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Pediatria
Fabio Di Todaro
pubblicato il 10-10-2018

L'obesità si previene a partire dai primi anni di vita



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Un bambino in sovrappeso o obeso rimarrà quasi certamente tale da adolescente. Gli esperti: «I genitori devono riconoscere se un figlio adotta uno stile di vita poco salutare»

L'obesità si previene a partire dai primi anni di vita

I bambini? Vanno «presi per mano» e tenuti in linea fin dai primi anni di vita, per evitare che diventino adolescenti e adulti in sovrappeso o obesi. Con tutti i rischi che, in termini di salute, ne conseguono. Nel giorno dell'«Obesity Day», fanno riflettere le conclusioni di un lavoro pubblicato sul New England Journal of Medicine. Da anni ormai gli esperti affermano che i primi mille giorni di vita di un bambino sono quelli che determinano la salute del futuro adulto. Ma in realtà questo «pedigree» si costruisce in un arco di tempo più lungo, che arriva (almeno) fino ai sei anni di un bambino. 


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IL SOVRAPPESO NON VA VIA CON GLI ANNI

Questo è quanto si evince dal lavoro condotto da un gruppo di scienziati dell'ospedale pediatrico di Lipsia, coordinati da Antje Korner: docente di pediatria, a capo del programma di ricerca d'ateneo sull'obesità infantile. I ricercatori hanno analizzato, osservando nel tempo il progredire dei più piccoli e in maniera retrospettiva gli adolescenti, i dati antropometrici (altezza, peso, indice di massa corporea, rapporto vita-fianchi, circonferenza a metà del braccio, percentuale di grasso corporeo) relativi a oltre cinquantunomila bambini e relativi tanto al periodo infantile (0-14 anni) quanto alla fase adolescenziale (15-18 anni). In questo modo, ricorrendo a più di trecentomila misurazioni, è stato possibile confrontare l'andamento del peso nel tempo, in modo da poter ipotizzare una correlazione tra i primi anni di vita e il periodo che precede l'ingresso nell'età adulta. La maggior parte degli adolescenti con un peso nella norma, aveva fatto parte di questa categoria (normopeso) anche in età infantile. Mentre circa la metà degli individui obesi nel corso dell'adolescenza, risultava tale o quanto meno in sovrappeso a partire dai cinque anni. Segno che, per dirla con gli autori dello studio, «l'età infantile è quella più critica per lo sviluppo del peso corporeo del futuro adulto». E dunque per la salute del futuro adulto.

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L'ipotesi della continuità - che in realtà rischia di andare oltre l'adolescenza: e più si va avanti, più il trend risulta difficile da invertire - ha dunque trovato conferma nei dati raccolti. Ma a preoccupare maggiormente è il «link» individuato tra le condizioni nei primi anni di vita e quelle adolescenziali. Quasi nove bambini che risultavano obesi a tre anni, lo erano pure due lustri più tardi. E il maggior incremento nell'indice di massa corporea tenedeva a verifica. Da qui le conclusioni dei ricercatori: più è elevato l'incremento di peso nell'età prescolare, più è alta la probabilità di ritrovarsi di fronte adolescenti in sovrappeso se non proprio obesi. L'incremento è risultato ancora più marcato nei bambini nati con un peso più elevato del previsto o da mamme in sovrappeso (o obese).

LE RESPONSABILITA' DEI GENITORI

Come fare in modo che il messaggio possa essere tradotto nella pratica in maniera costruttiva? A recepirlo, per prima cosa, devono essere i genitori: sia perché tocca a loro tenere sotto controllo la crescita dei più piccoli e sia perché (e questo è l'aspetto meno noto) l'effetto emulativo nei confronti dei propri figli è più importante di quanto si pensi. Troppo spesso, però, mamme e papà faticano a riconoscere l’eccesso di peso nel loro bambino, sottovalutano gli errori alimentari e lo stile di vita sedentario che ne sono alla base. «In molti pensano che con la crescita un bambino dimagrirà spontaneamente, ma questo, come peraltro dimostra la ricerca citata, non è sempre vero - avvertono gli esperti della Società Italiana di Pediatria e e della Società Italiana di Endocrinologia Pediatrica, che hanno redatto un decalogo anti-obesità -. A ciò occorre aggiungere la scarsa consapevolezza che spesso i genitori hanno delle complicanze associate all’obesità, che può alterare il funzionamento di molti organi e apparati». Una situazione che, aggiunge Dario Gregori, ricercatore dell’unità di biostatistica, epidemiologia e sanità pubblica del dipartimento di scienze cardiologiche, toraci e vascolari dell’Università di Padova, che nelle scorse settimane ha pubblicato una ricerca inerente al tema sulla rivista Obesity, «ci ricordano che per combattere il problema dell’obesità infantile occorre favorire la presa di coscienza, da parte dei genitori, della forma fisica del proprio figlio». 


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La domanda che in molti si pongono è: come intervenire se si ha in casa un bambino in sovrappeso o obeso? Premessa: «Non esistono farmaci idonei a trattare il bambino obeso», avvertono i presidenti delle due società Alberto Villani (Bambino Gesù di Roma) e Stefano Cianfarani (policlinico Umberto I, La Sapienza, Roma). Lo scopo del trattamento è quello di rendere negativo il bilancio energetico quotidiano - tra entrate (ciò che si mangia) e uscite (dispendio, con attività fisiche e intellettive) - che si ottiene di fatto con una riduzione dell’introito calorico rispetto al fabbisogno. Questo è l'unico approccio efficace - e meglio tollerato - per i bambini, considerando comunque la sua transitorietà. Più in generale, invece, un approccio che abbia come obiettivo il benessere a lungo termine deve coinvolgere l'intera famiglia attraverso un’educazione continua su abitudini e stile di vita.




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