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Neuroscienze
Serena Zoli
pubblicato il 26-10-2020

HIV: cosa accade se il virus torna in circolo a partire dal cervello



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Partendo dal cervello, l'HIV potrebbe colpire altri organi usando il «veicolo» dei linfociti. Un'ipotesi che potrebbe modificare le cure

HIV: cosa accade se il virus torna in circolo a partire dal cervello

Il virus dell’HIV, anche in presenza delle terapie antiretrovirali, può «nascondersi» nel sistema nervoso centrale. E lì - è quel che si pensava - rimanere intrappolato. Oggi, invece, uno studio condotto dai ricercatori della Rush University di Chicago rivela che da lì il virus può uscire, infettando «nuovamente» diversi organi periferici. Una prospettiva rovesciata, che apre nuovi scenari sull’infezione responsabile della malattia nota come AIDS


AIDS: le terapie antiretrovirali bloccano la trasmissione del virus

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UN ATTACCO AI GLOBULI BIANCHI

Nel sistema nervoso centrale, il virus viene «ospitato» dagli astrociti, un tipo di cellule che poi spingono il virus nelle cellule immunitarie che escono dal cervello e raggiungono le zone periferiche dell’organismo. Usando queste cellule come veicolo, l'Hiv può dunque, uscire, anche dopo che il virus è stato soppresso dalla terapia anriretrovirale. La notizia giunge da uno studio pubblicato sulla rivista Plos Pathogens. «La nostra ricerca dimostra il ruolo critico del cervello quale riserva di Hiv che è in grado di infettare di nuovo gli organi periferici - ha commentato Jeymohan Joseph, neuropatologa dei National Institutes of Health e coordinatrice dello studio -. La scoperta ci dice che, per eradicare l’Hiv, dovremo con ogni probabilità impiegare terapie che agiscano anche sul sistema nervoso centrale». Il virus attacca il sistema immunitario, infettando le cellule CD4 positive (T CD4 helper), un tipo di globuli bianchi che sono vitali per spazzare via le infezioni. Senza la terapia, l’HIV può distruggere queste cellule, riducendo così le capacità di un’adeguata risposta immunitaria e favorendo (eventualmente) la comparsa del quadro clinico che definisce l'AIDS.

LA TERAPIA ANTIRETROVIRALE NON BASTA

La terapia antiretrovirale - che sopprime la replicazione dell’infezione da Hiv - aiuta i pazienti a vivere più a lungo e in migliori condizioni. Alcuni studi hanno però evidenziato che diversi pazienti in terapia possono sviluppare disturbi cognitivi, come problemi di ragionamento e di memoria. Gli scienziati sanno da tempo che il virus Hiv penetra nel cervello entro i primi otto giorni dell’infezione. Meno si sa invece sul fatto che cellule cerebrali infette possano far riprendere la circolazione del virus verso altri tessuti. Il cervello ha miliardi di astrociti, addetti a vari compiti: dal sostegno alla comunicazione tra i neuroni alla preservazione della barriera ematoencefalica. Per capire se l’HIV possa uscire dal cervello, i ricercatori della Rush University hanno trapiantato astrociti umani (infettati e non) nel cervello di topi in stato di immunodeficienza. E sono così giunti a osservare quello che è il vero aspetto nuovo svelato da questo studio. Dopo essere state infettate dagli astrociti, le cellule T CD4 del cervello sono migrate nel resto del corpo, colpendo varie zone come la milza e i linfonodi.

 

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INFEZIONE «RALLENTATA» CON LA TERAPIA ANTIRETROVIRALE 

È risultato, inoltre, che questa nuova «contaminazione» avveniva, sia pure con un ritmo più lento, anche quando agli animali veniva somministrata la terapia antiretrovirale. Sospendendo il trattamento, invece, si assisteva a un balzo in avanti dell’azione infettiva. «Il nostro studio dimostra che l’HIV presente nel cervello non è intrappolato, ma può tornare nelle zone periferiche dell’organismo attraverso i movimenti dei leucociti - ha aggiunto Lena Al-Arthi, neuropatologa del National Institute of Health, che ha coordinato la ricerca -. Abbiamo osservato anche il ruolo degli astrociti nel rafforzare la moltiplicazione del virus dentro il cervello. Da notare: anche in corso di trattamento con gli antiretrovirali». Tutto questo è importante in vista delle future cure che dovranno riuscire a svuotare davvero le riserve di HIV.

I VIRUS: TRA SALUTE, EPIDEMIE E PREVENZIONE 

RICERCA DI ESTREMA IMPORTANZA

Nel mondo sono tra 30 e 40 milioni le persone infettate da questo virus che, in mancanza di cure, è l’anticamera dell’Aids. «Questa ricerca è di estrema importanza - commenta Antonella D’Arminio Monforte, direttore della clinica di malattie infettive e tropicali dell’Asst Santi Paolo e Carlo e ordinario all’Università degli Studi di Milano. - Si pensava che ci fosse un contenitore cerebrale del virus, all’interno del quale l’Hiv entrava e si replicava: venendo poi contenuto dalla barriera ematoencefalica. Da questo lavoro si evince, invece, che il virus può uscire, infettando i linfociti CD4. Questo risultato, se confermato, sarà la dimostrazione che, per una vera terapia eradicante, si dovrebbe andare oltre i confini attuali ed eliminare totalmente la presenza del virus».

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Serena Zoli
Serena Zoli

Giornalista professionista, per 30 anni al Corriere della Sera, autrice del libro “E liberaci dal male oscuro - Che cos’è la depressione e come se ne esce”.


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