La chirurgia rappresenta uno degli approcci più antichi di fronte al tumore. Ne parla già nel I secolo avanti Cristo il medico romano Celso e altre testimonianze dell’utilizzo del bisturi contro il cancro sono arrivate a noi dai secoli passati. Ancora oggi questo tipo di trattamento è parte integrante del percorso di cura dopo una diagnosi oncologica, seppur non abbia più molto a che vedere con le antiche testimonianze. Chirurgia robotica, tecnologie all’avanguardia e combinazioni con altre terapie non chirurgiche, rendono oggi l’intervento uno strumento efficace, sempre meno invasivo ed estremamente sicuro per il paziente. Completano il quadro le numerose opzioni disponibili per gestire il dolore durante e dopo l’operazione e per evitare il rischio di infezione.
Quando e perché si utilizza la chirurgia
Siamo abituati a pensare alla chirurgia oncologica come l’intervento per rimuovere la massa tumorale. Senza dubbio, questa è una delle sue applicazioni principali, ma non è certo l’unica: infatti, a seconda del tipo di tumore, del suo stadio e della sua localizzazione, la chirurgia può essere scelta per diverse ragioni che vanno dalla ricerca di una diagnosi precisa fino al sollievo dai sintomi
- Diagnosi. l’intervento noto come “biopsia” rappresenta una forma di chirurgia utilizzata per comprendere la natura di una massa. Consiste nel prelevare un campione di tessuto e analizzarlo al microscopio alla ricerca di eventuali caratteristiche tumorali. Non tutte le biopsie sono però chirurgiche: molte si eseguono con un semplice ago per via percutanea.
- Trattamento curativo. Se il tumore è stato diagnosticato in fasi molto precoci ed è quindi rappresentato da una massa di piccole dimensioni e senza metastasi, la chirurgia potrebbe essere sufficiente per curare la malattia. In questi casi si interviene con l’obiettivo di rimuovere l'intero tumore e anche una parte di tessuto sano circostante per aumentare le probabilità di eliminare del tutto la malattia. Si parla di ‘margini liberi’ (R0) quando il tessuto circostante non mostra, al microscopio, la presenza di cellule tumorali. Debulking (riduzione della massa): in alcuni casi, pur non essendo possibile rimuovere del tutto la massa tumorale, si ricorre comunque alla chirurgia per ridurre le dimensioni del tumore e rendere potenzialmente più efficaci altri trattamenti come la chemioterapia o la radioterapia. Questo approccio è utilizzato soprattutto nei tumori ginecologici o cerebrali, dove ridurre la massa facilita l’efficacia dei trattamenti successivi
- Chirurgia palliativa (per alleviare i sintomi). Oggi si parla anche di chirurgia di supporto, che include tutti gli interventi volti a migliorare la qualità di vita, ridurre dolore o complicanze, anche in assenza di finalità curative. Nei casi di malattia avanzata, l’intervento chirurgico di rimozione di parte del tumore può aiutare a ridurre dolore, ostruzioni (ad esempio a livello intestinale) o altri sintomi. In questi casi la chirurgia non ha uno scopo curativo ma può comunque migliorare notevolmente la qualità della vita.
- Chirurgia ricostruttiva. Dopo un intervento demolitivo (come una mastectomia), la chirurgia ricostruttiva può ripristinare l'aspetto e la funzione di una parte del corpo. Può essere eseguita contemporaneamente all'intervento principale o in un secondo momento.
- Chirurgia preventiva (o profilattica). In presenza di mutazioni che aumentano il rischio genetico di sviluppare un tumore è possibile ricorrere alla chirurgia per rimuovere un organo ancora sano. In questo modo si riduce drasticamente il rischio di malattia. Un classico esempio è la rimozione del seno e/o delle ovaie nelle donne portatrici di mutazioni dei geni BRCA1 o BRCA2.
L’intervento non è sempre uguale
Parlare in modo generico di “chirurgia” è molto riduttivo. A seconda del tipo di tumore, delle sue dimensioni, del suo stadio e di molte altre variabili legate alla malattia e al paziente, il chirurgo sceglierà il più adatto tra i diversi approcci disponibili.
