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Medici e libera professione: fuori o dentro l'ospedale?

Una possibile strategia che accontenti tutti: pubblico, privato e cittadini. La proposta di Alberto Scanni

Medici e libera professione: fuori o dentro l'ospedale?

Sono assolutamente convinto che i medici ospedalieri debbano avere la possibilità di svolgere la libera professione se non altro perché il malato deve essere libero di scegliere chi vuole. Ma sono altrettanto convinto che chi lavora in ospedale debba avere con questo un rapporto esclusivo. Come conciliare dunque le due cose in un momento in cui non tutte le strutture sono pronte per mettere in atto questo sistema, in cui non vi sono ambulatori specifici, sale operatorie ad hoc, personale infermieristico e amministrativo dedicato?

Credo che la soluzione vada ricercata nella filosofia che sottende e ha sotteso alcuni piani sanitari. Se è vero come è vero che la sussidiarietà (pubblico e privato accreditato insieme per curare i malati) è la formula vincente, è in questa che va trovata anche la soluzione della libera professione degli ospedalieri. Fino ad ora, in assenza di idonee strutture all’interno dell’ospedale, è data facoltà a chi ha rapporto esclusivo, di svolgere l'attività privata nel proprio studio ( cosiddetta “intramoenia allargata”). Periodicamente il sanitario versa alla propria amministrazione i proventi e questa, fatte le opportune trattenute, provvede a accreditarli mensilmente nello stipendio. E’ evidente che tale impostazione si presenta priva di controlli e non esente da “tentazioni”.

Le cose potrebbero andare diversamente se pubblico e privato si mettessero seriamente insieme per risolvere il problema. In altri termini le due amministrazioni (Ospedale e clinica privata) si convenzionano: la privata mette a disposizioni ambienti, infermieri e personale per gli atti amministrativi (appuntamenti ,riscossione di visite, ricevute ecc.), la pubblica trasferisce sullo stipendio del suo sanitario, che lì opererà i proventi delle sue prestazioni. Operazione limpida, burocraticamente corretta attuata tra due enti e scevra da distorsioni di vario tipo. La convenzione se ben fatta potrebbe offrire vantaggi ai vari soggetti. Per gli ospedali: riduzione delle code, immutati introiti dalla libera professione medica, conservazione dei propri specialisti; per i medici: abolizione delle spese di studio e delle attività burocratiche connesse; per le cliniche: nuovi utili e rapporti trasparenti con operatori pubblici; per i malati soluzione rapida dei loro problemi e trasparenza nella rendicontazione delle loro spese.

Sparirebbe in questo modo l’intramoenia allargata fatta nello studio privato del medico, ma verrebbe creata una struttura sanitaria vera e propria fornita non solo di ambulatori ma anche di sale operatorie (quanti ospedali hanno le sale operatorie per la libera professione dei loro chirurghi?). Questa è una strada percorribile che eviterebbe i soliti tira e molla fatti per non cambiare niente e per mantenere tutto come prima.



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