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Oncologia
Donatella Barus
pubblicato il 18-01-2020

Polveri sottili e tumore al seno: c'è un nesso?



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Diversi studi segnalano effetti delle polveri sottili e dello smog sul rischio di ammalarsi e sulla prognosi di pazienti con tumore al seno. Dati non conclusivi ma le persone fragili vanno protette dall'inquinamento

Polveri sottili e tumore al seno: c'è un nesso?

Le polveri sottili che inquinano l'aria delle nostre città sono classificate fra le sostanze cancerogene. Sono causa di tumori del polmone ma diversi studi indicano un loro impatto su altre forme di cancro, compreso il tumore del seno, e sulla salute dei pazienti oncologici.

 

INQUINAMENTO DELL'ARIA E SALUTE

Con l'inverno e la stagione fredda torna l'emergenza smog nelle città italiane e tornano le preoccupazioni per la salute. L'inquinamento dell'aria è causa di danni seri - e ben documentati - per la salute, un prezzo che pagano soprattutto delle persone più fragili, come gli anziani, i malati, donne in gravidanza e i bambini. Fra le componenti dell'aria inquinata, ci sono i cosiddetti PM, il particolato, o polveri sottili, che secondo l'OCSE in Piemonte e Lombardia segnano un poco invidiabile primato nell'Europa occidentale. Se ne è parlato proprio a Milano in occasione dell'incontro “Inquinamento dell’aria e salute”, organizzato il 16 dicembre da Fondazione Umberto Veronesi presso lo Spazio Solferino 19. All'evento, moderato da Daniela Cipolloni, giornalista scientifica e inviata di Petrolio – Rai, sono intevenuti Pier Mannuccio Mannucci (Professore Emerito di Medicina Interna presso l’Università Statale di Milano e membro del Comitato Scientifico di Fondazione Umberto Veronesi) e Paolo Contiero (epidemiologo e responsabile della Divisione di Epidemiologia Ambientale presso l’Istituto Nazionale dei Tumori di Milano). 

 

COS’È IL PARTICOLATO (PM)

Fra i tanti aspetti considerati, l'effetto dei PM, il particolato, sulla salute dei malati di tumore. Ha spiegato Paolo Contiero: «L’inquinamento è un fenomeno complesso, il particolato atmosferico è una delle sue componenti e esso stesso può provenire da fonti diverse a seconda del momento, del contesto e a seconda della geografia. Ad esempio, nelle valli bergamasche la fonte principale di particolato è il riscaldamento a legna e a pellet, a Milano è il traffico veicolare, in prossimità di una grande industria possono essere le emissioni degli stabilimenti produttivi». Molto cambia con le misure del particolato. Per farsi un’idea, un granello di sabbia della spiaggia misura 90 µm (micrometri, milionesimi di metro) un capello umano ha un diametro di 70-90 micrometri, i PM sono piccolissimi: il PM10 misura meno di 10 micrometri, il PM2,5 (particolato fine) meno di 2,5 micrometri. A seconda delle dimensioni raggiungono parti del corpo diverse. Sotto i 30 µm penetrano nel naso e nella gola, al di sotto dei 10 µm arrivano alle vie respiratorie superiori,  quelli più piccoli di 2 o 3 µm arrivano fino ai bronchi e bronchioli. Le cosiddette particelle ultrafini, inferiori a 0,1 µm di diametro, possono raggiungere addirittura gli alveoli polmonari e entrano nel circolo sanguigno.

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POCHE CENTRALINE

Uno dei problemi sottolineati dagli esperti è che il monitoraggio del particolato fine (PM2,5) è inadeguato (tre centraline in tutta la provincia di Milano, una delle zone dove il problema è più grave). A Roma non ce ne sono, e se consideriamo il particolato ultrafine non ci sono centraline in tutta Italia. «Le ragioni sono tante e storiche, ma è ora di aggiornarsi».

