È finito il tempo in cui, di fronte a un tumore del seno, l’unica opzione disponibile era la rimozione totale della mammella. Da decenni ormai, grazie anche al lavoro di Umberto Veronesi, gli interventi chirurgici sono sempre più “cuciti su misura” per garantire alle donne non solo le maggiori probabilità di cura, ma anche la migliore qualità di vita possibile.
Dopo la diagnosi di tumore del seno, la scelta del tipo di intervento è il punto di arrivo di un percorso delicato, che tiene in considerazione fattori clinici e tecnici, ma anche e soprattutto le caratteristiche e i bisogni del paziente.
Esistono due approcci chirurgici principali per rimuovere il tumore al seno: l'intervento di conservazione del seno (chirurgia conservativa), noto anche come quadrantectomia, e la mastectomia (rimozione totale del seno). Vediamoli più in dettaglio per capire quando vengono scelti e come affrontarli al meglio.
Quadrantectomia e chirurgia conservativa
Fanno parte della cosiddetta chirurgia conservativa tutti gli interventi che rimuovono il tumore e una porzione di tessuto sano circostante cercando di preservare la maggior parte della mammella. A seconda della quantità di tessuto asportato si parla di quadrantectomia o lumpectomia e rappresenta una opzione quando il tumore è in stadio iniziale, di piccole dimensioni o comunque piccolo rispetto alle dimensioni del seno.
- La quadrantectomia prende il suo nome dal fatto che il seno può essere suddiviso in quattro parti (o quadranti): nell’intervento di quadrantectomia si rimuove il quadrante nel quale è presente il tumore, lasciando intatti gli altri.
- La lumpectomia consiste invece nella rimozione del solo nodulo tumorale (in inglese lump) e di una parte di tessuto circostante.
Dopo chirurgia conservativa si procede innanzitutto con la verifica che i margini operatori siano “puliti”, ovvero che non ci siano cellule tumorali nei lembi di tessuto che circonda il tumore e che sono stati prelevati nel corso dell’intervento. Nel caso in cui tali margini non siano liberi dal tumore può essere necessario ritornare in sala operatoria per asportare un’ulteriore porzione di tessuto.
Inoltre, per ridurre le probabilità che il tumore ritorni, dopo l’intervento conservativo si utilizza anche la radioterapia.
Box – Quadrantectomia: un po’ di storia
L’introduzione della quadrantectomia si deve soprattutto agli studi condotti da Umberto Veronesi ormai 50 anni fa, quando gli interventi per rimuovere il tumore del seno si basavano sul principio della “massima dose tollerabile”. Nel caso della chirurgia questo principio si traduceva in un intervento molto aggressivo con la rimozione totale del seno. Nel 1981, la pubblicazione dei risultati dello studio Milan I hanno però cambiato le carte in tavola. Iniziato proprio da Veronesi circa un decennio prima, lo studio ha coinvolto 700 pazienti con tumori di dimensioni inferiori a 2 cm e ha confrontato la mastectomia standard (mastectomia di Halsted) con un nuovo protocollo chiamato QUART (quadrantectomia + rimozione dei linfonodi ascellari + radioterapia). I risultati? Nessuna differenza tra i due gruppi in termini di ritorno della malattia e di sopravvivenza.
Mastectomia, l’intervento più radicale
Con il termine mastectomia si indica l’intervento che prevede la rimozione totale della mammella. Il ricorso a questo intervento radicale non è sempre necessario, ma in alcuni casi è inevitabile per essere certi di rimuovere tutto il tumore e migliorare la prognosi finale.
Esistono diversi tipi di mastectomia:
- Semplice: rimozione dell’intera mammella, senza asportare altri tessuti
- Radicale: rimozione dell’intera mammella, dei muscoli e dei linfonodi ascellari. Non si opta pressoché più per questa tecnica.
- Radicale-modificata: rimozione dell’intera mammella ma vengono conservati i muscoli e si rimuovono i linfonodi ascellari
- Skin-Sparing (con risparmio di pelle): rimozione di mammella, capezzolo e areola, ma la maggior parte della pelle del seno viene conservata. Questo facilita la ricostruzione immediata.
- Nipple-Sparing (con risparmio del capezzolo): simile alla skin-sparing, ma conserva anche il capezzolo e l'areola.
Quando serve la mastectomia?
