
I tumori della bocca, delle gengive e della lingua rientrano nella categoria dei tumori del cavo orale, un insieme di neoplasie che colpiscono le strutture all’interno della bocca, incluse labbra, pavimento orale, mucosa delle guance, gengive e lingua.
Nella maggior parte dei casi si tratta di carcinomi a cellule squamose, che originano dalle cellule epiteliali che rivestono la mucosa orale. Questi tumori possono crescere localmente e diffondersi ai linfonodi del collo o ad altri organi se non diagnosticati e trattati in tempo.
Il rischio di sviluppare un tumore del cavo orale aumenta in presenza di determinati comportamenti e condizioni:
- Fumo di tabacco (sigarette, sigari, pipa) e uso di tabacco da masticare, principali responsabili.
- Consumo eccessivo di alcol, soprattutto in associazione al fumo.
- Scarsa igiene orale e infiammazioni croniche della mucosa possono contribuire in misura minore a un aumento di rischio.
- Infezione da Papillomavirus umano (HPV), in particolare alcuni ceppi aumentano il rischio di tumori alla base della lingua oltre che dei tumori faringei .
- Traumi cronici dovuti a protesi dentarie mal adattate o denti scheggiati sono stati segnalati come possibili cofattori.
- Dieta povera di frutta e verdura, con carenza di vitamine e antiossidanti potrebbero influire negativamente sul rischio.
La prevenzione si basa sulla riduzione o eliminazione dei fattori di rischio (smettere di fumare e limitare il più possibile l’alcol), sul mantenimento di una buona igiene orale, su controlli dentistici regolari e, quando indicato, sulla vaccinazione contro l’HPV.
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Nelle fasi iniziali, il tumore della bocca può non causare dolore e passare inosservato. I segnali più comuni da non sottovalutare sono:
- Macchie bianche (leucoplachia) o rosse (eritroplachia) persistenti nella bocca.
- Ulcere o ferite non rispondenti a terapie per oltre due settimane.
- Gonfiore o ispessimento persistente di una zona della mucosa orale.
- Dolore persistente e spesso in progressione.
- Cambiamenti nella mobilità della lingua.
- Sanguinamento spontaneo o da contatto nella bocca.
Un segno particolarmente rilevante è la persistenza di una lesione o di irritazione orale che non migliora: la diagnosi precoce in questa fase può fare una grande differenza nella prognosi.
Riconoscere precocemente un tumore del cavo orale è cruciale, ma purtroppo non sempre semplice: nelle fasi iniziali i disturbi possono essere lievi o confusi con problematiche minori, come ascessi dentari o piccole infezioni, e questo ritarda spesso la diagnosi. La valutazione parte sempre da una visita specialistica accurata (dentista, otorinolaringoiatra o chirurgo maxillo-facciale), durante la quale il medico raccoglie la storia clinica, valuta i fattori di rischio e ispeziona con attenzione tutta la cavità orale. L’osservazione diretta e la palpazione del pavimento della bocca, della lingua e delle mucose servono a individuare lesioni persistenti, ispessimenti, noduli o ulcerazioni che meritano approfondimento. Se il sospetto clinico è fondato, il passo decisivo è la conferma istologica.
La biopsia è l’esame che consente di stabilire con certezza la natura della lesione. Può essere eseguita per incisione, asportando un piccolo frammento di tessuto dalla zona sospetta (tipicamente in anestesia locale, ad esempio sulla lingua o sulla mucosa di guancia), oppure tramite ago aspirato ecoguidato quando è presente un rigonfiamento al collo e si ipotizza che si tratti di un linfonodo interessato dalla malattia. In alcune situazioni lo specialista può ricorrere anche a una valutazione endoscopica delle vie aerodigestive superiori: l’endoscopia nasale, con un sottile strumento flessibile introdotto attraverso il naso, permette di esplorare le aree difficili da vedere; la panendoscopia, eseguita in anestesia generale, è talvolta indicata per consentire, se necessario, l’asportazione di piccole lesioni nella stessa seduta. Tutti i campioni vengono poi esaminati dall’anatomopatologo al microscopio per definire il tipo istologico e le caratteristiche del tumore.
