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Daniele Banfi
pubblicato il 24-10-2017

Epatite C: eradicazione possibile



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Gli antivirali ad azione diretta eliminano il virus dell'epatite C in oltre il 97 per cento dei casi. L'obiettivo eradicazione entro il 2030 non è più un miraggio. Già novantaseimila gli italiani curati definitivamente

Epatite C: eradicazione possibile

Oggi il 97 per cento delle persone affette da epatite C trattate con i nuovi farmaci antivirali ad azione diretta guarisce. Uno scenario inimmaginabile sino a pochi anni fa quando - senza contare gli i pesanti effetti collaterali- l'interferone aveva successo in meno della metà delle persone. Una vera e propria rivoluzione, iniziata con l'annuncio dei primi risultati postivi a partire dal 2010, che potrebbe consentire entro il 2030 - questo è l'obiettivo dell'Organizzazione Mondiale della Sanità - di eradicare definitivamente la malattia. E' questo uno dei messaggi chiave che giungono dal congresso dell’American Society for the Study of Liver Diseases (AASLD) in corso a Washington.

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PERCHÉ È IMPORTANTE ELIMINARE IL VIRUS

«L'epatite C è una malattia virale che colpisce prevalentemente il fegato - spiega Alessio Aghemo, responsabile del centro per lo studio e la cura delle patologie metaboliche del fegato e delle complicanze delle cirrosi all'Istituto Clinico Humanitas di Milano -. I danni a lungo termine causati dal virus sono cirrosi e carcinoma epatico». Ma non è tutto perché, a differenza di quanto si possa pensare, di danni se ne verificano molti anche al di fuori del fegato. Diabete, insufficienza renale e problemi cardiovascolari sono un esempio. Eliminare il virus dunque è fondamentale non solo per bloccare i danni al fegato.

INTERFERONE ADDIO. ARRIVANO GLI ANTIVIRALI AD AZIONE DIRETTA

L'unica strategia possibile per eliminare il virus prima dell'avvento degli antivirali ad azione diretta era rappresentata dall'interferone in associazione alla ribavirina: «questo approccio - spiega Aghemo - garantiva percentuali di successo inferiori al cinquanta per cento. Non solo, il vero limite era rappresentato dai pesanti effetti collaterali». Una situazione di sostanziale stallo che si è sbloccata solo nel 2010 con lo sviluppo di molecole capaci di agire direttamente sui meccanismi che il virus mette in atto per replicarsi. Farmaci che oggi hanno cambiato radicalmente le prospettive di cura per i malati di epatite C.

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GLI ANTIVIRALI RIDUCONO IL RISCHIO CANCRO

«Oggi - precisa l'esperto - con l'utilizzo degli antivirali ad azione diretta possiamo eliminare il virus in oltre il 97 per cento dei casi». Un risultato straordinario che si traduce in vantaggi concreti per il paziente: «togliendo il virus dal corpo si arresta la malattia, si previene lo scompenso epatico, si riducono le possibilità di insorgenza di carcinoma epatico e aumenta enormemente l'aspettativa di vita» spiega Aghemo. Durante il congresso AASLD sono stati presentati alcuni dati relativi all'effetto di questi farmaci in relazione al rischio cancro. I risultati non lasciano poco spazio alle interpretazioni: eliminando il virus il rischio di sviluppare carcinoma epatico cala del 71%. Ma non è tutto. Le ricadute positive di questi farmaci riguardano anche il campo dei trapianti. Sei trapianti di fegato su 10 in Italia avvengono proprio a causa dell'epatite C. Diversi studi dimostrano che almeno il 20% delle persone in attesa, se trattate, traggono benefici tali da non necessitare più di un nuovo organo. Ma il vantaggio è duplice perché quelle trattate con successo evitano di entrare in lista.

IN ITALIA 96 MILA PERSONE GIA' CURATE CON SUCCESSO

La prima ad arrivare sul mercato italiano nel 2013 fu sofosbuvir. Dopo le iniziali polemiche dettate dai costi sono seguite una serie di approvazioni di farmaci sempre più specifici che hanno portato ad un abbassamento dei prezzi - frutto della concorrenza, delle politiche lungimiranti dell'Agenzia Italiana del Farmaco in fatto di negoziazione e dell'inferiore durata del trattamento - che si è tradotto nell'ampliamento dei criteri di accesso a tali molecole. Ad oggi, secondo gli ultimi dati AIFA, sono già 96 mila sono già avviati al trattamento. «Passata l'emergenza del trattamento dei casi più gravi ora il vero obiettivo è andare a curare tutti gli individui positivi al virus. Paradossalmente se prima dovevamo dire no ad alcuni pazienti ora siamo nella situazione opposta di dover andare a cercare chi curare. Solo in questo modo potremo arrivare all'eradicazione della malattia», conclude Aghemo.

 

Daniele Banfi
Daniele Banfi

Giornalista professionista è redattore del sito della Fondazione Umberto Veronesi dal 2011. Laureato in Biologia presso l'Università Bicocca di Milano - con specializzazione in Genetica conseguita presso l'Università Diderot di Parigi - ha un master in Comunicazione della Scienza ottenuto presso l'Università La Sapienza di Roma. In questi anni ha seguito i principali congressi mondiali di medicina (ASCO, ESMO, EASL, AASLD, CROI, ESC, ADA, EASD, EHA). Tra le tante tematiche approfondite ha raccontato l’avvento dell’immunoterapia quale nuova modalità per la cura del cancro, la nascita dei nuovi antivirali contro il virus dell’epatite C, la rivoluzione dei trattamenti per l’ictus tramite la chirurgia endovascolare e la nascita delle nuove terapie a lunga durata d’azione per HIV. Dal 2020 ha inoltre contribuito al racconto della pandemia Covid-19 approfondendo in particolare l'iter che ha portato allo sviluppo dei vaccini a mRNA. Collabora con diverse testate nazionali.


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