attivare una risposta immunitaria inappropriata.

4. Sistema immunitario iperattivo. Se programmato male nei primi anni di vita, reagisce anche in assenza di reali minacce, favorendo uno stato di infiammazione cronica.

5. Microbioma. È uno degli elementi più influenzabili. Nei primi 1.000 giorni di vita, fattori come parto cesareo, uso di antibiotici, alimentazione e stile di vita (incluso una vita sedentaria, uso indiscriminato di dispositivi elettronici, o igiene del sonno) possono alterarlo o favorirne l’equilibrio. Un microbioma in salute aiuta a modulare correttamente la risposta immunitaria.

Fai una donazione regolare

Sostieni la ricerca, sostieni la vita

Frequenza di donazione
Importo della donazione