Coronavirus: interventi chirurgici più a rischio con il Covid-19
Più complicanze e decessi in aumento tra i pazienti operati col Sars-CoV-2. Se possibile, meglio rimandare l'appuntamento col bisturi
Negli ultimi mesi, la maggior parte degli interventi chirurgici sono stati rimandati (28 milioni nel mondo, secondo una stima apparsa sulle colonne del British Journal of Surgery), per permettere al personale sanitario di affrontare la fase più critica della pandemia di Covid-19. A fronte di questa scelta, necessaria per massimizzare le possibilità di cura dei pazienti più gravi contagiati dal coronavirus, c’è stato però anche chi è stato costretto a entrare comunque in sala operatoria. Talvolta, nei casi di massima urgenza, anche se alle prese con la nuova malattia infettiva. Una necessità che ha finito per mettere a repentaglio la salute di queste persone: oltre che per il Covid, per un più alto rischio di complicanze polmonari nel periodo postoperatorio. Lo spaccato che emerge da uno studio pubblicato sulla rivista The Lancet rimarca quanto delicata sia la scelta che può porsi di fronte a medici e pazienti, nel momento in cui occorre valutare i rischi e i benefici derivanti dall'esecuzione di una procedura chirurgica nel corso di una pandemia.
CON LA CHIRURGIA AUMENTANO LE COMPLICANZE POLMONARI
I 29 autori della ricerca hanno analizzato il decorso di 1.128 pazienti operati tra l'1 gennaio e il 31 marzo in 235 ospedali di 24 nazioni (soprattutto Italia, Spagna, Regno Unito e Stati Uniti). Ampia la gamma di procedure considerate: da quelle di chirurgia generale a quelle oncologiche, da quelle ginecologiche (compresi i parti cesarei) a quelle urologiche. Nella lista sono rientrati anche gli interventi di cardiochirurgia, chirurgia ortopedica, neurochirurgia, chirurgia vascolare ed epatobiliare. Obbiettivo dell'analisi: valutare gli esiti a trenta giorni dall'intervento, a partire dalla mortalità. I risultati hanno confermato come lo scenario peggiori, se a finire in sala operatoria sono pazienti alle prese col Covid-19. Dall'indagine è emerso infatti che quasi 1 malato su 5 (23.8 per cento) è deceduto entro un mese dall'intervento e oltre 1 su 2 (51.2 per cento) è andato incontro a complicanze polmonari. In questa categoria, la quota di decessi è stata superiore (38 per cento) rispetto al dato complessivo.
QUALI DIFFERENZE TRA SARS, MERS E COVID-19?
CHI SONO I PAZIENTI PIU' A RISCHIO?
I ricercatori hanno tracciato l'identikit dei pazienti più a rischio in caso di intervento: over 70 e uomini, dati in linea con quelle che sono le caratteristiche dei pazienti deceduti con il Covid-19 negli ultimi quattro mesi. L'analisi ha permesso inoltre di svelare le procedure più esposte alle complicanze. In cima alla lista, quelle di chirurgia maggiore (neurochirurgia, chirurgia toracica e addominale) e di urgenza, seguite da tutti gli interventi di chirurgia oncologica. Più in generale, la sindrome da distress respiratorio acuto, la polmonite e la necessità di un supporto respiratorio si sono manifestate più frequentemente in coloro che erano affetti anche da altre malattie. Oltre a correre il rischio di un contagio in ospedale, se non già positivi al Sars-CoV-2, i pazienti chirurgici sono esposti a un aumento della risposta infiammatoria e della coagulazione del sangue. Questa situazione, sommata alla risposta immunitaria all'infezione, può provocare quella che gli esperti definiscono la «tempestaperfetta»: da qui il rischio di vanificare l'esito di un intervento. Si spiegherebbe così la rilevazione di tassi di mortalità e, più in generale, di complicanze polmonari, «più alti di quelli associati ai pazienti che, prima della pandemia, consideravamo a maggior rischio», hanno messo nero su bianco i ricercatori. Tra cui, anche tre chirurghi italiani: Salomone di Saverio (Università dell'Insubria), Gaetano Gallo e Francesco Pata (Università Magna Graecia di Catanzaro).
Lo studio presenti due limiti: l'accorpamento di procedure chirurgiche molto diverse e la mancanza di un gruppo di controllo. Detto ciò, quello che si deduce è che finire sotto i ferri durante la pandemia può comportare diversi rischi in più. Un discorso valido tanto per chi non è entrato in contatto con il virus (più esposto al rischio di un contagio), quanto per chi ha già contratto la malattia infettiva (Covid-19). Da qui il dilemma: in questa situazione, è il caso di dare la priorità a un intervento chirurgico (con i rischi che potrebbero conseguirne) o alla guarigione dal Covid-19? Una risposta valida per tutti non c'è. Secondo gli autori dello studio, quando possibile, è meglio rimandare un'operazione (anche quelle considerate a rischio basso). O, se vi è un'opportunità, prediligere i trattamenti farmacologici: in sostituzione o nell'attesa dell'intervento. Una soluzione da prediligere soprattutto quando si ha di fronte un paziente con diverse malattie. Un discorso di questo tipo è però fattibile in alcuni casi, non in tutti. Si pensi per esempio a chi è chiamato a entrare in sala operatoria per asportare un tumore, a chi è vittima di un trauma importante, alle donne prossime ad affrontare un parto cesareo, a chi si accinge a un trapianto d'organo e a tutti coloro i quali sono chiamati a sottoporsi a procedure di cardiologia interventistica (per la cura dell'infarto) e di neurochirurgia vascolare (rivolte ai pazienti con un ictus cerebrale). In questi casi, il beneficio derivante dall'intervento è considerato comunque prevalente.
