«Ubriacature» più frequenti se i genitori fanno bere alcolici ai figli
Se mamma e papà sono «permissivi» nei confronti dell'alcol, i figli hanno più probabilità di essere protagonisti di episodi di binge-drinking. L'esempio va dato fin dall'infanzia
Più che quel che si dice, conta ciò che si fa. A livello educativo, l'esempio lascia il segno più di qualsiasi ramanzina. Quel che nell'ambito dell'educazione alimentare è noto già da qualche anno, si scopre valere anche per i consumi di bevande alcoliche. Se mamma e papà sono consumatori abituali di birra e vino e hanno un atteggiamento più indulgente nei loro confronti, i figli hanno più probabilità di entrare a contatto con l'alcol a partire dall'età infantile. E, con il passare degli anni, sono più esposti alle ubriacature: con i rischi che possono derivarne per la salute.
I FALSI MITI SULL'ALCOL
ALCOL, GENITORI E FIGLI
Il dato emerge da uno studio pubblicato sulla rivista Addiction. Dalla ricerca - una revisione di 29 pubblicazioni in cui sono state considerate le abitudini di quasi 16.500 bambini e oltre 15mila adulti - è emerso che i genitori più avvezzi al consumo di bevande alcoliche hanno maggiori probabilità di vedere i propri figli approcciare con le stesse, votati nel tempo a un consumo più frequente e in maggiori quantità. Se il gradimento da parte dei ragazzi è risultato non dipendere dalle abitudini dei loro genitori, il loro atteggiamento più permissivo è risultato correlato all'attitudine a consumare alcolici da parte dei giovani. Segno che, se mamma e papà hanno la propensione ad alzare il gomito, i loro figli potrebbero avere qualche strumento in meno per riconoscere i rischi collegati al consumo di bevande alcoliche.
Secondo i ricercatori delle Università di Cambridge e dell'Anglia orientale (Norwich), già a due anni i bambini sono in grado di riconoscere le bevande alcoliche e di distinguerle da tutte le altre. Dall'età di quattro anni, iniziano a capire che la birra, il vino e tutte le altre possibili scelte sono eventualmente una prerogativa degli adulti. Finora, però, la comunità scientifica non era riuscita a chiarire in che modo i comportamenti osservati nell'ambiente domestico potessero riflettersi sulle azioni dei più piccoli. L'ultima pubblicazione fissa i primi punti fermi. «Se si diffonde l'abitudine ad avvicinare gradatamente i più piccoli al consumo di alcolici, in loro può maturare l'idea che i loro genitori siano più indulgenti», afferma Stephen Sutton, docente di psicologia del comportamento all'Università di Cambridge. Si può iniziare da un assaggio di birra in loro compagnia durante una serata d'estate o da un goccio di spumante a capodanno. Così, una volta divenuti adolescenti, i ragazzi possono risultare più propensi a mettere a repentaglio la loro salute.
ALCOL: I RISCHI PER I MINORI
L'utilizzo di bevande alcoliche è uno dei principali fattori di rischio per i danni fisici che può generare negli assuntori (danno cardiovascolare e cerebrale, sovrappeso e obesità, tumori) e per le conseguenze sociali che gli stessi possono determinare (violenza personale, incidenti stradali). Per questo motivo occorrerrebbe tenere bambini, adolescenti e giovani adulti quanto più possibile al riparo dagli alcolici. Non è un caso che somministrazione e vendita siano vietati ai minori nella maggior parte dei Paesi europei. Un conto è la legge, però, un altro quanto si vede nella realtà. Uno dei problemi dell'Italia è il mancato rispetto della norma che vieta la vendita di bevande alcoliche ai minorenni: con tutti i rischi che derivano da un consumo eccessivo in giovane età. «I genitori sono chiamati a dare l'esempio, creando un ambiente familiare in cui il consumo possa essere evitato o marginale - commenta Emanuele Scafato, direttore dell'Osservatorio Nazionale Alcol dell'Istituto Superiore di Sanità e blogger di Fondazione Umberto Veronesi-. Se il capofamiglia eccede con l'alcol, anche il coniuge e i figli sono portati verso consumi eccessivi. L'esatto contrario si osserva invece nelle famiglie in cui uno o entrambi i genitori sono astemi. Parlare ai giovani fin da quanto sono bambini dei danni e dei rischi legati all’alcol è basilare. Se questi discorsi si rimandano all'età adolescenziale, può ottenere l’effetto opposto a quello desiderato».