 

PM E RISCHIO TUMORE

Diversi studi hanno dimostrato un nesso fra i livelli di esposizione al particolato atmosferico e gli accessi agli ospedali e ai servizi di pronto soccorso, attacchi di asma, bronchiti croniche, malattie cardiovascolari, ictusdiabete, rischio di morti premature e di varie forme di cancro. L’IARC, l’Agenzia per la ricerca sul cancro dell’Organizzazione mondiale della sanità, ha incluso l’inquinamento atmosferico outdoor e il particolato fra i cancerogeni certi per l’uomo, attestando nello specifico una relazione causale con il tumore del polmone. Ma l’impatto probabilmente non è soltanto sui tumori che colpiscono le vie respiratorie. «Negli anni recenti sono emersi dati impensabili solo fino a pochi anni fa. Ad esempio diversi studi hanno studiato gli effetti dell’esposizione ai livelli di particolato sul rischio di tumore al fegato e di tumore al seno». Fra i più recenti, uno studio californiano che ha esaminato i dati di oltre 57.000 donne incluse in un grande studio di coorte. Considerando tutto il gruppo considerato, è emerso una relazione fra inquinamento dell’aria e rischio di cancro al seno, ma non significativa. Diverso il dato per le donne che vivevano vicine a strade molto trafficate (entro 500 metri), per le quali l’aumento di rischio è risultato significativo. E per i pazienti oncologici?

 

L'EFFETTO SU DONNE CON UN TUMORE AL SENO

Da più parti si è documentato un effetto negativo dell'inquinamento sul decorso di una malattia tumorale. Paolo Contiero descrive una ricerca condotta insieme ai colleghi dell’Istituto nazionale tumori di Milano nella provincia di Varese. «Siamo andati a investigare se e in che modo il particolato nell’aria modifica la prognosi delle donne che già hanno un tumore al seno. Abbiamo considerato i livelli di particolato fine, il PM2,5, nell’area, grazie a dati provenienti da satellite. Poi abbiamo raccolto le coordinate geografiche di oltre duemila donne che avevano avuto una diagnosi di carcinoma della mammella fra il 2003 e il 2009. È emerso una relazione fra la mortalità per tumore della mammella e i livelli di particolato. il rischio di morte nelle pazienti esposte a maggiori concentrazioni di particolato atmosferico fine ha mostrato un incremento tra il 72% e l'82% rispetto al rischio delle pazienti esposte a concentrazioni minori di PM2,5».

 

DATI NON ANCORA CONCLUSIVI

I malati di tumore esposti al particolato sembrano avere una prognosi meno buona. Le ricerche che si stanno portando avanti in tutto il mondo restituiscono una realtà molto complessa, con risultati diversi a seconda del tipo di particolato (la composizione delle polveri può variare di molto) e delle caratteristiche di rischio delle persone. Sul piano scientifico servono altri studi. Bisogna poi tenere presente che i fattori di rischio che possono influenzare l’andamento della malattia e delle cure oncologiche sono tanti e in molti casi le loro "responsabilità" sono ormai ben documentate: fra gli stili di vita certamente determinanti sono l’astensione dal fumo, dall’alcol, il movimento, il controllo del peso e una dieta equilibrata. Ma questi risultati sono importanti per diverse ragioni, conclude Contiero: «Aprono la strada a interventi per migliorare la prognosi delle pazienti con tumore della mammella, anche riducendo l'esposizione a PM2,5. E possono essere considerazioni utili se pensiamo ai paesi in via di sviluppo, dove ci sono aree in cui le concentrazioni di inquinanti nell’aria sono altissime e dove i tassi di tumori della mammella stanno aumentando rapidamente».

 

SERVONO MISURE STRUTTURALI

Più in generale, questo tipo di studi aggiunge buone ragioni per cercare di limitare l'inquinamento atmosferico, da polveri ma non solo. «Respiriamo un'aria pesante» ha commentato Daniela Cipolloni, giornalista da tempo impegnata sul tema, che nel 2018 si è aggiudicata il premio bandito da Fondazione Umberto Veronesi per il servizio per il servizio «Polveri killer», andato in onda nella trasmissione di Raiuno «Petrolio». «Si continua a parlare di emergenza, ma siamo ormai di fronte a una situazione ricorrente, per la quale non bastano le misure emergenziali, come i blocchi del traffico, che mirano a ridurre i livelli di polveri, tenerli al di sotto dei limiti imposti dalla UE ed evitare così le sanzioni. Servono misure strutturali». 

 

Donatella Barus
Donatella Barus

Giornalista professionista, dirige dal 2014 il Magazine della Fondazione Umberto Veronesi. E’ laureata in Scienze della Comunicazione, ha un Master in comunicazione. Dal 2003 al 2010 ha lavorato alla realizzazione e redazione di Sportello cancro (Corriere della Sera e Fondazione Veronesi). Ha scritto insieme a Roberto Boffi il manuale “Spegnila!” (BUR Rizzoli), dedicato a chi vuole smettere di fumare.


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