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Redazione
pubblicato il 26-05-2012

Siete anche voi malati di cellulare?



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Il terrore di smarrire il telefonino è ormai diventata una sindrome, che si chiama nomofobia, con sintomi a volte drammatici: nausea, tremori e sudorazione. Analoghi a quelli da dipendenza di droga

Siete anche voi malati di cellulare?

Il terrore di smarrire il telefonino è ormai diventata una sindrome, che si chiama nomofobia, con sintomi a volte drammatici: nausea, tremori e sudorazione.  Analoghi a quelli da dipendenza di droga

«Pensare di perdere il telefonino, restando disconnessi dal proprio mondo di relazioni? Una tragedia» Lo psichiatra Claudio Mencacci, direttore del dipartimento di neuroscienze dell’azienda ospedaliera Fatebenefratelli di Milano, parla di una nuovissima sindrome, la «nomofobia», abbreviazione del termine coniato in Gran Bretagna (no mobile phobia)  per indicare appunto il terrore di smarrire il  cellulare. I sintomi sono drammatici: «Giramenti di testa,  attacchi di nausea, tremori e sudorazione eccessiva.

COME UNA DROGA - Sintomi che possono evolvere in tachicardia e dolori al petto. E’ una sindrome che ha tutte le caratteristiche di una dipendenza da sostanze di abuso, e come quelle ha basi biologiche, perché fa riferimento allo stesso circuito cerebrale e ha come mediatore la dopamina.» Uno studio inglese su un migliaio di utilizzatori di cellulare, pubblicato recentemente, ha rivelato che il 66 per cento di essi si dichiara «molto angosciato» all’idea di perderlo, e che questa percentuale sale al 76 per cento nei giovani tra i 18 e i 24 anni. Per tutti loro, smarrire il telefonino non solo equivale a perdere i contatti con gli amici, ma anche tutta una serie di servizi considerati ormai irrinunciabili, che sono a disposizione con gli smartphone e con i forfait illimitati:  sapere dove si è, chiedere aiuto se l’auto si ferma,  sapere se ci sono intorno dei ristoranti o dei cinema, acquistare il biglietto ferroviario per il week-end, pianificare la serata, eccetera. Spiega Mencacci: «Il cellulare viene vissuto come una parte di se stessi, e smarrirlo è inaccettabile.» E’ sempre più diffuso il fenomeno di averne due, e Mencacci aggiorna la situazione: «Fino al 2010, tra i possessori di due o più cellulari c’erano più maschi, ma nel 2011-2012 le femmine sono passate in testa.» Perché questo  sorpasso? Risponde lo psichiatra: «Con l’accrescimento tecnologico delle funzioni del cellulare, che l’hanno fatto diventare un multitasking , le donne sono consapevoli di poter fare più cose, e il loro senso del dovere, che è molto alto, le spinge a iperconnettersi.»

SE SI E’ INNAMORATI - Parlando di uomini e donne, viene in mente l’amore. Che cos’ha cambiato il telefonino, nei rapporti affettivi? Mencacci non ha dubbi: «Gli innamorati sono sempre a stretto contatto, ma la tecnologia ha cambiato il ritmo e le attese, e molto spesso ci si parla per sms, senza più usare la parola. Così si perdono le sfumature emotive, le articolazioni del pensiero.» La gelosia, la gemella grama dell’amore, trova nuove modalità per torturare lui o lei. Racconta Mencacci: «Una signora mi ha confessato  di aver fatto “la cosa che non si fa”, cioè mettere le mani sul cellulare del marito. Mi ha detto: “Ho guardato nel cestino dei messaggini buttati, ed era vuoto. Non le sembra un fortissimo indizio che mio marito aveva qualcosa da nascondere?” Ne era convintissima, e soffriva.» Ma come si curano i malati di nomofobia, il 22 per cento dei quali non saprebbe stare una giornata senza il telefonino? «Con la terapia comportamentale, con antidepressivi e ansiolitici.»  Ma come per tutte le dipendenze (da gioco d’azzardo, da fumo, da alcol, da droghe)  i malati devono prima rendersi conto di non essere più liberi. Conclude Mencacci: «Mi è capitato a volte, prima di cominciare una seduta per la disassuefazione al cellulare, di sentirmi chiedere: “Mentre parliamo, posso approffittarne per metterlo in ricarica?”»

Antonella Cremonese


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