L'importanza di donare il latte umano anche in tempi di pandemia
Il 2020 ha visto calare le donazioni di latte umano. Un gesto di solidarietà che aiuta i bambini meno fortunati e permette alle mamme di mantenersi in salute
Gli esperti lo hanno ribadito a più riprese. Ma con risultati poco soddisfacenti. La pandemia da Coronavirus ha fatto crollare le donazioni di latte umano, effettuate dalle donne diventate mamme da poche settimane con l’intento di fornire un’opportunità a tutti quei neonati (compresi i prematuri) che non possono essere allattati al seno. Diverse le banche ospedaliere che hanno registrato un calo nell’affluenza femminile. E, di conseguenza, nelle quantità di latte ricevuto, da mettere a disposizione dei bambini che non possono essere nutriti al seno dalle proprie mamme. «Ma donare il latte materno è sicuro - afferma Fabio Mosca, presidente della Società Italiana di Neonatologia -. All’interno delle banche del latte sono state attivate tutte le procedure di controllo sia sulle donatrici sia sul latte. Invitiamo pertanto le mamme italiane a mostrare la loro generosità, donando il proprio latte per quei neonati che ne hanno più bisogno: a partire dai nati pretermine».
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LA PANDEMIA HA FATTO CROLLARE LE DONAZIONI DI LATTE UMANO
L'appello giunge nella giornata mondiale dedicata alla donazione del latte umano (19 maggio). E affonda le radici nei numeri raccolti tra gli ospedali dotati di una banca - 39 in Italia, concentrati perlopiù nelle Regioni del Centro e del Nord del Paese - nell'ultimo anno. «Molte delle più importanti banche hanno visto una riduzione significativa del numero delle donatrici nel 2020: motivata dai timori delle mamme a recarsi negli ospedali in cui hanno sede le banche, ma in alcuni casi anche dalla sospensione del servizio di raccolta a domicilio», prosegue Mosca, che guida l'unità operativa complessa di neonatologia e terapia intensiva neonatale dell'ospedale Maggiore Policlinico di Milano. Qualche esempio. In Lombardia, epicentro dell'emergenza sanitaria, la banca del Policlinico ha registrato un deciso calo delle donatrici (-47 per cento). Mentre a Torino, all’ospedale Sant’Anna, la flessione è stata contenuta (23 per cento). Calo di molto inferiore invece all'ospedale pediatrico Bambino Gesù di Roma (-8 per cento). Al contrario, opposto è stato il trend registrato al Meyer di Firenze (+4 per cento), all'ospedale Cassa Sollievo della Sofferenza di San Giovanni Rotondo (+3 per cento) e al Buccheri La Ferla di Palermo (stesso numero di donatrici del 2019).
Quando il latte materno è assente o insufficiente, il latte umano donato rappresenta l’alimento per eccellenza per i neonati prematuri. Per molti di questi bambini, soprattutto quelli più critici e prematuri, il latte materno può non essere disponibile almeno nel primo periodo dopo il parto. I principali vantaggi del ricorso al latte umano donato sono rappresentati dalla riduzione dell’incidenza di intolleranza alimentare, di enterocolite necrotizzante, di displasia broncopolmonare, di sepsi e di altre infezioni, di retinopatia del prematuro, dal miglioramento dello sviluppo cerebrale e neurocognitivo e dal precoce raggiungimento dell’alimentazione enterale esclusiva. Ma non solo. L’utilizzo precoce del latte umano donato consente una riduzione dei tempi di degenza e favorisce la promozione dell’allattamento materno esclusivo nelle terapie intensive neonatali. Gli ultimi dati statunitensi pubblicati sulla rivista Pediatricsnel 2016 dimostrano infatti che la presenza di una banca del latte nella sede della terapia intensiva accresce l'adesione all'allattamento (esclusivo) anche dopo le dimissioni. Ecco spiegata l'importanza di queste strutture, che raccolgono (senza fini di lucro) il latte donato, lo trattano, conservano (congelato a -20 gradi) e distribuiscono (dopo averlo scongelato e pastorizzato) all'interno delle neonatologie italiane seguendo dei criteri di priorità dettati dai bisogni dei più piccoli.
QUALI LE MAMME CHE POSSONO DONARE IL LATTE
Tutte le mamme possono decidere il proprio latte? Non proprio. Spiega Guglielmo Salvatori, responsabile della banca del latte del Bambino Gesù: «Possono donare le madri in buona salute, che seguono un corretto stile di vita e hanno una quantità di latte superiore alle esigenze del proprio figlio dalle prime settimane di vita e fino a un anno di età». Per diventare donatrici, si fa un colloquio con il neonatologo per verificare il proprio stato di salute, seguito da degli esami del sangue. Se non emergono controindicazioni, alla donatrice vengono consegnati degli appositi contenitori per il latte. A ogni consegna (una donna può decidere di donare a cadenza quotidiana, settimanale, un paio di volte al mese) ne vanno riempiti almeno 5 o 6, che l'ospedale a cui ci si rivolge stoccherà nelle modalità indicate. Come accade per altre donazioni, dal sangue alle cellule staminali emopoietiche, compiere questo gesto è anche un modo per tenere monitorata la propria salute. L'elenco completo delle strutture a cui è possibile rivolgersi è presente sul sito di AIBLUD Onlus.
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