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Oncologia

Tumori in Italia: nel 2025 diagnosi stabili ma cala la mortalità

Sopravvivenza in aumento e screening in recupero, però il divario Nord-Sud continua a pesare sull’accesso alle cure. Ad affermarlo è il volume "I numeri del cancro in Italia 2025"

In Italia nel 2025 si conferma un quadro stabile sul fronte delle nuove diagnosi di cancro: circa 390 mila casi stimati, in linea con l’anno precedente. A cambiare, però, è lo scenario complessivo. La mortalità oncologica continua a diminuire con dati migliori della media europea e cresce l’adesione agli screening oncologici. Restano invece ancora critiche le disuguaglianze nell’accesso alle cure, in particolare per la chirurgia della mammella, dove la mobilità sanitaria dal Mezzogiorno rimane tre volte superiore rispetto al resto del Paese.

È questa, in estrema sintesi, la fotografia che emerge nel volume “I numeri del cancro in Italia 2025”, presentato oggi a Roma grazie al lavoro dell’Associazione Italiana di Oncologia Medica (AIOM), AIRTUM, Fondazione AIOM, Osservatorio Nazionale Screening (ONS), PASSI, PASSI d’Argento e della SIAPeC-IAP.

DIMINUISCONO LE MORTI PER TUMORE

La buona notizia che emerge dal report riguarda innanzitutto la mortalità: negli ultimi dieci anni i decessi per tumore in Italia si sono ridotti del 9%. Una tendenza più marcata rispetto alla media europea e particolarmente evidente in due sedi: polmone (–24%) e colon-retto (–13%). Tutto ciò si traduce in un miglioramento nella sopravvivenza alla malattia. Ad esempio, a cinque anni dalla diagnosi, la sopravvivenza per il tumore al seno è pari all’86%, per il tumore del colon-retto siamo al 64,2%, nel tumore del polmone al 15,9%. Tutti valori superiori a quelli dell’Unione Europea. Risultati importanti frutto di diagnosi più tempestive e terapie più efficaci, capaci – anche nei casi metastatici – di cronicizzare la malattia.

«Grazie al progresso terapeutico, che introduce in pratica clinica nuove indicazioni e nuove sequenze di trattamento, e al prolungamento del tempo di cura, il carico di lavoro per le strutture sanitarie cresce notevolmente, molto più di quanto aumentino la forza lavoro e gli ospedali – afferma Massimo Di Maio, Presidente AIOM. – E i campanelli d’allarme per il numero di medici e infermieri del Servizio Sanitario Nazionale suonano in continuazione, non ultimo per fenomeni che giocano contro la tenuta del servizio pubblico. Che, al contrario, rappresenta una ricchezza del Paese, che va difesa in ogni modo. E, allora, abbiamo sempre più bisogno di prevenzione, sia per far diminuire il numero di persone che si ammalano, sia per fare diagnosi più precoci, quando la probabilità di guarire è più alta e l’impegno terapeutico minore».

MIGLIORA L'ADESIONE AGLI SCREENING ONCOLOGICI

L'altra buona notizia riguarda la crescente adesione agli screening oncologici. Nel nostro Paese, in cinque anni (2020-2024), è aumentato il numero di cittadini che aderisce ai programmi di prevenzione secondaria. Per lo screening mammografico la copertura è passata dal 30% nel 2020 al 50% nel 2024; per il test del sangue occulto fecale dal 17% al 33%; per lo screening cervicale dal 23% al 51%. Significativo anche il recupero delle adesioni nel Meridione, dove la copertura è triplicata: la mammografia è passata dal 12% al 34%, il sangue occulto fecale dal 5% al 18%, lo screening cervicale dal 12% al 37%.

Ma per continuare su questa strada – ricordiamo che l’obiettivo europeo sull’adesione agli screening è del 90% – occorre investire ancora nella prevenzione. «Le disuguaglianze sociali nell’accesso alla diagnosi precoce e la persistenza di comportamenti a rischio rappresentano sfide urgenti – spiega il Ministro della Salute, Orazio Schillaci, nella prefazione del libro. – Il Piano Oncologico Nazionale 2023-2027 è una risposta concreta a queste sfide: dall’integrazione dei percorsi assistenziali, al potenziamento della prevenzione, fino allo sviluppo della ricerca. Promuovere stili di vita sani e incrementare l’adesione agli screening organizzati è strategico per ridurre il rischio di sviluppare molti tipi di tumore e intercettare la malattia nelle sue fasi iniziali. Abbiamo stanziato risorse per ampliare le fasce d’età coinvolte negli screening della mammella e del colon retto, e garantiamo fondi per la Rete italiana per lo screening del cancro del polmone. Inoltre, con l’aggiornamento dei Livelli Essenziali di Assistenza, sarà introdotto un programma di sorveglianza attiva per i tumori ereditari della mammella e dell’ovaio».

IL PROBLEMA DELLA MOBILITÀ SANITARIA

Una delle note dolenti del volume riguarda purtroppo la mobilità sanitaria. Il dato più critico riguarda la capacità delle Regioni di garantire un percorso completo di cura dopo la diagnosi. Nel 2023, su oltre 66 mila interventi per carcinoma mammario, uno su dodici è stato eseguito fuori dalla Regione di residenza. Ma nel Mezzogiorno la quota triplica, arrivando al 15%, con picchi vicini al 50% in Calabria. Un fenomeno che non riguarda solo la chirurgia, ma riflette una fragilità strutturale: dove la copertura degli screening è più bassa, dove la presa in carico è meno fluida e dove la disponibilità di centri ad alto volume è limitata, il ricorso alla mobilità diventa inevitabile. Le regioni con i livelli di fuga più contenuti – Lombardia, Friuli Venezia Giulia, Lazio – coincidono infatti con quelle che presentano una maggiore capacità di erogare servizi in tempi rapidi e con standard elevati. Al contrario, nelle aree più deboli la distanza geografica si somma alla distanza sociale, ampliando il divario nell’accesso alle cure.

CALERANNO LE NUOVE DIAGNOSI?

Se il presente mostra luci e ombre, uno sguardo al futuro lascia spazio a un cauto ottimismo. I nuovi dati della Commissione Europea indicano infatti per la prima volta un calo complessivo dei tassi di incidenza in Europa (–1,7%) e un decremento ancora maggiore in Italia (–2,6%). Un dato coerente, spiega l’epidemiologo Diego Serraino, con alcuni segnali già osservati negli ultimi anni: «Nel 2025 non avremo variazioni significative rispetto allo scorso anno, ma nel medio periodo l’incidenza potrebbe stabilizzarsi o addirittura cominciare a diminuire. Lo suggeriscono sia la dinamica demografica, sia la riduzione delle diagnosi nei maschi, soprattutto per il tumore del polmone». Una prospettiva che, se confermata, potrebbe alleggerire il carico sul Servizio Sanitario Nazionale e amplificare gli effetti positivi di prevenzione, screening e terapie innovative. La sfida ora è trasformare questa stabilità in una vera inversione di tendenza, rendendo il miglioramento omogeneo in tutto il Paese e garantendo a ogni persona – indipendentemente da dove viva – le stesse possibilità di diagnosi e cura.


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