Approvato anche in Italia per le persone positive al virus ad elevato rischio di progressione di Covid-19 in forma severa, l'antivirale si è dimostrato estremamente efficace nell'evitare ricoveri e decessi
Paxlovid, la combinazione di un antivirale specifico contro Sars-Cov-2 (Nirmatrelvir) unito ad un vecchio farmaco utilizzato contro HIV (ritonavir), è in grado di ridurre dell'89% i ricoveri e decessi per Covid-19 nelle persone positive al virus ad alto rischio. Un effetto straordinario a patto che venga somministrato entro 5 giorni dalla positività. I risultati -che confermano le iniziali analisi dei mesi scorsi- sono stati pubblicati dalla rivista New England Journal of Medicine.
SPERIMENTARE VECCHI ANTIVIRALI
Sin dai primi casi registrati nel nostro Paese ad inizio del 2020 è emerso chiaramente che curare le persone affette da Covid-19 era un'impresa. Di fronte ad un virus -e ad una malattia- completamente nuovo la ricerca è andata per tentativi. Mentre da un lato si è cercato di controllare i sintomi della malattia attraverso l'utilizzo di antinfiammatori, dall'altro gli scienziati hanno tentato -nell'attesa di sviluppare nuovi farmaci- di testare "vecchi" antivirali nella speranza che funzionassero anche contro Sars-Cov-2. Purtroppo, tra tutti quelli testati, nessuno si è dimostrato efficace.
LA COMBINAZIONE VINCENTE
Una situazione di impasse sbloccata dallo sviluppo di paxlovid, un trattamento che si basa sull'unione di due antivirali (nirmatrelvir/ritonavir). Il farmaco, assunto per via orale, appartiene alla categoria degli inibitori delle proteasi, una classe di molecole già in uso nel trattamento di HIV ed epatite C. Nirmatrelvir, entrato nelle cellule, è in grado di inibire l'attività di un componente (la proteasi virale C3-like) che il virus utilizza per assemblare le proteine di cui è costituito. Venendo meno questa funzione il virus non è più in grado di edempiere alla sua funzione. Per funzionare al meglio però la cura prevede l'aggiunta di un vecchio farmaco per HIV -ritonavir- che ha il compito di aumentare il tempo di durata d'azione di nirmatrelvir.
IL RISCHIO DI RICOVERO E DECESSO SI RIDUCE
Obbiettivo degli antivirali è quello di evitare che il virus si replichi. Per questa ragione prima si somministra e migliori sono i risultati. Una somministrazione tardiva infatti servirebbe a poco. Lo studio, realizzato su oltre duemila partecipanti divisi in due gruppi (paxlovid e placebo), ha coinvolto persone positive al virus -che non necessitavano di somministrazione di ossigeno- ad alto rischio di progressione verso un Covid-19 severo. Dalle analisi è emerso che la somministrazione del farmaco (che deve avvenre entro 5 giorni dalla positività) per 5 giorni ogni 12 ore ha ridotto dell'89% il rischio di ricovero e decesso per Covid-19 a 28 giorni dalla positività. Non solo, dalle analisi è emersa una ridotta carica virale in chi aveva ricevuto il farmaco rispetto al placebo.
FARMACO DISPONIBILE ANCHE IN ITALIA
Risultati importanti, quelli ottenuti nel trial clinico, che hanno portato all'immediata approvazione di paxlovid. Per quanto riguarda il nostro Paese, come si legge nella nota dell'AIFA, l'antivirale può già essere somministrato. «La selezione del paziente -viene specificato- è affidata ai medici di medicina generale, ai medici delle USCA e, in generale, ai medici che abbiano l'opportunità di entrare in contatto con pazienti affetti da COVID di recente insorgenza e con sintomi lievi-moderati e di indirizzarli rapidamente alla struttura presso la quale effettuare la prescrizione». Finalmente un'arma in più contro Covid-19 Che non deve però fare dimenticare l'importanza della vaccinazione, unica arma estremamente efficace a nostra disposizione per mitigare la pandemia e ridurre l'impatto del virus.
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Fonti
Daniele Banfi
Giornalista professionista è redattore del sito della Fondazione Umberto Veronesi dal 2011. Laureato in Biologia presso l'Università Bicocca di Milano - con specializzazione in Genetica conseguita presso l'Università Diderot di Parigi - ha un master in Comunicazione della Scienza ottenuto presso l'Università La Sapienza di Roma. In questi anni ha seguito i principali congressi mondiali di medicina (ASCO, ESMO, EASL, AASLD, CROI, ESC, ADA, EASD, EHA). Tra le tante tematiche approfondite ha raccontato l’avvento dell’immunoterapia quale nuova modalità per la cura del cancro, la nascita dei nuovi antivirali contro il virus dell’epatite C, la rivoluzione dei trattamenti per l’ictus tramite la chirurgia endovascolare e la nascita delle nuove terapie a lunga durata d’azione per HIV. Dal 2020 ha inoltre contribuito al racconto della pandemia Covid-19 approfondendo in particolare l'iter che ha portato allo sviluppo dei vaccini a mRNA. Collabora con diverse testate nazionali.