Sono una paziente oncologica e per ovvi motivi posso espormi con grande cautela alla luce solare. In estate faccio, quindi, utilizzo di autoabbronzanti. Ho sempre saputo che possono rappresentare un’alternativa innocua e sicura; tuttavia recentemente mi è capitato di leggere che si può formare della formaldeide, in particolare se il prodotto è esposto a calore o se è vecchio (oltre la data di scadenza). Come comportarsi? Antonella (domanda pervenuta tramite il form “L’esperto risponde”)
Risponde il dottor Lorenzo Squillace, Dermatologo presso IRCCS Istituto Nazionale Tumori G Pascale Napoli
Gli autoabbronzanti, se usati correttamente, non sono considerati rischiosi per la salute, ma ci sono alcune considerazioni importanti da tenere a mente.
Questi prodotti contengono solitamente DHA (diidrossiacetone), uno zucchero che reagisce con le proteine dello strato più superficiale della pelle (lo strato corneo), producendo una colorazione marrone simile all’abbronzatura naturale. Questo processo si chiama reazione di Maillard.
In genere sono sicuri per uso topico, infatti il DHA è approvato da autorità come la FDA (negli USA) per l’uso esterno. Non penetra negli strati profondi della pelle e, quindi, non comporta i rischi dell’esposizione ai raggi UV, come i danni al DNA. Durante la reazione chimica che scurisce la pelle, però, possono generarsi piccole quantità di composti volatili, tra cui la formaldeide. Questa, non è aggiunta intenzionalmente, ma può essere prodotta in maniera secondaria dalla degradazione del DHA, soprattutto in condizioni di calore, luce o conservazione prolungata.
La formaldeide è un composto potenzialmente cancerogeno (classificato gruppo 1 IARC), ma il rischio dipende dalla quantità prodotta dagli autoabbronzanti, in genere molto bassa; dalla via di esposizione, di solito il rischio aumenta con prodotti spray, soprattutto in ambienti chiusi o mal ventilati. Meno pericolosi invece per uso topico; dalla frequenza d’uso, se occasionale e moderato è considerato sicuro.