Una volta confermata la diagnosi, si procede con la stadiazione, cioè la valutazione dell’estensione della malattia. A questo scopo si utilizzano esami di imaging mirati: la radiografia e l’ecografia possono fornire informazioni di primo livello; la risonanza magnetica e la tomografia computerizzata offrono un’analisi dettagliata dell’infiltrazione locale e dei rapporti con i tessuti circostanti; la PET aiuta a evidenziare eventuali localizzazioni a distanza o linfonodi coinvolti non altrimenti evidenti. L’inquadramento si completa applicando il sistema TNM: la lettera T descrive dimensioni e infiltrazione del tumore primitivo in base alla misura di quanto il tumore penetra nei tessuti al di sotto della mucosa. Due tumori di dimensioni simili in superficie possono avere una prognosi molto diversa se uno è superficiale e l’altro invade in profondità. La lettera N indica il coinvolgimento dei linfonodi del collo, mentre M segnala l’eventuale presenza di metastasi a distanza.
Accanto al TNM, l’anatomopatologo valuta anche caratteristiche microscopiche come l’invasione perineurale (PNI), linfatica o vascolare (LVI) e la differenziazione istologica. Questi parametri, spesso riassunti come “fattori prognostici microscopici” (PMC), non modificano direttamente lo stadio TNM ma sono importanti per stimare il rischio di recidiva e, insieme alle condizioni generali della persona, per definire il percorso terapeutico più appropriato.
Il trattamento del tumore della bocca, delle gengive e della lingua dipende da diversi fattori, tra cui la sede esatta, le dimensioni e lo stadio della malattia, oltre alle condizioni generali di salute del paziente. L’approccio terapeutico principale è di tipo multidisciplinare, coinvolgendo chirurghi maxillo-facciali, oncologi, radioterapisti e logopedisti.
La chirurgia rappresenta spesso il primo passo, soprattutto nei tumori localizzati. L’obiettivo è rimuovere completamente la massa tumorale, preservando per quanto possibile le funzioni della bocca, come la deglutizione e la parola. Nei casi più avanzati, l’intervento può richiedere anche l’asportazione dei linfonodi del collo (svuotamento linfonodale) e, se necessario, ricostruzioni con lembi di tessuto prelevati da altre parti del corpo.
La radioterapia può essere utilizzata da sola nei tumori molto piccoli o come trattamento complementare dopo la chirurgia, per ridurre il rischio di recidiva. Nei casi in cui l’intervento chirurgico non sia possibile, la radioterapia può diventare il trattamento principale.
La chemioterapia trova indicazione soprattutto nelle forme avanzate o in presenza di metastasi. Spesso viene combinata con la radioterapia (radio-chemioterapia concomitante) per aumentarne l’efficacia. Nei tumori del cavo orale sono in uso anche terapie mirate, come i farmaci che bloccano recettori specifici presenti sulle cellule tumorali. L’esempio principale è l’anticorpo monoclonale cetuximab, diretto contro il recettore EGFR, che può essere combinato con radioterapia o con la chemioterapia in pazienti selezionati. Questi trattamenti non sostituiscono la chirurgia o la radioterapia, ma in alcuni casi aiutano a controllare meglio la malattia. Scoperte più recenti riguardano i farmaci che “riattivano” il sistema immunitario contro il tumore, detti inibitori dei checkpoint immunitari. Molecole come pembrolizumab e nivolumab hanno mostrato di migliorare la sopravvivenza in persone con malattia avanzata o metastatica, soprattutto quando il tumore esprime determinati biomarcatori. L’immunoterapia ha assunto un ruolo consolidato nelle malattie recidivanti o metastatiche e in alcuni contesti specifici da associare ad altre terapie. Il trattamento può comportare conseguenze funzionali ed estetiche significative: per questo motivo, dopo la fase oncologica è fondamentale un percorso di riabilitazione volto a recuperare la capacità di parlare e mangiare, con il supporto di logopedisti, nutrizionisti e, se necessario, chirurghi plastici ricostruttivi.
La prognosi del tumore della bocca, delle gengive e della lingua dipende soprattutto dallo stadio alla diagnosi. Le forme individuate precocemente hanno tassi di sopravvivenza nettamente superiori rispetto a quelle diagnosticate in fase avanzata. Purtroppo, la diagnosi tardiva è ancora frequente, e questo incide negativamente sugli esiti.
Un tumore di piccole dimensioni, confinato alla mucosa orale e senza coinvolgimento linfonodale, può avere un’elevata probabilità di guarigione completa. Quando invece il tumore si è già diffuso ai linfonodi del collo o ad altre sedi, il trattamento diventa più complesso e la probabilità di recidiva aumenta.
Negli ultimi anni, grazie ai progressi nelle tecniche chirurgiche, alla combinazione di radio e chemioterapia e all’introduzione di farmaci mirati, le possibilità di controllo della malattia sono migliorate, ma resta fondamentale la diagnosi precoce: individuare e trattare tempestivamente lesioni sospette può fare la differenza tra un approccio conservativo e interventi molto più invasivi.