Chirurgia | Cos’è | Pro e Contro |
In aperto (o aperta) | È la tipologia “classica” di intervento, che prevede l’utilizzo del bisturi e si basa su un’incisione per raggiungere e poi rimuovere il tumore | Consente al chirurgo di avere una visione chiara e di raggiungere parti del corpo difficilmente accessibili con altre tecniche.Il recupero potrebbe richiedere più tempo rispetto ad approcci meno invasivi |
Mini-invasiva | Si eseguono una o più piccole incisioni attraverso le quali si inseriscono speciali videocamere per avere una visione del tumore e strumenti in grado rimuoverlo. Si parla in questi casi di chirurgia laparoscopica. | Rispetto alla chirurgia in aperto, si associa in genere a tempi di degenza in ospedale e di recupero inferiori. Potrebbe non essere adatta a rimuovere tumori particolarmente voluminosi o in posizioni difficili da raggiungere. |
Robotica | Il chirurgo non opera direttamente sul paziente, ma siede a una console e comanda le braccia di un robot che muovono gli strumenti con estrema precisione. Rappresenta una forma avanzata di chirurgia mini-invasiva. Il robot non opera autonomamente: è sempre il chirurgo, seduto alla console, a controllarne i movimenti in tempo reale | Permette una visualizzazione 3D, ingrandita e ad alta definizione e consente di ridurre ulteriormente i temi di degenza e l’invasività. Dati gli elevati consti per l’acquisto e la manutenzione dei “robot” chirurgici, l’approccio robotico non è disponibile in tutti i centri. Inoltre, la chirurgia robotica richiede una formazione specifica e molto approfondita. |
Oltre a queste tipologie, esistono anche chirurgie “senza bisturi” come la chirurgia laser (che usa un raggio di luce per tagliare o distruggere i tessuti), la criochirurgia (che usa il freddo estremo per congelare e uccidere le cellule anormali).
Sì all’intervento, no al dolore
Nell’antichità gli interventi chirurgici venivano eseguiti senza alcun tipo di anestesia. Oggi ovviamente le cose sono cambiate e il medico potrà scegliere caso per caso la migliore procedura per eseguire l’operazione senza che il paziente senta dolore.
- Anestesia generale: non si è coscienti nel corso dell’intervento e in genere non si ricorda nulla di ciò che accade in sala operatoria.
- Anestesia locale: si resta svegli e coscienti perché viene anestetizza solo una piccola area del corpo, in genere attraverso un’iniezione. Per l’anestesia topica, anzichè l’ago, si utilizzano altre modalità per far arrivare il farmaco a destinazione (per esempio specifici spray).
- Anestesia regionale: anche in questo caso di resta svegli, ma viene anestetizzata una regione ampia del corpo e il farmaco può essere somministrato sia mediante una sola iniezione che con una infusione intravenosa continua.
Il controllo del dolore è un aspetto fondamentale anche nel post-operatorio. Anche in questo caso sono disponibili numerose opzioni tra le quali il medico potrà scegliere la più adatta. È importante riferire sempre la presenza di eventuale dolore: “fare gli eroi” non serve, anzi potrebbe addirittura complicare il recupero.
Potenziali rischi ed effetti collaterali
Sebbene possa avere diversi ruoli e diverse forme, non sempre la chirurgia rappresenta la scelta migliore in presenza di un tumore. Nel caso di tumori del sangue, per esempio, l’intervento non è indicato dal momento che la malattia non si presenta come una vera e propria massa. L’intervento chirurgico è controindicato anche se il tumore si trova in particolari posizioni, magari molto vicino ad organi vitali, per cui la sua rimozione potrebbe compromettere anche il funzionamento di tali organi.
È importante inoltre tenere conto dei potenziali effetti collaterali e dei rischi legati alla chirurgia: sebbene l’equipe medica e chirurgica lavori in modo da ridurre al minimo, questi sono influenzati da diversi fattori e non è possibile eliminarli del tutto.
Tra questi effetti della chirurgia, che in genere tendono a migliorare nel tempo, possiamo citare: perdita di appetito, dolore e lividi (soprattutto nell’area della ferita), sanguinamenti, stanchezza.
Particolare attenzione viene posta al rischio di infezione e di formazione di coaguli di sangue (trombi), più probabili negli interventi lunghi o in pazienti che restano a lungo immobili, ma prevenibili con farmaci e mobilizzazione precoce. Infine, dal punto di vista psicologico, la chirurgia potrebbe lasciare cicatrici profonde legate ai cambiamenti che l’intervento lascia a livello fisico.
Indipendentemente dal tipo di intervento, un dialogo costante e sincero con l’equipe di cura (oncologo, chirurgo, infermiere, anestesista, ecc) rappresenta lo strumento migliore per affrontare al meglio le fasi che precedono e seguono l’operazione e per rendere più efficace e rapida la ripresa.
NOTA BENE: Le informazioni fornite non sostituiscono il parere di uno specialista. Per valutazioni personalizzate, è fondamentale consultare un medico.