L’intervento conservativo è un’opzione meno invasiva rispetto alla rimozione totale del seno sia dal punto fisico che psicologico, ma non sempre è la scelta migliore.
In alcuni casi la rimozione dell’intera mammella è una scelta (quasi) obbligata:
- Il tumore è molto esteso rispetto al volume totale del seno.
- Sono presenti più noduli tumorali.
- Il tumore è di tipo infiammatorio.
- Non ci si può sottoporre alla radioterapia (per gravidanza, precedenti trattamenti radioterapici o altre problematiche che impediscono di tollerare la radioterapia)
Inoltre, di fronte alla possibilità di scegliere tra mastectomia e chirurgia conservativa, alcune persone preferiscono comunque optare per la rimozione totale del seno, perché così facendo sentono di “essersi liberate” della malattia. Una scelta comprensibile e che, come tutte quelle legate al trattamento del tumore, deve essere effettuata nella piena consapevolezza dei benefici e dei rischi e solo dopo averne discusso in modo approfondito con il medico.
La chirurgia è anche prevenzione
La mastectomia non è riservata alla rimozione di un tumore, piccolo o grande che sia. A volte si ricorre all’asportazione del seno allo scopo di prevenire la malattia e ridurre il rischio che si presenti.
Si parla in questi casi di chirurgia preventiva o profilattica ed è consigliata quando
- Sono presenti mutazioni del gene BRCA1 o BRCA2 (o di altri geni che aumentano il rischio di cancro al seno).
- C’è una forte storia familiare di cancro al seno
- Ci si è sottoposti a radioterapia al torace prima dei 30 anni.
- Si ha una storia personale di tumore del seno.
La chirurgia profilattica entra in gioco anche nei casi in cui è stato rimosso un tumore mammario e si decide di rimuovere anche l’altra mammella per ridurre il rischio che si sviluppi un tumore anche in quella sede. Si parla di mastectomia profilattica controlaterale ed è un’opzione utile in particolare per chi presenta anche altri fattori che aumentano il rischio di tumore, come per esempio mutazioni in specifici geni.
Quando si sceglie la chirurgia profilattica è fondamentale ricordare che l’intervento riduce notevolmente (fino al 90%) il rischio oncologico, ma non lo elimina del tutto. Date le forti implicazioni anche psicologiche della rimozione del seno, è quindi opportuno dialogare con l’oncologo e il chirurgo, per trovare la soluzione più adatta al proprio caso e alle proprie aspettative.
Mastectomia: informazioni pratiche e consigli utili
Come ogni intervento chirurgico, anche la mastectomia porta con sè conseguenze fisiche e psicologiche. Conoscerle è importante per affrontarle al meglio e sapere se e quanto rivolgersi al medico.
Dopo l'intervento
- La degenza in ospedale è di 1 o 2 notti se non ci sono complicazioni.
- Dopo l'intervento vengono inseriti 1 o 2 drenaggi chirurgici (piccoli tubi per far defluire il fluido), che rimangono per circa una settimana o 10 giorni.
- Entro circa 4 settimane dopo una mastectomia (più a lungo se è stata eseguita la ricostruzione, potendo richiedere mesi) si riesce a tornare alle normali attività. Meglio comunque evitare di compiere sforzi eccessivi o sollevare pesi nelle 2 o 3 settimane successive all’intervento.
- È normale sentirsi stanche e indolenzite, provare dolore o intorpidimento al petto, all'ascella e alla spalla. Possono inoltre formarsi tessuti cicatriziali duri e/o gonfiore dovuto ad accumulo di fluidi.
- L’intervento (anche dopo la ricostruzione) può portare a insoddisfazione per la propria immagine corporea e alla sensazione di aver perso femminilità. Inoltre, dopo la ricostruzione, la sensibilità a livello del seno è spesso compromessa o totalmente persa e questo influenza la qualità delle relazioni intime.
- È importante che i partner siano coinvolti e informati, e che si creino aspettative realistiche sui risultati estetici e sulla sessualità.
Due consigli su tutti per una ripresa migliore e più rapida: seguire sempre le indicazioni dell’oncologo e del chirurgo e chiedere spiegazioni in caso di dubbi o preoccupazioni.
NOTA BENE: Le informazioni fornite non sostituiscono il parere di uno specialista. Per valutazioni personalizzate, è fondamentale consultare un medico.
