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Oncologia
Chiara Segré
pubblicato il 07-03-2014

Ecco come il fumo diminuisce l’assimilazione di vitamina E e danneggia le cellule



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Dalla Puglia all’Emilia-Romagna, passando per la Toscana e il Trentino: Claudia ha girato l’Italia per fare ricerca

Ecco come il fumo diminuisce l’assimilazione di vitamina E e danneggia le cellule

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Claudia Sticozzi è nata 32 anni fa a Bari, ha vissuto nelle belle terre del Gargano, in provincia di Foggia, prima di trasferirsi tra le colline toscane a Siena, dove ha conseguito con lode la laurea triennale in Scienze Biologiche  e poi quella magistrale in Biologia sanitaria. Sempre a Siena Claudia si è fermata per completare la sua specializzazione, che comprende un Master universitario di II livello in Metodologie Sperimentali applicate alla Farmacologia e un dottorato di ricerca in Fisiologia, Farmacologia e Tossicologia Molecolare e Cellulare, conseguito nel 2010.

 

RICERCATRICE A FERRARA

Adesso Claudia lavora come ricercatrice all’Università della città estense, presso il laboratorio di Fisiologia Cellulare diretto dal Professor Giuseppe Valacchi. «Il mio progetto è focalizzato sullo studio, a livello molecolare, degli effetti del fumo di sigaretta sulle cellule polmonari». É ormai noto che il fumo di sigaretta è dannoso per la salute e un grande fattore di rischio per molte patologie, prima fra tutte quelle a carico dei polmoni come tumori, enfisemi e la broncopneumopatia cronica ostruttiva, una malattia caratterizzata da ostruzione dei bronchi, tosse e infiammazione.

Ogni sigaretta fumata rilascia nei polmoni oltre 4000 sostanze chimiche, di cui almeno 80 cancerogene; gravi danni inoltre li provoca anche il fumo passivo. «É considerato a tutti gli effetti un agente cancerogeno e sembra essere addirittura più tossico del fumo attivo» spiega Claudia. Il fumo inoltre stimola la produzione di radicali liberi e agenti ossidanti, molto pericolosi per la salute delle cellule; per aiutare a combatterli, si possono assumere antiossidanti e vitamine, tra cui la vitamina E.

E qui subentrano ulteriori problemi non solo per i fumatori attivi, ma anche per le vittime del fumo passivo: «In molti casi l’assunzione preventiva di antiossidanti non è così efficiente nel prevenire i danni da fumo passivo» chiarisce Claudia «C’è sicuramente una variabilità genetica tra gli individui: inoltre, è probabile che il fumo passivo interferisca proprio con l’assimilazione di antiossidanti».

La ricerca di Claudia vuole capire meglio questi meccanismi: «Le cellule del polmone possiedono, sulla superficie delle loro membrane, una proteina-recettore, chiamata SRB1, che sembra coinvolta nell’assimilazione della vitamina E. Noi vogliamo valutare se i livelli di SRB1 sono più bassi in pazienti con broncopneumopatia, e come il fumo contribuisca alla genesi della patologia».

 

PRECARIA DELLA SCIENZA

Nella sua carriera di ricercatrice, Claudia ha spesso dovuto fare i conti con l’estrema precarietà della ricerca in Italia, in particolare nelle Università. Prima di approdare nel laboratorio di Ferrara, ha lavorato all’Università di Siena e all’Università di Trento «Le borse di studio erano disponibili per 5, 6 o 8 mesi, ma in certi casi addirittura solo per 2 mesi.  A volte lavori ma resti per diversi mesi senza stipendio. Ricevere una borsa di un anno, come quelle che la Fondazione Veronesi mi ha erogato nel 2012 e poi quest’anno, nel 2014, è una vera boccata d’aria».

In queste condizioni, nonostante la passione e l’amore per il proprio lavoro, diventa complicato fare ricerca, soprattutto se si ha una famiglia. L’incertezza del futuro è talmente alta che diventa molto difficile anche concentrarsi sul lavoro. Non sorprende quindi che molti ricercatori “scappino” all’estero e che la maggior parte decida di non fare ritorno. «La fuga dei cervelli è disastrosa per lo Stato italiano ed è un fenomeno che aumenterà sempre di più se la situazione non cambierà» commenta Claudia, che ha comunque deciso di restare in Italia.

 

ENTUSIASMO E PERSEVERANZA

Nonostante le preoccupazioni e incertezza per il futuro, Claudia ha sempre portato avanti con impegno le sue ricerche, pubblicate su diverse riviste internazionali: l’ultima è stata pubblicata proprio nei primi mesi del 2014 da Claudia come primo nome, che viene riservato al ricercatore che ha maggiormente contribuito al successo della ricerca.

A fine 2012 Claudia ha trascorso anche un breve periodo di lavoro in Repubblica Ceca all’Accademia delle Scienze: «Mi ha colpito molto come anche in Repubblica Ceca lo Stato metta a disposizione molti finanziamenti per i laboratori meritevoli, aspetto che invece manca in Italia». L’avventura ceca è stata molto importante per il lavoro e le ricerche di Claudia «L’unico lato negativo è stata la lontananza da casa e da mio marito».

Malgrado la tutt’altro che facile prospettiva lavorativa, Claudia non ha perso l’entusiasmo per la ricerca: «É uno dei lavori più belli al mondo e nonostante gli ostacoli c’è sempre qualcosa che ti dice che non devi mollare».  Un grande esempio dell’Italia migliore.

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Chiara Segré
Chiara Segré

Chiara Segré è biologa e dottore di ricerca in oncologia molecolare, con un master in giornalismo e comunicazione della scienza. Ha lavorato otto anni nella ricerca sul cancro e dal 2010 si occupa di divulgazione scientifica. Attualmente è Responsabile della Supervisione Scientifica della Fondazione Umberto Veronesi, oltre che scrittrice di libri per bambini e ragazzi.


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