Alcol e giovani: il decalogo per i genitori
La consapevolezza deve nascere già da bambini Parlare ai giovani, fin da quando sono bambini, dei danni e dei rischi legati all’alcol.
Esordire con questo tipo di discorsi in età adolescenziale, quando tutto è soggetto a
critica e frutto dell’ ”esagerazione” dei genitori, può anche essere controproducente (Istituto Superiore di Sanità)
Il buon esempio deve venire dai genitori I ragazzi sempre più frequentemente bevono per superare difficoltà di relazione e
assumere un ruolo all’interno del gruppo. Quando l’alcol acquista un valore
comportamentale, ai genitori spetta un ruolo chiave: dare il buon esempio, creando
un ambiente familiare in cui la presenza dell’alcol è visibile, ma discreta e il
consumo moderato (Istituto Superiore di Sanità)
Gli adolescenti non riescono a metabolizzare l'alcol Insegnare ai giovani che prima dei 15 anni l’apparato digerente non è ancora in
grado di “smontare” l’alcol, perché il sistema enzimatico non è completamente
sviluppato. Le ragazze inoltre, e in generale tutte le donne, sono in grado di
eliminare la metà di una dose d’alcol che riesce a metabolizzare un uomo (Istituto Superiore di Sanità)
Conseguenze più pesanti in gravidanza Sia le adolescenti che le donne adulte devono sapere che l’alcol nuoce al feto. Il
nascituro non è dotato di sistemi enzimatici capaci di smaltire l’alcol. Sono
sufficienti due bicchieri di bevanda alcolica al giorno per pregiudicare la salute del
bambino e distruggere i neuroni di un cervello ancora in formazione (Istituto Superiore di Sanità)
Il rischio aumenta se ci si mette alla guida Un preciso limite separa il consumo dall’abuso. Occorre dunque informare i
giovani, spiegando loro come le performance individuali cambino sotto l’influenza di
un abuso alcolico. Anche una banale serata in pizzeria può trasformarsi in una
situazione a rischio quando si deve tornare a casa in auto o in motorino (Istituto Superiore di Sanità)
Ci si diverte anche senza alcol Coinvolgere i figli nell’organizzazione di una festa o di un semplice incontro può
essere l’occasione per dimostrare che ci si può divertire anche con le sole bevande
analcoliche (Istituto Superiore di Sanità)
La parola d'ordine è moderazione I genitori dovrebbero compiere un training lungo tutto il percorso di vita dei figli,
orientandoli al consumo di bevande analcoliche (non solo a casa, ma anche al
ristorante o in pizzeria), non favorendo un consumo precoce e dando sempre un
esempio di moderazione (Istituto Superiore di Sanità)
Avvicinarsi alla dipendenza senza accorgersene Spiegare ai giovani che il nostro organismo richiede nel tempo quantità sempre
maggiori di alcol per provare le stesse esperienze di piacere. L’obiettivo di sentirsi
più disinvolti, loquaci ed euforici richiede quantità progressivamente crescenti. I
bicchieri aumentano, si perde il controllo ma si diventa anche dipendenti dall’alcol (Istituto Superiore di Sanità)
I giovani devono saper leggere le etichette Insegnare ai ragazzi a leggere le etichette e analizzare con loro le bottiglie e le
lattine contenenti alcol da cui sono attirati per la forma, il colore e il sapore. Serve a
far sentire più complici i genitori, ma al contempo è un’occasione per evidenziare
particolari importanti, spesso trascurati, come, ad esempio, la gradazione alcolica (Istituto Superiore di Sanità)
Un aiuto dall'anticonformismo I giovani sono per natura poco inclini al conformismo. Conviene allora sfruttare questa sana predisposizione per osservare e smontare con loro la pubblicità sugli alcolici trasmesse dai media. Può essere un ottimo esempio per incrementare la capacità critica su ciò che la pubblicità promette e che poi, di fatto, non trova riscontro nella realtà quotidiana (Istituto Superiore di Sanità)