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Coccolare i malati è un dovere

Adesso qualcuno ha deciso che è ora di smettere di viziare e coccolare i malati. L’esordio di questo nuovo corso c’è stato in provincia di Cremona, all’ospedale di Santa Maria di Rivolta d’Adda e all’Ospedale Maggiore di Crema: i pazienti dovranno comprarsi l’acqua minerale (40 centesimi la bottiglietta), a colazione non avranno più yogurt o marmellata, e per il pranzo e la cena dovranno farsi portare da casa olio, sale, aceto e parmigiano. La notizia è così inaspettata e curiosa che ha colpito l’attenzione anche del corrispondente da Roma del giornale francese Le Quotidien de Medecin.

Coccolare i malati è un dovere

Adesso qualcuno ha deciso che è ora di smettere di viziare e coccolare i malati. L’esordio di questo nuovo corso c’è stato in provincia di Cremona, all’ospedale di Santa Maria di Rivolta d’Adda e all’Ospedale Maggiore di Crema: i pazienti dovranno comprarsi l’acqua minerale (40 centesimi la bottiglietta), a colazione non avranno più yogurt o marmellata, e per il pranzo e la cena dovranno farsi portare da casa olio, sale, aceto e parmigiano. La notizia è così inaspettata e curiosa che ha colpito l’attenzione anche del corrispondente da Roma del giornale francese Le Quotidien de Medecin.

Il giornalista ha interpellato il direttore generale delle due strutture e ne ha scoperto le preoccupazioni: in obbedienza alle norme sulla revisione della spesa, deve ridurla del 5 per cento, il che significa un taglio annuo di un milione e duecentomila euro.  Nell’impossibilità di risparmiare sul cibo vero e proprio (“Troppo complicato – ha detto il direttore generale - perché dobbiamo rispettare le norme previste”) si è passati all’idea di tagliare sui servizi e sulla lavanderia - il che è preoccupante - e di togliere ai pazienti l’acqua minerale, lo yogurt, la marmellata, e i condimenti.  Il che è tristissimo. Sarà forse anche giusto, nessuno andrà in rovina per così poco, e si potrebbe anche sostenere l’impopolare opinione che si può bere l’acqua del rubinetto, come facevano i nostri padri e nonni. Ma quanto si risparmierà? E perché si è scelto di risparmiare proprio su queste voci?

Penso che togliere ai malati questi piccoli comfort fosse proprio l’ultima cosa da fare, e che si stia inaugurando una politica di lesina che contraddice tutta la storia degli ospedali nei secoli. Basta leggere qualche antico documento per scoprire che tre, quattro e anche cinque secoli fa gli ospedali - dove allora finivano veramente i più miseri -  avevano gran cura di procacciare ai loro ricoverati cibo sano e abbondante, e a questo scopo gestivano le terre lasciate in dono dai benefattori, facendo arrivare dalle fattorie e dagli orti pane fresco, carne, pollame, verdura, uova, vino. Se non morivano, i poveri che erano entrati in ospedale macilenti e affamati, uscivano  rinvigoriti dalla buona alimentazione e da una pulizia  allora inusitata anche se ancora non si poteva chiamarla igiene. Gli antichi ospedali erano opere di carità, ma resta da capire perché la moderna società democratica voglia essere da meno.

Umberto Veronesi

 



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