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Con i Big-data ci cureremo meglio

Meno esami e terapie inutili grazie alla rivoluzione Big-data. Ma digitalizzare non basta, occorre interpretare i dati. Anche di questo si parlerà a The Future of Science

 

Un dottore gira per il reparto e compila con la sua stilografica la cartella clinica del paziente. Tutta la storia del malato è rinchiusa lì, in quel faldone di carte spesso indecifrabili per via della grafia non sempre chiara. Tonnellate e tonnellate di carta destinate ad essere dimenticate. E se invece quei dati, nascosti per così tanto tempo, fossero di aiuto per i pazienti del futuro? Oggi questo vecchio modo di organizzare le informazioni sta diventando un lontano ricordo. Grazie al progresso in campo informatico è possibile “digitalizzare ed interpretare” enormi moli di dati che ci aiuteranno a rendere la vita più semplice. E’ la rivoluzione dei Big-data e la salute è un campo in cui l'analisi dei dati avrà il maggior impatto. Un settore ancora in via di sviluppo dalle mille potenzialità. Proprio sulle applicazioni dei Big-data in campo medico sarà dedicata una parte della conferenza “The Future of Science” che si svolgerà a Venezia da giovedì 17 settembre.

 

MIGLIORI CURE

Uno dei settori della medicina che già ora sta beneficiando notevolmente dell’avvento dell’analisi dei Big-data è la clinica. Ad oggi l’esperienza di un medico e direttamente dipendente dal numero di casi analizzati nel proprio reparto e dall’aggiornamento costante. Eppure con i Big-data questa esperienza potrebbe aumentare notevolmente. Un esempio? Potendo confrontare il quadro clinico della persona che si ha davanti con altri milioni di dati provenienti da altri casi, prescrivere la cura migliore sarà molto più facile. Pensiamo alla lotta al cancro: disponendo di una mappa genetica completa del tumore – e confrontandola con quella di altri pazienti simili- l’oncologo potrà selezionare quali combinazioni di farmaci utilizzare e quali escludere.

 

MAGGIORI RISPARMI

Cure sempre più mirate - in tutti i settori della medicina - che porteranno nel giro di poco tempo ad un notevole risparmio della spesa sanitaria. Un recente studio condotto dalla società NetApp –tra i leader nel settore della gestione dei dati- ha mostrato che con l’utilizzo dei Big-data sarà possibile risparmiare ogni anno, a livello mondiale, oltre 450 miliardi di dollari. Risparmio dovuto in gran parte alla riduzione delle spese per cure inappropriate ed esami inutili. Una prospettiva non vicina però dall’essere realizzata: secondo le stime degli esperti si arriverà a regime non prima del 2040. Per l’Italia purtroppo potrebbe andare anche peggio: al momento la digitalizzazione è decisa da ogni singola azienda sanitaria e il rischio di frammentazione del sistema non è così remoto.

 

INTERPRETAZIONE DEI DATI

Proprio sulla frammentazione dei dati si gioca la partita decisiva. Ad oggi si calcola che nell’ambito sanitario oltre l’80% dei dati generati siano in formato non strutturato, ovvero raccolti in formati e modalità diversi. Compito degli informatici è ora quello di elaborare algoritmi sempre più sofisticati in grado di “far parlare” la mole di dati raccolta. Uno step necessario per migliorare le diagnosi, le cure, l'approccio medico a una patologia e, in ultima analisi, salvare le casse dei sistemi sanitari nazionali.

 

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