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NYC Marathon: 42 chilometri che significano una vita intera

Lo so che non mi crede se glielo dico, ma io corro come il vento che soffia! E da quel giorno, se andavo da qualche parte, io ci andavo correndo! (Forrest Gump)

NYC Marathon: 42 chilometri che significano una vita intera

Ci sono avvenimenti nella vita che lasciano un segno per l’intensità delle emozioni che regalano, e che per definizione sono indescrivibili a parole ma possono solo essere vissuti. Aspettare le maratonete pink alla fine del 42esimo chilometro della maratona di New York, nel cuore di Central Park, e vederle tagliare un traguardo sognato da mesi fa parte di questi.

Ma andiamo con ordine. La sveglia stamattina è suonata molto presto, prima delle 5, anche se molte delle pink erano in piedi già ben prima per l’adrenalina e l’emozione. La hall dell’hotel Hilton è già fremente di vita: maratoneti da ogni parte del mondo si stanno preparando per andare alla partenza; accanto alle pink c’è un gruppo che viene dal Messico, ma ovunque si vedono bandiere di ogni colore. Le nostre ragazze sono già pronte: divise e pettorale indossati, bandiera italiana (grazie a Nicoletta) a tenere alto l’orgoglio nazionale e qualche lacrima di emozione dopo aver sentito, per telefono o per whatsapp, famiglia e amici in Italia. Le pink si incoraggiano a vicenda: Georgiana, che ha già corso la maratona, dispensa a tutte piccoli suggerimenti che però possono rivelarsi importantissimi una volta nel pieno della gara e della fatica.

L’aria è fredda e New York è ancora immersa nel buio quando, alle 5.30 precise, il pullman di trasferimento lascia l’hotel Hitlon Midtown in direzione di Staten Island, di fronte al ponte di Verrazzano dove nel giro di poche ore l’onda rosa delle pink partirà insieme ad altri 50.000 maratoneti da tutto il mondo. Salutiamo con baci e abbracci le nostre pink: per ragioni di sicurezza, non possiamo accedere all’area di partenza. Le rivedremo all’arrivo. Arriviamo alla finish lane verso le 14.45: la giornata è luminosa e l’aria tersa, anche se ancora molto fredda. I colori degli alberi di Central Park sono spettacolari e accolgono i maratoneti per l’ultimo miglio.

È una vera emozione vedere correre tutte queste persone e l’incoraggiamento parte spontaneo. Ciò che salta subito agli occhi è che ognuna di quelle persone –uomini, donne, giovani e meno giovani- ha una motivazione diversa, e profonda, per correre. C’è chi corre per una causa, chi per una bandiera, c’è chi corre per sé stesso e superare i propri limiti, c’è chi corre in onore della mamma, dei figli o del proprio amore. C’è chi cammina e non si ferma nonostante i crampi, chi sostiene il compagno che non ce la fa più, perché se si è partiti insieme, insieme si arriva.  In questo senso, la maratona è davvero uno specchio della vita; 42 chilometri che ricapitolano la fatica, le difficoltà ma anche la tenacia e la forza della solidarietà per affrontare le sfide della vita, come quella del tumore al seno affrontata dalle nostre pink. A proposito, ma dove saranno?

Finalmente intorno alle quattro, vediamo due maglie rosa che sembrano più familiari della altre: saranno loro? Una delle due maratonete è alta e ha una coda bionda. Non può essere che Elena. Accanto a lei c’è Angela. Ci sbracciamo e urliamo i loro nomi; loro ci vedono, sorridono e ci salutano ma non si fermano, non quando manca così poco al traguardo e il ritmo non può essere spezzato.

Venti minuti dopo, ecco spuntare nella folla altri due volti noti: sono Gabriella e Georgiana, sorridenti nonostante la fatica, che quando ci vedono a bordo percorso corrono a salutarci e abbracciarci, prima di proseguire anche loro verso la meta. Passa ancora una mezz’ora e vediamo sfilare Patriza e Daniela, poi Nicoletta e Marina, commossa fino alle lacrime. Nicoletta e Marina non ci vedono perché stanno correndo sul lato opposto del percorso, ma poco dopo sentiamo la speaker ufficiale pronunciare le parole Nothing stops Marina e sappiamo quindi che anche loro sono arrivate alla fine.

Nel frattempo il pomeriggio è velocemente sfumato nel crepuscolo: cominciamo a rientrare verso l’albergo insieme a tutti i finisher, cioè i runner che hanno completato i 42 chilometri e che ora stanno lentamente defluendo verso l’uscita dalla zona del percorso, ricongiungendosi con familiari ed amici. Indossano tutti una sorta di mantella azzurra con cappuccio per ripararsi dal freddo, e sembrano un esercito di puffi. Incontriamo Grazia, che ha tagliato il traguardo poco dopo Nicoletta e Marina: felicissima, anche se molto stanca.

Le condizioni della maratona di quest’anno sono state particolarmente difficili a causa del freddo e soprattutto del forte vento. Ma Tutte le ragazze di NOTHINGstopsPINK ce l’hanno fatta; le ultime ci hanno messo quasi 8 ore ma non è questo che importa. Ciò che conta è essere arrivate fino in fondo. Che sia una maratona di 42 chilometri, che sia una malattia, niente ferma le donne. E a ulteriore dimostrazione di questo, abbiamo concluso questa intensa, straordinaria giornata si è conclusa con una cena al Rosa Mexicano, vicino proprio al Columbus Circle e a Central Park che oggi sono stati luoghi testimoni dell’impresa delle pink. L’avventura newyorkese è quasi giunta alla fine: domani si torna in Italia. Ma siamo pronti a scommettere che il viaggio delle ragazze di NOTHINGstopsPINK è appena cominciato!

Chiara Segré

@ChiaraSegre



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