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Neuroscienze
Serena Zoli
pubblicato il 07-01-2015

Dietro a bulimia e anoressia anche una proteina intestinale



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In alcune persone si svilupperebbe una proteina che altera la sensazione di pienezza o di fame. L’esperto: «Uno spunto utile, ma nei disturbi alimentari prevalgono le ragioni psichiche»

Dietro a bulimia e anoressia anche una proteina intestinale

Potrebbe essere nell’intestino non “la” causa, ma almeno una delle cause dei disturbi alimentari che colpiscono una così larga fetta di persone, soprattutto adolescenti. Uno studio francese ha identificato una proteina prodotta da alcuni batteri, come l’Escherichia coli, naturalmente presenti nella flora intestinale e che “imita” l’ormone della sazietà. Dove è presente questa proteina (ClpB), l’organismo crea anticorpi per contrastarla che però, data la somiglianza, vanno anche a toccare l’ormone che controlla il senso di sazietà, modificandone gli effetti.

Che possono essere o di pienezza raggiunta, e allora si ha anoressia, con l’astinenza dal cibo, o di fame, con conseguente bulimia, cioè “ingordigia” di cibo. La proteina stessa sembrerebbe avere in sé proprietà che spingono all’anoressia, spiegano i ricercatori dell’Inserm, Istituto nazionale della salute e della ricerca medica francese, che hanno condotto lo studio sui topi. Un controllo su 60 pazienti ha confermato un analogo coinvolgimento di questa proteina nei disturbi alimentari umani.

 

IL RESPONSO NEL SANGUE?

«Ora lavoriamo per trovare un esame del sangue che segnali la presenza della ClpB, il che aprirebbe le porte a un trattamento specifico e individualizzato», hanno dichiarato gli autori Pierre Déchelotte e Sergueï Fetissov. «Ma anche parziale – commenta il dottor Stefano Erzegovesi, responsabile dell’Unità per i disturbi alimentari dell’Ospedale San Raffaele di Milano. - Nel senso che anoressia, bulimia e disturbo di binge eating (grande abbuffata, ndr) hanno un’origine multifattoriale in cui prevalgono le ragioni psicogene. Derivanti dalla psiche del malato. Le sensazioni di fame e sazietà contano senz’altro, ma non esauriscono il problema». Precisato questo, Erzegovesi apprezza lo studio francese, può fornire «un’arma in più, prettamente biologica, per affrontare i disturbi alimentari» ed ha anche il pregio di inserirsi sulla scia dello «studio del microbioma intestinale oggi molto seguito, e in varie direzioni».

 

ASSE DALLA PANCIA ALLA TESTA

I francesi parlano di indagine sull’asse intestino-cervello, «un asse sempre più chiamato in causa e non solo nel senso dall’alto al basso, dalla mente all’intestino, ma anche con “ordini” dall’intestino alla testa», commenta lo specialista del San Raffaele. E passa a spiegare cos’è il microbioma intestinale, alla lettera “l’insieme dei microbi vivi” presenti nell’intestino, che sono miliardi. Più delle cellule del nostro intero organismo. «C’è da restare esterrefatti nell’apprendere che il tutto pesa 2-3 kg. Prima si riteneva che il microbioma fosse solo di supporto ai processi digestivi, mentre ora appare come un vero “organo” con tanti aspetti legati sia alla regolazione immunitaria sia al metabolismo».

 

UN’EMOZIONE NEL PIATTO

Per tornare ai disturbi alimentari, le cause più consistenti hanno a che fare con due meccanismi mentali: 1) la “regolazione emotiva” 2) il “meccanismo di controllo”. Per il primo punto, si parla anche di “alimentazione emotiva”, quella che è spinta sotterraneamente da tristezza, rabbia e altri sentimenti. Per il punto due, nei disturbi alimentari c’è sempre un’ideazione ossessiva di controllo. Specie nell’anoressia: “se controllo il mio corpo, mi sento più forte psicologicamente”. C’è una vicinanza con il disturbo ossessivo-compulsivo». Nell’espressione corrente: “sono coì stressato che ho mal di stomaco” oggi la lettura potrebbe rovesciarsi: “sono stressato perché ho mal di stomaco”.

 

IL SECONDO CERVELLO

«E’ impressionante – commenta Erzegovesi. – C’è un asse privilegiato intestino-cervello, e sembrerebbe agire nelle due direzioni. Sono moltissimi i neuroni nell’intestino. C’è chi chiama il “sistema nervoso intestinale” il “secondo cervello”. E ogni essere umano, a seconda della flora intestinale che ha, ha anche una modulazione cerebrale diversa». Troverebbe spiegazione scientifica il detto di tanti: “ho deciso di pancia”, “io sento le cose e le persone di pancia”. Intanto sull’asse intestino-cervello viaggia un’ipotesi al vaglio di molti studiosi sull’origine sia di Parkinson sia di Alzheimer: l’ha avanzata il neuropatologo tedesco Heiko Braak e non è stato preso per pazzo. Altri continuano a indagare sull’idea che sia una qualche tossicità intestinale a dare il via a così importanti processi degenerativi nel cervello.

 


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