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Carne, il futuro in vitro è più sostenibile?

Produrre carne in laboratorio renderà la dieta più sostenibile? Il parere del comitato etico

Carne, il futuro in vitro è più sostenibile?

Diversi studi hanno dimostrato che un consumo eccessivo di carne, soprattutto se rossa e processata, aumenta significativamente il rischio di sviluppare il tumore del colon e altre malattie cardiovascolari. I problemi legati all’eccessivo consumo di carne, però, non si limitano ai suoi effetti sulla salute umana. L’attuale modello di produzione basato sull’allevamento intensivo, infatti, ha un impatto molto negativo anche sull’ecosistema e il benessere animale. Questi aspetti critici sono destinati a esacerbarsi, nel prossimo futuro. Anche se il consumo di carne nei Paesi più sviluppati sta rallentando, le proiezioni indicano che la richiesta potrebbe raddoppiare a causa della crescita della classe media in Stati quali la Cina e l’India.

Secondo gli ultimi studi, nel 2050 ci saranno oltre nove miliardi di individui. Per fronteggiare la sfida del futuro, occorre agire su due fronti. Primo, è necessario incoraggiare stili di vita che promuovano l'adozione di un’alimentazione bilanciata e a base prevalentemente vegetale (come la dieta mediterranea o vegetariana). Secondo, occorre individuare nuovi modelli e soluzioni che consentano uno sviluppo più sostenibile, portando a un ideale superamento progressivo (ma rapido e necessario) degli attuali allevamenti intesivi. Una delle soluzioni più innovative proposte a questo riguardo consiste nel coltivare la carne in vitro. Cioè: in laboratorio.


Grazie a delle tecniche di «agricoltura cellulare», infatti, oggi è già possibile prelevare poche cellule staminali da un animale vivo, farle crescere e moltiplicare in un ambiente controllato. Si possono così ottenere hamburger, crocchette e altri prodotti a base di carne senza dover però allevare e uccidere interi animali, riducendo così significativamente le risorse impiegate e le emissioni prodotte rispetto agli allevamenti intensivi.


A questa affascinante prospettiva tecnica, che potrebbe raggiungere presto i nostri supermercati, è dedicato il parere dal titolo «Dagli allevamenti intensivi all’agricoltura cellulare». In questo documento (clicca qui per scaricarlo), il Comitato Etico presieduto da Carlo Alberto Redi analizza i principali vantaggi e obiezioni all’impiego e diffusione di queste nuove biotecnologie, avanzando alcune raccomandazioni utili per i cittadini e le istituzioni. La conclusione è che «lo sviluppo e l’adozione di tecniche per la produzione di carne da cellule staminali animali potrebbe rappresentare un passo importante, seppur all’interno di un quadro strategico più articolato, per costruire un futuro migliore per l’umanità, rispettoso delle altre specie animali e dell’ecosistema del Pianeta».


Per arrivare a questo risultato, però, la soluzione non può giungere esclusivamente dalla carne sintetica. Rimane infatti sottintesa la necessità di un contributo da parte di tutti. Singoli cittadini, chiamati a compiere scelte alimentari più consapevoli. E comunità scientifica, a cui si chiede di delineare nuove opportunità grazie alla ricerca.



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