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Pediatria

Quando il digitale arriva troppo presto nella vita dei bambini

Niente smartphone personale prima dei 13 anni: le nuove raccomandazioni della SIP per proteggere la salute mentale, emotiva, relazionale e cognitiva di bambini e ragazzi

Dormono meno, si muovono meno, parlano meno. Non solo, sono anche più ansiosi e più soli. L’ingresso sempre più precoce del digitale nella vita dei bambini ha un prezzo che spesso resta invisibile, ma che la ricerca scientifica rende ogni anno più evidente. Già nei primi anni di vita, l’esposizione agli schermi è associata a effetti misurabili su sviluppo, salute e benessere.

I dati più recenti mostrano che 30 minuti in più al giorno di dispositivi digitali possono raddoppiare il rischio di ritardo del linguaggio nei bambini sotto i 2 anni; che ogni ora aggiuntiva di schermo riduce il sonno di circa 15 minuti nei bambini tra i 3 e i 5 anni; e che oltre 50 minuti al giorno di esposizione si associano a un maggior rischio di ipertensione pediatrica e, già tra i 3 e i 6 anni, di sovrappeso.

È alla luce di queste evidenze che la Società Italiana di Pediatria (SIP) aggiorna le proprie raccomandazioni sull’uso del digitale in età evolutiva, ribadendo un principio chiave: ogni anno guadagnato senza digitale è un investimento sulla salute mentale, emotiva, cognitiva e relazionale dei bambini.

DOPO IL COVID UNA NUOVA REVISIONE

Dopo le prime raccomandazioni pubblicate nel 2018 e nel 2019, la SIP ha condotto una nuova revisione sistematica della letteratura internazionale, analizzando oltre 6.800 studi, di cui 78 inclusi nell’analisi finale. Il lavoro aggiorna le evidenze sugli effetti di smartphone, tablet, videogiochi e social media sulla salute fisica, cognitiva, mentale e relazionale dei minori.

«L’esperienza della pandemia da COVID-19 ha aumentato l’esposizione dei minori agli schermi in modo significativo– spiega il Presidente SIP Rino Agostiniani – con un tempo medio giornaliero cresciuto di 4–6 ore, raddoppiato rispetto ai livelli prepandemici. Questo cambiamento ha reso ancora più necessario un aggiornamento delle precedenti raccomandazioni».

LE NUOVE INDICAZIONI

Le raccomandazioni, elaborate da pediatri, psicologi ed esperti, delineano un percorso educativo condiviso per famiglie, scuole e professionisti, con l’obiettivo di accompagnare bambini e adolescenti verso un uso equilibrato e rispettoso dei tempi di sviluppo. Tra i punti principali:

  • evitare l’accesso non supervisionato a Internet prima dei 13 anni, per i rischi legati all’esposizione a contenuti inappropriati;
  • rinviare l’introduzione dello smartphone personale almeno fino ai 13 anni, per prevenire conseguenze sullo sviluppo cognitivo, emotivo e relazionale;
  • ritardare il più possibile l’uso dei social media, anche se consentiti per legge;
  • evitare l’uso dei dispositivi durante i pasti e prima di andare a dormire;
  • incentivare attività all’aperto, sport, lettura e gioco creativo;
  • mantenere supervisione, dialogo e strumenti di controllo costanti in tutte le fasce d’età.

Resta centrale anche il ruolo della scuola, chiamata a promuovere un’educazione digitale consapevole, e quello dei pediatri, che dovrebbero valutare regolarmente le abitudini digitali dei bambini e offrire una consulenza preventiva alle famiglie.

Vengono inoltre confermate le raccomandazioni già emanate nel 2018: nessun dispositivo sotto i due anni; meno di un’ora al giorno tra i 2 e i 5 anni; meno di due ore dopo i 5 anni, sempre sotto la supervisione di un adulto.

PER I RAGAZZI TEMPO ED ESPERIENZE

«L’età pediatrica è una fase di straordinaria vulnerabilità e crescita: il cervello continua a formarsi e a riorganizzarsi per tutta l’infanzia e l’adolescenza», precisa Agostiniani. «Una stimolazione digitale precoce e prolungata può alterare attenzione, apprendimento e regolazione emotiva. Posticipare l’accesso autonomo a Internet e l’età del primo smartphone almeno fino ai 13 anni è un investimento in salute, equilibrio e relazioni. Dobbiamo restituire ai bambini tempo per annoiarsi, per muoversi, per giocare e per dormire. La presenza e l’esempio degli adulti restano la prima forma di prevenzione digitale».

«Nei bambini sotto i 13 anni l’eccesso di schermi è associato a ritardi del linguaggio, calo dell’attenzione e peggioramento del sonno. Negli adolescenti vediamo crescere ansia, isolamento, dipendenza dai social e perdita di autostima. Ogni ora passata davanti a uno schermo è un’ora sottratta al gioco, allo sport, alla creatività. Non serve demonizzare la tecnologia, ma insegnare a usarla con misura e consapevolezza. Più esperienze reali, meno digitale non supervisionato: è questa la vera sfida educativa di oggi», spiega Elena Bozzola, coordinatrice della Commissione Dipendenze Digitali SIP.

I RISCHI PER LA SALUTE

La revisione della SIP evidenzia che l’eccesso di tempo davanti agli schermi influisce su diversi aspetti della salute dei giovani. L’esposizione superiore a un’ora al giorno sotto i 13 anni può già rappresentare un fattore di rischio, ma oltre le due ore al giorno, negli adolescenti, il rischio di sovrappeso o obesità aumenta del 67%, anche per effetto della sedentarietà e del marketing alimentare digitale. L’esposizione precoce ai dispositivi digitali può interferire con apprendimento e sviluppo del linguaggio, modificando aree cerebrali legate all’attenzione. Influisce sul sonno, con l’89% degli adolescenti che dormono con il cellulare in camera, e sulla salute mentale, favorendo ansia, depressione e minore autostima, con le ragazze particolarmente vulnerabili al fenomeno della FOMO (Fear of Missing Out). Si tratta di una sensazione di apprensione che nasce dal timore di perdere esperienze gratificanti vissute da altri, spesso amplificata dall'uso dei social media.

Si osservano anche dipendenze digitali, con alterazioni cerebrali simili a quelle da nicotina, e problemi di salute visiva come affaticamento e miopia precoce. Crescono il cyberbullismo- con un aumento del 26% tra i 10 e i 13 anni- e l’esposizione a contenuti violenti o sessuali, con conseguenze sul benessere emotivo e sull'aumento dell'aggressvità, mentre la diffusione precoce della pornografia online si associa a comportamenti sessuali a rischio.

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