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PrEP iniettabile: una nuova frontiera per la prevenzione dell’HIV

Le terapie long-acting, come il cabotegravir, convincono per la somministrazione ogni due mesi, l’ottima tollerabilità e le reazioni locali generalmente lievi

In Italia, come nel resto del mondo, la prevenzione dell’HIV sta cambiando forma. Non si tratta più solo di compresse quotidiane – ora disponibili e gratuite, a differenza del passato – ma si stanno affacciando anche opzioni long-acting, ancora in fase di studio e disponibili per ora in contesti selezionati. Le nuove opzioni di Profilassi Pre-Esposizione (PrEP) iniettabili a lunga durata stanno infatti suscitando interesse tra pazienti e medici per la loro efficacia e tollerabilità. Lo scopo rimane lo stesso della formulazione giornaliera in compresse: si tratta di una strategia di prevenzione che permette alle persone di proteggersi dall’infezione da HIV assumendo un farmaco antiretrovirale. Il vantaggio delle formulazioni long-acting è che la somministrazione non è più quotidiana.

Secondo lo studio CLARITY, particolarmente apprezzato sembra essere il cabotegravir, farmaco che si inietta intramuscolo ogni due mesi, che si distingue per una migliore tollerabilità e una somministrazione più comoda rispetto ad altre formulazioni.

LO STUDIO CLARITY

Lo studio CLARITY, condotto su 63 adulti senza infezione da HIV, ha confrontato direttamente cabotegravir e lenacapavir in un crossover. Ogni partecipante ha ricevuto entrambe le opzioni in momenti diversi: una singola iniezione intramuscolare di cabotegravir e due iniezioni sottocutanee di lenacapavir. In pratica clinica, cabotegravir viene somministrato generalmente ogni due mesi, mentre lenacapavir ogni sei mesi.

Questi farmaci, già approvati da FDA e EMA, ma ancora poco diffusi, rappresentano un importante progresso per semplificare la prevenzione e raggiungere chi fatica a mantenere la terapia orale quotidiana, come le persone con stili di vita che rendono difficile la continuità terapeutica. Cabotegravir è in uso in Italia, ma non è (ancora) un’opzione universale gratuita per tutti. È accessibile solo tramite programmi pilota in centri selezionati, e solo per persone con determinate esigenze. L’accesso di lenacapavir al di fuori degli studi clinici rimane per ora molto limitato in tutto il mondo, Italia compresa.

COSA È EMERSO

Sette giorni dopo l’iniezione, il 69% dei partecipanti ha giudicato cabotegravir “molto o totalmente accettabile”, contro il 48% per lenacapavir.
Dopo aver ricevuto entrambe le opzioni, il 90% dei partecipanti ha dichiarato di preferire cabotegravir, contro circa il 10% che ha preferito lenacapavir. Anche 6 operatori sanitari su 7, coinvolti come somministratori e valutatori, ha espresso una chiara preferenza per cabotegravir. È inclusa anche la loro prospettiva per valutare le differenze pratiche nella somministrazione e gestione delle reazioni nei due tipi di iniezione.

Le reazioni nel sito d’iniezione - noduli, arrossamenti, gonfiori - sono risultate 4,4 volte più frequenti con lenacapavir rispetto a cabotegravir. In generale, nessun evento avverso grave è stato registrato.


«Nello studio CLARITY abbiamo il primo confronto diretto tra due opzioni iniettabili per la PrEP», spiega Davide Moschese, infettivologo dell’Ospedale L. Sacco, Milano. «Entrambe estremamente efficaci nel prevenire l’infezione da HIV, ma la preferenza per cabotegravir mostra quanto la tollerabilità e l’accettabilità dipendano dalla percezione dell’utente. Sebbene si tratti di risultati preliminari, questi dati mostrano un primo passo verso un approccio sempre più personalizzato alla prevenzione, che può essere realizzato esclusivamente con la disponibilità di diverse strategie che si adattino alle esigenze e percezioni del singolo individuo».

UNA PREVENZIONE SOSTENIBILE E PERSONALIZZATA

Anche secondo Valentina Mazzotta, responsabile dell’ambulatorio per il counseling e la profilassi dell’INMI Spallanzani di Roma, questi risultati preliminari sono molto rilevanti: «I dati acquisiti in favore di cabotegravir sono preliminari, ma molto importanti perché mostrano come l’esperienza di somministrazione possa influenzare l’accettabilità delle nuove formulazioni long acting. Capire le differenze in termini di percezione e accettabilità aiuta le persone e i loro medici a scegliere ciò che meglio si adatta al proprio stile di vita, costruendo una prevenzione efficace e sostenibile. I risultati a lungo termine ci aiuteranno a capire se queste differenze si manterranno nel tempo e come potranno incidere sull’aderenza nella pratica reale».

Silvia Nozza, infettivologa dell’Ospedale San Raffaele di Milano, aggiunge: «Lo studio CLARITY evidenzia ancora una volta come la persona debba essere al centro delle scelte preventive. La sensazione di normalità e benessere, anche rispetto al dolore che si prova nel punto di iniezione e ai piccoli effetti collaterali, l’importanza di limitare lo stigma, sono elementi cruciali: la prevenzione funziona se le persone l’accettano».

I DATI ITALIANI

Accanto allo studio CLARITY, sono stati presentati anche i primi dati europei, italiani per l’esattezza, nella pratica clinica in real world, sull’uso di cabotegravir long acting per la PrEP. La ricerca, condotta dagli ospedali Sacco di Milano e dall’INMI Spallanzani di Roma, ha coinvolto oltre 300 persone che hanno scelto la PrEP iniettabile nell’ambito di un programma di accesso esteso.

I risultati mostrano:

  • ottima tollerabilità, con reazioni locali per la maggior parte lievi e transitorie
  • nessuna nuova infezione da HIV registrata dopo una mediana di 28 settimane
  • tasso di continuità del trattamento del 92%.

Inoltre, i motivi di interruzione sono stati solo per un terzo legati alla tollerabilità del farmaco, mentre molto più spesso sono stati legati al cambiamento delle condizioni personali di esposizione a rischio di HIV (come l’ingresso in una relazione stabile monogama).

«Abbiamo privilegiato l’accesso alla PrEP iniettabile per persone che non potevano o non volevano usare la PrEP orale, come chi aveva intolleranze o difficoltà di aderenza», spiega Davide Moschese. «I dati sono molto incoraggianti: elevata accettabilità, nessuna infezione, e un’aderenza superiore al 90%. È un segnale forte del potenziale di questa nuova modalità di prevenzione, che permette di ridurre i vincoli e offrire maggiore libertà e una protezione duratura».

Per la prevenzione dell’HIV, al momento la PrEP orale resta l’opzione principale e accessibile a tutti tramite il Servizio Sanitario Nazionale. Le nuove terapie iniettabili a lunga durata offrono invece prospettive promettenti per il futuro, introducendo possibilità di approcci più personalizzati, comodi e rispettosi delle esigenze individuali.

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