IN GIOCO ANCHE LA SICUREZZA DEL PERSONALE SANITARIO
Centellinare il ricorso alla chirurgia di elezione (pari a un quinto dei casi considerati), nel corso di una pandemia, è importante anche per evitare il contagio tra i medici. Perciò, anche ora che in Italia si cominciano a riaprire le sale operatorie a coloro che avrebbero dovuto subìre un intervento durante il lockdown, è il caso di considerare ogni paziente come un possibile infetto. E adottare, fino a prova contraria, tutte le misure precauzionali del caso. A partire dallo screening preoperatorio (possibile soltanto con il tampone: quando possibile, meglio aspettare l'esito prima di portare un paziente sul tavolo operatorio)fino all'utilizzo di tutti i dispositivi di protezione individuale (mascherina, guanti, cuffie, visiera, calzari) da parte dei camici bianchi. A ciò occorre aggiungere una serie di direttive legate agli ambienti ospedalieri che gli specialisti di diverse società scientifiche italiane (Sic, Acoi, Sicut, Sico, Sicg, Sifipac e Siaarti) hanno riassunto in un documento pubblicato sul World Journal of Emergency Surgery. L'indicazione di massima, quando il rinvio dell'intervento non è possibile, è quella di «coinvolgere il minor numero di professionisti», onde evitare che un eventuale contagio faccia il vuoto di operatori da mettere a disposizione di tutti gli altri pazienti.
Coronavirus e Covid-19: le regole da seguire
3 - Non toccarti occhi, naso e bocca con le mani Il virus si trasmette principalmente per via respiratoria, ma può entrare nel corpo anche attraverso gli occhi, il naso e la bocca, quindi evita di toccarli con le mani non ben lavate.
Le mani, infatti, possono venire a contatto con superfici contaminate dal virus e trasmetterlo al tuo corpo.
6 - Pulisci le superfici con disinfettanti a base di cloro o alcol I disinfettanti chimici che possono uccidere il nuovo coronavirus (SARS-CoV-2) sulle superfici includono disinfettanti a base di candeggina / cloro, solventi, etanolo al 75%, acido peracetico e cloroformio.
Il tuo medico e il tuo farmacista sapranno consigliarti.
2 - Evita il contatto ravvicinato con persone che soffrono di infezioni respiratorie acute Mantieni almeno un metro di distanza dalle altre persone, in particolare quando tossiscono o starnutiscono o hanno la febbre, perché il virus è contenuto nelle goccioline di saliva e può essere trasmesso a distanza ravvicinata.
8 - Gli animali da compagnia non diffondono il nuovo coronavirus Al momento, non ci sono prove che animali da compagnia come cani e gatti possano essere infettati dal virus.
Tuttavia, è sempre bene lavarsi le mani con acqua e sapone dopo il contatto con gli animali da compagnia.
5 - Non prendere farmaci antivirali né antibiotici a meno che siano prescritti dal medico Allo stato attuale non ci sono evidenze scientifiche che l’uso dei farmaci antivirali prevenga l’infezione da nuovo coronavirus (SARS-CoV-2).
Gli antibiotici non funzionano contro i virus, ma solo contro i batteri. Il SARS-CoV-2 è, per l’appunto, un virus e quindi gli antibiotici non vengono utilizzati come mezzo di prevenzione o trattamento, a meno che non subentrino co-infezioni batteriche.
4 - Copri bocca e naso se starnutisci o tossisci Se hai un’infezione respiratoria acuta, evita contatti ravvicinati con le altre persone, tossisci all’interno del gomito o di un fazzoletto, preferibilmente monouso, indossa una mascherina e lavati le mani.
Se ti copri la bocca con le mani potresti contaminare oggetti o persone con cui vieni a contatto.
9 - In caso di dubbi NON recarti al Pronto Soccorso: chiama il tuo medico di base e se pensi di essere stato contagiato chiama il 112 Il periodo di incubazione del nuovo coronavirus è compreso tra 1 e 14 giorni. Se hai febbre, tosse, difficoltà respiratorie, dolori muscolari, stanchezza NON recarti al Pronto Soccorso: chiama il tuo medico di base per avere informazioni su cosa fare; se pensi di essere stato contagiato chiama il 112.
1 - Lavati spesso le mani Il lavaggio e la disinfezione delle mani sono decisivi per prevenire l’infezione. Le mani vanno lavate con acqua e sapone per almeno 20 secondi. Se non sono disponibili acqua e sapone, è possibile utilizzare
anche un disinfettante per mani a base di alcol al 60%. Lavarsi le mani elimina il virus.
7 - A distanza dagli altri e con la mascherina Quando si è con altre persone, più si è lontani e meglio è. In situazioni di comunità, si raccomanda di indossare sempre una mascherina (senza valvola) per coprire naso, bocca e mento. Prima e dopo averla rimossa, oltre che dopo averla maneggiata, lavare sempre le mani.
Nuovo coronavirus e Covid-19: le regole utili da seguire Come dobbiamo sapere per affrontare con le dovute cautele e senza timori eccessivi l'epidemia di nuovo coronavirus? I consigli dell'Istituto Superiore di Sanità e del Ministero della Salute. (Fonte: https://www.epicentro.iss.it/coronavirus/)
8 - I prodotti MADE IN CHINA e i pacchi ricevuti dalla Cina non sono pericolosi L’Organizzazione Mondiale della Sanità ha dichiarato che le persone che ricevono pacchi dalla Cina non sono a rischio di contrarre il nuovo coronavirus, perché non è in grado di sopravvivere a lungo sulle superfici. A tutt’oggi non abbiamo alcuna evidenza che oggetti prodotti in Cina o altrove possano trasmettere il nuovo coronavirus (SARS-CoV-2).