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Pediatria
Fabio Di Todaro
pubblicato il 06-06-2018

Vaccini: l'obbligo fa crescere la copertura in Italia



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Per le vaccinazioni incluse nell'esavalente si è ritornati in una situazione di sicurezza, ma per il morbillo la copertura ottimale è ancora lontana. L'obiettivo è recuperare adolescenti e adulti non vaccinati

Vaccini: l'obbligo fa crescere la copertura in Italia

I primi dati erano usciti a gennaio, rilevati a tre mesi dall'introduzione dell'obbligo vaccinale, e segnalavano già un aumento dei tassi di copertura delle vaccinazioni.

Un trend che risulta confermato adesso, da un'indagine di più lunga durata che conferma come la strategia adottata fosse necessaria per tutelare la salute pubblica degli italiani. 

Cresce lungo la Penisola il numero di persone (bambini e adulti) in linea con l'obbligo indicato nella legge 73 del 2017, riferito a vaccinazioni contro dieci malattie infettive: contro la difterite, il tetano, la pertosse, l'epatite B, la poliomielite, l'haemophilus influenzae B (coperti con la vaccinazione esavalente), il morbillo, la parotite e la rosolia (coperti con la vaccinazione Mpr).

Del «pacchetto-scuola» - vaccinazioni offerte gratuitamente e attivamente a bambini e adolescenti fino ai 16 anni, nonchè richieste per l'iscrizione a scuola - fa parte anche il vaccino contro la varicella, obbligatorio però soltanto per i nati a partire dal 2017.

Stando ai dati pubblicati sulla rivista Eurosurveillance, nel 2017 le percentuali delle vaccinazioni sono tornate a crescere. Una considerazione che non permette però di cantare vittoria. Per alcune vaccinazioni, infatti, si è ancora lontani dal raggiungimento della soglia in grado di garantire l'immunità di gregge.

PERCHE' UNA LEGGE
PER RENDERE I VACCINI OBBLIGATORI? 

LE VACCINAZIONI AL 2017

Rispetto al 2016, i ricercatori dell'Istituto Superiore Sanità, riferendosi ai dati provenienti dalle 19 Regioni e dalle due Province autonome e aggregati dal Ministero della Salute, hanno documentato un incremento delle coperture per nove delle dieci vaccinazioni divenute obbligatorie: contro la poliomielite (dal 93,3 al 94,5 per cento), la difterite (93,6-94,6 per cento), il tetano (93,7-94,6 per cento), la pertosse (93,6-94,6 per cento), l'epatite B (93-94,3 per cento), l'Haemophilus influenzae B (93,1-94,2 per cento), il morbillo (87,3-91,7 per cento), la parotite (87,2-91,6 per cento) e la rosolia (87,2-91,6 per cento).

In ascesa anche i dati riguardanti le vaccinazioni contro pneumococco (88,4-90,8 per cento) e meningococco C (80,7-83,1 per cento): soltanto raccomandate. L'unica lieve flessione ha invece riguardato l'adesione alla vaccinazione contro la varicella (46,1-45,6 per cento). 

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MA PER IL MORBILLO RESTA MOLTO DA FARE

A osservare le curve di crescita, un dato significativo è quello riguardante il vaccino trivalente (MPR, morbillo-parotite-rosolia), per cui le percentuali sono cresciute di quasi 4 punti in un solo anno.

Si tratta di «coperture mai raggiunte prima: il balzo in avanti non può che essere attribuito alla legge sull'obbligo», commenta Pier Luigi Lopalco, ordinario di igiene all'Università di Pisa. «Detto ciò, la situazione è ancora lontana dall'essere ottimale», dal momento che la soglia può definirsi raggiunta soltanto quando 95 su 100 (a dicembre si era a poco meno di 92) delle persone che dovrebbero essere vaccinate lo sono a tutti gli effetti.

«L'urgenza al momento è legata alla necessità di mettere in atto una campagna di recupero per adolescenti e adulti mai vaccinati - prosegue l'esperto -. Serve dunque un'accelerazione. Guai a pensare, alla luce di questi dati, a una retromarcia che sarebbe pericolosa».

MORBILLO: GIA' PIU' DI 1.000 CASI NEL 2018

L'incremento delle vaccinazioni si è tradotto in una riduzione dei contagi. Dal primo gennaio al 30 aprile, sono stati segnalati 1.258 casi di morbillo da parte di 18 regioni: a fronte dei 1.920 rilevati nello stesso periodo del 2017. Il triste primato, per i primi tre mesi di quest'anno, riguarda la Sicilia, il Lazio, la Campania, la Calabria e la Lombardia.

Oltre nove casi su dieci sono stati diagnosticati in persone non vaccinate. Quattro i decessi: tutti per complicanze respiratorie. «Questo vuol dire che il trend di mortalità è in crescita: oggi rileviamo un decesso ogni ottanta casi - avverte Massimo Andreoni, ordinario di malattie infettive all'Università di Roma Tor Vergata -. L'incidenza della malattia è in calo, ma siamo ancora in piena epidemia. occorre dunque continuare a vaccinarsi. Un messaggio rivolto anche ai giovani adulti, chiamati a effettuare la dose di richiamo. Più le persone non si vaccinano, maggiore è il rischio di registrare un aumento dei casi».

 

Fabio Di Todaro
Fabio Di Todaro

Giornalista professionista, lavora come redattore per la Fondazione Umberto Veronesi dal 2013. Laureato all’Università Statale di Milano in scienze biologiche, con indirizzo biologia della nutrizione, è in possesso di un master in giornalismo a stampa, radiotelevisivo e multimediale (Università Cattolica). Messe alle spalle alcune esperienze radiotelevisive, attualmente collabora anche con diverse testate nazionali ed è membro dell'Unione Giornalisti Italiani Scientifici (Ugis).


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