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Alimentazione
Serena Zoli
pubblicato il 07-02-2020

L’olio extravergine contro le demenze? È presto per dirlo



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L'effetto protettivo dell'extravergine di oliva nei confronti delle malattie neurodegenerative è stato finora dimostrato soltanto in laboratorio

L’olio extravergine contro le demenze? È presto per dirlo

Che l’olio extravergine di oliva faccia bene alla salute è opinione diffusa. Meno nota invece è la possibilità che l'«oro verde» riesca a proteggerci dalle demenze. Ipotesi non da escludere, però, dal momento che un’alimentazione che ne sia ricca potrebbe prevenire l’accumulo tossico della proteina tau, rilevabile nel cervello delle persone ammalate di Alzheimer.

Una dieta «povera» per prevenire l'Alzheimer

L'OLIO EXTRAVERGINE DI OLIVA E IL CERVELLO

Per l'apporto di acidi grassi monoinsaturi, o grassi «buoni», si sa che l’olio «Evo» può abbassare il rischio di vedere crescere i valori del colesterolo Ldl (quello «cattivo») e di disturbi cardiaci. Più di una ricerca recente, però, suggerisce che riesca a svolgere un’azione benefica anche per la protezione delle cellule nervose e delle capacità cognitive. Già uno studio multicentrico del 2012 guidato dall’Università di St. Louis aveva trovato che la somministrazione di olio di oliva extravergine migliorava la memoria e la capacità di apprendimento dei topi, cosa che non si verificava aggiungendo al loro cibo olio di cocco o burro. Una degli ultimi studi sul tema viene ora da un gruppo di ricercatori della Temple University di Filadelfia (Usa), diretti da Domenico Praticò, a capo dell'Alzheimer's Centre. Lo studio è stato pubblicato sulla rivista Aging Cell.

LE MALATTIE NEURODEGENERATIVE
POSSONO ESSERE PREVENUTE? 

MENO DISFUNZIONI CEREBRALI

Nel 2017 il ricercatore aveva già presentato i risultati di una prima indagine sull’argomento sulle colonne del giornale Annals of Clinical and Translational Neurology, mostrando che l’olio extravergine di oliva riduceva i primi segni di disfunzione cerebrale in un modello sperimentale di Alzheimer. Nell’occasione spiegò anche perché molti studi avevano estrapolato l’olio d’oliva tra tanti alimenti e proclamato che è la principale ragione dei successi della dieta mediterranea nell'ambito della salute. «Si pensa che l’olio extravergine d’oliva sia migliore dei soli frutti e verdure», disse allora Praticò. Il suo contributo sembrava consistere nel promuovere l’autofagia, vale a dire la capacità delle cellule cerebrali di eliminare i «rifiuti» tossici e nell’aiutare a mantenere l’integrità delle sinapsi dei roditori.


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TANTE VITTORIE, MA IN LABORATORIO

Nello studio più recente, topi geneticamente modificati divenuti inclini all’accumulo di proteina tau (una delle lesioni fondamentali dell’Alzheimer) sono stati divisi in due gruppi. Il primo è stato alimentato con cibo molto ricco di olio extravergine di oliva a partire dai sei mesi (che, secondo certe stime, corrispondono ai nostri 30 anni), mentre il gruppo di controllo ha seguito una dieta senza aggiunte di olio. Un anno più tardi - a un'età che corrisponde ai 60 anni di un uomo - si è visto che il primo gruppo aveva una quantità significativamente inferiore (-60 per cento) di depositi di tau rispetto al secondo. Quando sono stati esaminati campioni di tessuto cerebrale, si è riscontrato inoltre un migliore funzionamento delle sinapsi, come pure una migliore neuroplasticità. «Siamo interessati a sapere se l’olio extravergine di oliva può far regredire i danni associati all’accumulo della proteina tau e, in modo specifico, se può farlo nei topi più vecchi», ha concluso Praticò, indicando i prossimi obiettivi della sua ricerca.

LE PROVE (CHE MANCANO) SULL'UOMO

Abbiamo chiesto a Giorgio Giaccone, direttore dell'unità operativa complessia di neurologia 5 e neuropatologia dell’Istituto Besta di Milano, se si può dire che l’olio d’oliva aiuta a prevenire l’Alzheimer e altre demenze. «Vorrei richiamare il titolo di un articolo di qualche anno fa sulla rivista Trends in Neurosciences: “Too much good news”. Si riferiva, con ironia, alle tante buone notizie sulla terapia per l’Alzheimer che arrivano dagli esperimenti sui topi, ma che quasi mai poi trovano conferma nell’uomo. I topi transgenici impiegati in questi studi sono modelli imperfetti della malattia. E tanti successi in laboratorio non si sono mai tradotti in cure o in indicazioni preventive efficaci nell'uomo». Piuttosto, secondo l'esperto, «è fondamentale puntare sulla prevenzione dell’Alzheimer, anche se non è semplice, visto che la malattia ci mette anche vent’anni a svilupparsi».


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BENEFICI PER LE DEMENZE VASCOLARI

Dell’olio di oliva si può dire che è importante per l’integrità delle arterie e, da qui, deriva la sua azione preventiva contro le demenze vascolari, quei disturbi cognitivi che nascono dall'ostruzione dei vasi sanguigni: con un conseguente calo dell'ossigenazione del cervello. «Inoltre - conclude Giaccone - sta emergendo sempre più chiaramente come tutto ciò che è utile a ridurre il rischio cardiovascolare, quindi controllo di pressione, colesterolo, glicemia e peso corporeo, regolare attività fisica e niente fumo, sia anche utile a ridurre il rischio di Alzheimer».


Serena Zoli
Serena Zoli

Giornalista professionista, per 30 anni al Corriere della Sera, autrice del libro “E liberaci dal male oscuro - Che cos’è la depressione e come se ne esce”.


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