Vaccino «Mpr» e autismo: un altro studio esclude ogni legame
Una delle più approfondite ricerche su vaccinazioni contro morbillo, parotite e rosolia e autismo ribadisce l'assenza di qualunque collegamento
Ventuno anni dopo la diffusione su scala globale di quella che si sarebbe poi rivelata una delle più pericolose frodi scientifiche, giunge una nuova evidenza che assolve la vaccinazione trivalente (morbillo-parotite-rosolia) dal rischio di favorire l'insorgenza di un disturbo dello spettro autistico. La profilassi - la prima dose si effettua tra i 12 e i 15 mesi, la seconda tra i 5 e i 6 anni - non accresce le probabilità di sviluppare l'autismo, che con la vaccinazione tutt'al più può avere un solo punto di contatto: il momento della diagnosi, che nella maggior parte dei casi viene ottenuta dopo aver sottoposto un bambino alla prima dose vaccinale. Ma la coincidenza temporale non ha alle spalle un nesso di causalità diretta.
PERCHE' IL MORBILLO PUO' COLPIRE ANCHE CHI E' VACCINATO?
VACCINO E AUTISMO: NESSUNA RELAZIONE
La conferma - che equivale a un'ulteriore stroncatura delle tesi «anti-vax» - giunge da una ricerca danese condotta coinvolgendo oltre 657mila bambini nati tra il 1999 e il 2010 e monitorati fino al 2013. Obiettivo degli scienziati era quello di trovare eventuali riscontri alla tesi (già rinnegata attraverso il ritiro della pubblicazione) propugnata dall'ex medico inglese Andrew Wakefield. Per questo s'è scelto di effettuare uno studio osservazionale, mirato a comparare i tassi di insorgenza dell'autismo in relazione all'effettuazione (o meno) della vaccinazione trivalente. I ricercatori dello Statens Serum Institut di Copenaghen hanno attinto ai registri nazionali per ottenere le informazioni relative alla vaccinazione e ai tassi di diagnosi di un disturbo dello spettro autistico. Le conclusioni sono risultate rassicuranti: il vaccino «Mpr» non è risultato associato allo sviluppo dell'autismo (i numeri del disturbo erano comparabili, tra bambini vaccinati e non). In più, rispetto alle precedenti ricerche, l'ultima ha evidenziato che nemmeno l'età a cui si immunizza un bambino influisce sul rischio di malattia.
ALL'ORIGINE DEL CORTOCIRCUITO
I risultati fugano (ulteriormente) l'ipotesi avanzata da Wakefield nel 1998. Fu l'ex medico inglese - poi radiato dall'albo proprio in seguito a questa vicenda - a mettere nero su bianco (in uno studio con numeri estremamente ridotti) una possibile correlazione tra il vaccino «Mpr» e l’insorgenza dell’autismo. Il dibattito fu aperto ricorrendo alla falsificazione di alcuni risultati, dietro compensi mirati a portare a galla il presunto legame per far poi procedere cause milionarie. Ma nonostante le molteplici smentite da parte della comunità scientifica, è quanto ricorda Saad Omer, docente di epidemiologia e salute globale all'Università di Emory e prima firma di un editoriale pubblicato assieme alla ricerca, sulla rivista Annals of Internal Medicine, tra gli «anti-vax» sono ancora in molti a dare ossigeno a questa bufala. Nel contributo, l'autore si pone due domande: «È giusto parlare ancora di incertezza alla luce dei dati disponibili?». E poi, con riferimento alla conferma dei dati: «Quale impatto avranno questi ulteriori risultati sulla percezione della sicurezza della vaccinazione?».
CONTRASTARE LE FAKE-NEWS
L'ultima ricerca ha (inoltre) permesso di stratificare anche il rischio in alcune sottocategorie di bambini: come i fratelli degli autistici e i piccoli che avevano già ricevuto diverse vaccinazioni. Ma, come rimarcato da Omer, «tutte le prove finora esibite non sono riuscite a contenere l'esitazione vaccinale», con riferimento soprattutto agli Stati Uniti: dove cinque focolai sono già stati segnalati soltanto nell'anno in corso, a essere colpiti quasi tutti bambini non vaccinati. Per lungo tempo non è andata meglio nemmeno in Italia, dove la situazione risulta in progressivo miglioramento soltanto a seguito dell'introduzione dell'obbligo vaccinale per l'iscrizione a scuola. Si pone così un dilemma, per la classe medica: come andare oltre la «resistenza» all'evidenza scientifica che continua a farsi largo in ampi strati della popolazione? Tre sarebbero i passi da compiere, secondo l'esperto: etichettare qualsiasi falso mito come tale, puntare sugli aspetti più significativi per smontare un messaggio errato (senza perdersi in dettagli che nessuno ricorda) e fornire la versione corretta dei fatti. Nel frattempo, però, una cosa è certa: la vaccinazione trivalente non pone a rischio i bambini. Né per l'autismo né per qualsiasi altra malattia.
Vero e falso sui vaccini dall'Istituto Superiore di Sanità
I vaccini possono indebolire il sistema immunitario e portare alla comparsa di malattie autoimmuni - FALSO La nostra capacità di rispondere agli antigeni si sviluppa prima ancora della nascita e il sistema immunitario di un neonato è perfettamente capace di rispondere ogni giorno a migliaia di antigeni, molti di più di quelli contenuti nei vaccini
I vaccini contengono sostanze tossiche e pericolose come mercurio, formaldeide, alluminio - FALSO Nessuno dei vaccini commercializzati in Europa contiene da diversi anni derivati del mercurio, di cui peraltro non è mai stata dimostrata la pericolosità nelle quantità e nelle forme contenute nei vaccini. Le quantità di formaldeide, alluminio e altre sostanze sono minime e tali da non causare alcun danno alla salute.
I vaccini, in particolare quello contro Morbillo, Parotite e Rosolia (MPR), causano l’autismo - FALSO Dai numerosi studi effettuati non emerge alcuna correlazione tra il vaccino MPR e l’autismo. Lo studio erroneamente citato a sostegno di questo presunto legame, pubblicato su Lancet, è stato infatti ritirato dalla rivista perché dimostrato fraudolento e l’autore è stato, inoltre, radiato dall’albo dei medici del Regno Unito
A causa del decreto sull’obbligo aumentano i vaccini somministrati ai bimbi nel primo anno di vita - FALSO Il decreto non modifica il calendario vaccinale, le immunizzazioni e la scansione temporale restano le stesse. I genitori che negli anni passati hanno fatto fare ai figli sia quelle obbligatorie che le raccomandate al momento del loro ingresso a scuola li avevano protetti dalle 10 malattie previste dalla legge in discussione, e in alcune Regioni anche da altre, ad esempio lo pneumococco
Esistono degli esami che possono predire eventuali effetti collaterali dei vaccini - FALSO Non esiste nessun test in grado di predire gli effetti collaterali dei vaccini
La riduzione delle coperture vaccinali ha provocato la recrudescenza di malattie come il morbillo - VERO L’attuale riduzione delle coperture vaccinali ha provocato la recrudescenza di alcune malattie come il morbillo, e potrebbe portare al ritorno di patologie ormai assenti dal nostro paese, come la polio o la difterite, ma non ancora debellate dal resto del mondo
Il morbillo può essere causa di gravi complicanze - VERO Il morbillo può essere causa di gravi complicanze e danneggiare temporaneamente le difese immunitarie. Tutto ciò può essere prevenuto dal vaccino
La sicurezza dei vaccini è ben documentata - VERO La sicurezza dei vaccini è documentata da milioni di dosi somministrate, dalla costante attività di sorveglianza dei possibili eventi avversi e dagli studi di sicurezza che vengono effettuati sia prima dell’autorizzazione che dopo l’immissione in commercio di ogni vaccino. Gli effetti collaterali gravi da vaccino hanno una frequenza estremamente più bassa di quelli delle malattie da cui proteggono
L’Italia è uno dei 14 Paesi dove il morbillo è ancora endemico - VERO L’Italia è uno dei 14 Paesi dove il morbillo è ancora endemico ed è nella “top ten” dei paesi che hanno segnalato più casi a livello mondiale da Novembre 2016 ad Aprile 2017. Dall’inizio del 2017 sono stati notificati oltre 3.500 casi, molte complicanze gravi inclusi casi di polmonite, 2 casi di encefalite e 2 decessi. Il 40% circa dei casi è stato ricoverato in ospedale, a conferma della gravità della malattia. Il 35% circa dei casi ha riportato almeno una complicanza
La malattia impegna il sistema immunitario molto di più della corrispondente vaccinazione - VERO Inoltre nella composizione dei vaccini attuali gli antigeni presenti sono molti meno rispetto a quelli che venivano somministrati trenta anni fa